di Romano Curiale
Caro Valli,
Omnia trina perfecta, recita un pio adagio.
Devono aver pensato così anche a Chiavari, dove il 24 settembre avrà luogo l’ennesimo incontro LGBTQ+ friendly organizzato dall’Ufficio della pastorale familiare della diocesi.
Altri due appuntamenti si sono svolti nel mese di giugno, un tempo il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù e ora mese dell’orgoglio omosessuale.
Il primo, il 9 giugno, è andato in scena niente meno che nel seminario di Chiavari a cura della Pastorale familiare diocesana. A ruota si è celebrato a Rapallo il Sextival, festival della salute sessuale, organizzato dall’associazione La nassa di Rapallo, con sede presso la parrocchia Sant’Anna della medesima cittadina del Tigullio.
Il prossimo incontro è previsto (e pubblicizzato con pelosa discrezione) appunto domenica 24 settembre presso l’Auditorium San Francesco a Chiavari, e sarà trasmesso in differita il giorno successivo su Teleradiopace, l’emittente tv diocesana. Che già è un miglioramento, mi sovviene, visto che il precedente si tenne il 9 giugno nientemeno che in seminario, così, apertis verbis, perché tutti abbiano ben chiaro che aria tira in diocesi.
La volta scorsa è andato in scena un teatrino di testimonianze su quanto sia bello e arricchente essere gay o trans o simili (ormai le possibilità di perversione sono infinite e quasi tutte sdoganate). Il titolo era tutto un programma: Una storia d’amore mette in crisi o in cammino la Chiesa oggi? Tutti i relatori erano bolognesi, cioè pecorelle del gregge del cardinale Zuppi, beatissimo arcivescovo della cattedra di San Petronio.
Si era all’indomani della veglia omo-trans di Genova, svoltasi il 16 maggio nella chiesa di San Pietro in Banchi, cui parteciparono summo cum jubilo alcuni sacerdoti della diocesi di Chiavari.
Ora il filone prosegue con altri appuntamenti d’indottrinamento, ops… di “cura pastorale”.
Recita il comunicato diocesano: “Desideriamo confrontarci con quello che le scienze umane offrono all’intelligenza credente come punti acclarati riguardo le persone LGBT”.
Sic. E quali sarebbero, di grazia, questi punti acclarati dalle scienze umane? Nell’italico idioma, “scienze umane” è sinonimo di scienze sociali, che si chiamano “scienze” in senso speculativo, non certo propriamente scientifico.
Ad ogni modo, queste scienze sociali cosa avrebbero acclarato riguardo alle persone LGBT? Rivolgiamo questa prima domanda, con sincero e filiale desiderio di conoscenza, a Sua Eccellenza monsignor Giampio Devasini, vescovo di Chiavari.
“Desideriamo confrontarci”, afferma il comunicato diocesano. E sia, anche se la carenza assoluta di sacerdoti e l’impossibilità di far fronte al primo dovere della Chiesa, cioè l’amministrazione del Sacramenti, fonte divinamente istituita della salus animarum, suggeriscono che ben altre siano le emergenze ecclesiali. Le energie, il tempo e gli spazi dedicati al tema LGBT appaiono francamente eccessivi, un inchino al mainstream, all’Agenda 2030 e a chi, da sempre, detesta la disciplina. E le parole di Dio se le getta alle spalle.
Del promesso confronto, poi, non c’è traccia sulla locandina. Troviamo infatti, a caratteri cubitali, il nome di un solo relatore: Chiara d’Urbano. Nessun altro, nessun contraddittorio, nessun confronto tra posizioni e competenze diverse. Tipo il federale di Peppone che, dalla città, viene per trasmettere ai militanti di paese il nuovo corso del Partito. Eh già, stessi metodi, stessa atmosfera.
Chiara D’Urbano è una psicologa e psicoterapeuta romana, nominata consultore del Dicastero per il clero il 25 novembre 2022, cioè meno di un anno fa. Inoltre è facilitatore mindfulness, titolo vantato dalla stessa nel suo sito personale. Nientemeno. Piccolo particolare: tale dottrina e pratica psicologica affonda le proprie radici nel buddismo e propone una strada, tutta umana e interiore, per giungere alla riduzione delle sofferenze umane (si veda qui).
La dottoressa D’Urbano fa psicoterapia a seminaristi, sacerdoti, consacrati/e, formazione e consulenza nelle comunità religiose maschili e femminili per superiori/e, formatori/formatrici e giovani in cammino. Un dubbio: quali comunità? Cattoliche o buddiste? Tutto è possibile: pachamama docet.
Mi scusi, caro Valli, se faccio l’esegesi del comunicato della diocesi chiavarina, ma questo testo aulico mi ha davvero preso la mano. Procediamo.
“Porremo domande, non idee precostituite, per poter avviare con serietà una cura pastorale che sia libera da preconcetti e pregiudizi”. Così recita la benemerita velina.
Ottimo. Domande, non idee precostituite. E quali sarebbero queste idee precostituite? Mica la dottrina cattolica, vero? Quelle cose ormai sorpassate come la Sacra Scrittura, il Magistero infallibile, il catechismo?
E chi porrà domande? Non è chiaro, così come non risulta chiara la posizione del Pastore della diocesi a riguardo. È promotore di queste iniziative e idee arcobaleno o le subisce da un manipolo di chierici apertamente favorevoli all’agenda pro-LGBT? È il vescovo di Chiavari libero di affermare e insegnare la verità cattolica o è sotto scacco di una minoranza ribelle ed eterodossa?
Eccellenza, faccia sentire la sua voce di successore degli Apostoli! Ci risulta che molti, soprattutto laici, attendono parole chiare e insegnamenti in linea con la fede cattolica. Essa non è aggiornabile secondo le mode del momento, poiché non è cosa umana, ma rivelazione divina.
Chiarissima e tremenda è la voce di Nostro Signore Gesù Cristo nel Vangelo secondo san Matteo: “Se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”.
Il Signore ci salvi e Nostra Signora dell’Orto, patrona di Chiavari, ci protegga da ogni pericolo e dai perturbatori delle coscienze.
Per i fedeli di Chiavari vale, come per ognuno di noi, il monito di san Paolo ai Galati: “Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!” (Gal 1,9).
Comunicazione di servizio: la programmazione continuerà il 6 novembre 2023 con un intervento di Aristide Fumagalli su La questione gender, inserito nel programma di Formazione diocesana. Il Fumagalli, per chi non lo sapesse, è una punta di diamante del presbiterio ambrosiano, funambolico professore di teologia morale.
Restate connessi.