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Lettera / Io, bambina sopravvissuta alla persecuzione, vi chiedo di accogliermi

Cari italiani,

sono una bambina richiedente asilo: scappo da una guerra devastante e lunghissima che ha ucciso più di 1100 bimbi come me in un solo anno e in un solo paese. Un vero e proprio olocausto.

Io sono una sopravvissuta e vorrei chiedervi aiuto: non abbandonate chi come me è scampato alla morte e chi ancora si trova al largo.

Quando sono partita non conoscevo neppure il mio paese di provenienza, sapevo poco o nulla di mio padre e di mia madre, non avevo nessun documento, non avevo una storia e nemmeno un nome. Mi sono ritrovata quasi sola a dover affrontare un viaggio durato nove mesi, per arrivare fin qui, in questo vostro bel Paese.

Quei mesi non sono sempre stati facili, al contrario. Più volte sono stata minacciata di morte. I bambini come me non erano ben accetti e per quanto tentassi di nascondermi, degli uomini con una strana divisa mi scovavano sempre. Cercavo di coprirmi la faccia con le manine, di nascondere i piedini, ma loro facevano di tutto, anche usare gli ultrasuoni, pur di trovare in me le imperfezioni che li avrebbe autorizzati ad eliminarmi… per lunghi minuti mi scrutavano coi loro occhi attenti e pieni di giudizi. Scuotevano la testa con aria severa mentre mi guardavano, mi controllavano e spesso ho letto nei loro occhi la voglia di farmi morire. Volevano convincere anche mia madre e mio padre a sbarazzarsi di me; dicevano loro che avrebbero viaggiato più leggeri senza di me, avrebbero risparmiato soldi e problemi alle diverse frontiere che avrebbero dovuto attraversare.

A causa dei miei tratti somatici sono stata giudicata bambina di serie B, di razza inferiore, anzi, difettosa: non valeva la pena portarmi con sé in quel lungo viaggio. Meglio interrompere la mia corsa prima di arrivare nella “terra promessa”. Per me non ci sarebbe stato posto lá. Io ero diversa: non avevo i loro occhi, il loro naso…  quelli come me sarebbero stati spesso derisi, giudicati più stupidi, vittime dei bulli, discriminati per paura o ignoranza. Era una questione culturale ormai. La propaganda contro di noi era stata tanto spietata quanto falsa… e purtroppo talmente martellante da essere stata convincente. La storia era piena di bambini come me, che per colpa del loro aspetto erano stati nascosti, messi da parte, coperti di vergogna ed addirittura uccisi. Di questi tempi, in cui non si accettano bagagli ingombranti perché ognuno vuole viaggiare comodo, la soluzione più semplice pare sia diventata quella di ucciderci prima o durante la traversata.

Per tutto il viaggio ho sentito dire più volte che io non ero degna di occupare quel posto. Per fortuna ho anche incontrato tante persone generose che hanno aiutato me ed i miei genitori a superare diversi ostacoli e soprattutto le tante paure fomentate dalla propaganda intellettualoide.

Ci hanno accolti, nutriti, ci hanno dato speranza, ci hanno aiutato ad attraversare zone pericolose nascondendoci con tutti i loro mezzi. A loro sarò sempre grata… e mi auguro che nascano tanti bambini che diventeranno adulti come loro, con un cuore che non ha paura del diverso.

Durante gli ultimi giorni di viaggio, ho davvero rischiato di annegare; ho sentito il gelo delle acque che fino ad allora mi avevano cullata e scaldata.

Ma sono sopravvissuta alla traversata. Ora sono qui tra voi, cari italiani. Sono scampata a una guerra, ma ho scoperto che nemmeno qui regna la pace. Ho scoperto che alcuni tra voi non accettano di buon grado quelli come me. Pare abbiate paura di noi, del nostro modo di parlare, di amare, di essere. Addirittura, voi italiani, quando volete offendervi usate il nome del nostro popolo. Che brutto… e come è triste! Pensate se per dare dello stupido a qualcuno usassi il nome delle vostre famiglie!

Inoltre ho scoperto che alcuni di voi non ci vogliono nelle vostre scuole “normali”, perché pensano che siamo più stupidi, più lenti e impariamo più tardi a parlare la vostra lingua… Pensano che potremmo rappresentare un pericolo per i loro figli italiani. Per non parlare del lavoro: in pochissimi sono disposti ad assumerci. E se lo fanno, ci fanno fare lavori davvero noiosi e pesanti che nessun italiano accetterebbe.

Cari italiani, sarò anche una straniera per voi, ma non dovete avere paura di me e di quelli che mi somigliano nei tratti e negli atteggiamenti.

Vi chiedo, anzi, vi supplico, di accogliermi, di non prendermi in giro, di non giudicarmi, come io non giudico voi. Fate bene a essere fieri della vostra patria, ma ricordatevi che ne fate parte non per merito, ma per nascita. E durante questa nascita che ognuno di voi ha dovuto affrontare, nessuno di voi ha fatto nulla per meritarsi il corpo che ha… Nessuno lo ha ricevuto come premio o punizione. In questo, io e voi siamo proprio uguali. La differenza sta solo nel punto di vista: quelli come me vedono quelli come voi come un premio; alcuni di voi invece troppo spesso vedono quelli come me come una disgrazia. Dei due, quelli come me sono sicuramente più ottimisti e, per questo, più felici e sorridenti.

Cari italiani, se credete ancora nel valore dei sorrisi, allora non lasciateci morire annegati in quelle acque che dovrebbero cullare la vita. E se, quasi per caso, sopravviviamo, non lasciateci morire di tristezza guardandoci male o parlando male di noi quando ci incontrate sulle vostre strade. Non lasciateci morire di fame e di freddo perché non potremo mai lavorare. Non buttateci via come fossimo spazzatura. Siamo persone; diverse da voi, ma pur sempre persone che possono regalarvi larghi sorrisi.

Volete sapere la verità? Credo che in pochi riuscirebbero a ridere dopo aver affrontato le paure e i pericoli che hanno sfidato me. Ma forse proprio perché sono una bambina diversa, non vedo l’ora di guardarvi negli occhi e farvi il più dolce sorriso che abbiate mai visto. Chissà, forse così molti di voi smetteranno finalmente di avere paura di noi ed invece di definire “progresso” una politica che ci respinge e ci vuole morti annegati, parlerete di noi come delle persone più affabili, buffe, curiose, gioiose e innocue che abbiate mai incontrato.

Ansiosa di conoscervi,

3X21

(ovvero il mio codice di registrazione allo sbarco)

P.S.

Se si decodifica 3X21 si ottiene Trisomia 21.

Aldo Maria Valli:
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