La misura è colma. Ladaria si tira fuori dal sinodo

Silere non possum

A pochi giorni dall’inizio della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, il cardinale spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha comunicato che non prenderà parte all’assemblea. Il presule era stato nominato dallo stesso Pontefice a giugno 2023 e risultava nell’elenco come membro di nomina pontificia.

“La misura è colma”, ha sussurrato qualcuno nel Chiostro dell’ex Sant’Uffizio. La decisione del porporato arriva a poche ore dal ridicolo comunicato del Vicariato di Roma che rende nota solo una parte della relazione del reverendo Giacomo Incitti in merito al Centro Aletti. Violando qualunque norma canonica, il sacerdote ha emesso un giudizio anche sull’operato della Congregazione per la Dottrina della Fede per quanto riguarda il procedimento a carico di Marko Ivan Rupnik.

Come abbiamo sottolineato, non è possibile, per un visitatore di una comunità nominato dal Vicario per la Diocesi di Roma, emettere giudizi di legittimità sull’operato di un Dicastero della Curia Romana.

Ladaria: uno dei tanti “usa e getta”

Sembra che al porporato gesuita non sia andato giù il comunicato del Vicariato di Roma dove è stato scritto: “Come da esplicita richiesta formulata nel decreto di nomina, tenuto conto delle ricadute sulla vita dell’Associazione, il Visitatore ha doverosamente esaminato anche le principali accuse che sono state mosse al p. Rupnik, soprattutto quella che ha portato alla richiesta di scomunica. In base al copioso materiale documentario studiato, il Visitatore ha potuto riscontrare e ha quindi segnalato procedure gravemente anomale il cui esame ha generato fondati dubbi anche sulla stessa richiesta di scomunica”.

Giustamente, l’ex prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede si è chiesto chi abbia dato a Giacomo Incitti il potere di emettere un giudizio del genere, soprattuto alla luce del fatto che non ha mai potuto visionare i documenti presenti presso il Sant’Uffizio.

A differenza di quanto riferisce il sacerdote della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, il giudizio su Marko Ivan Rupnik ha seguito il suo iter e sono rispettate tutte le norme procedurali. Al termine del procedimento il Dicastero è giunto ad una condanna. Ciò che vi è stato di anomalo è stato l’intervento, pressochè immediato, del Pontefice che ha scelto di rimuovere la scomunica a Marko Ivan Rupnik.

Un’altra vittima del sistema Bergoglio

Il rapporto fra Ladaria e Bergoglio ha iniziato ad incrinarsi da tempo. Alcuni, non tutti, degli episodi che hanno portato i due a mal sopportarsi sono i seguenti.

Il 15 marzo 2021 la Congregazione per la Dottrina della Fede firmò un Responsum ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso. Nei giorni precedenti la pubblicazione, come di consueto, il segretario Mons. Morandi si è recato dal Pontefice per una delle udienze di tabella ed ha fatto visionare il testo. Il Papa ha approvato ed autorizzato alla pubblicazione.

Il sistema di Bergoglio, però, è sempre il medesimo. Lancia il sasso e guarda la reazione. Non è lui a metterci la faccia ma i suoi ambasciatori. Ma se per tutti vale il detto “ambasciator non porta pena”, qui in Vaticano non funziona così. Francesco ha osservato le reazioni e, preso atto che molti furono infastiditi dal documento, fece trapelare un’altra versione dei fatti: “Il Papa non sapeva nulla e non è d’accordo con quel testo”. In sostanza: tutta colpa di Morandi.

Conoscendo come erano andate le cose, già al tempo Ladaria iniziò a storcere il naso. Del resto, anche chi continua a difendere il Papa per opportunismo, deve rendersi conto che “oggi tocca a Tizio, domani toccherà a te”.

Un altro momento di rottura si è verificato il 1 luglio 2023. La Sala Stampa della Santa Sede comunica: “Il Santo Padre Francesco ha ringraziato l’Eminentissimo Signor Card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., a conclusione del mandato di Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede e di Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Víctor Manuel Fernández, finora Arcivescovo di La Plata (Argentina). Prenderà possesso degli incarichi a metà settembre 2023”.

Erano anni che il presule spagnolo si recava dal Papa chiedendo di terminare il suo mandato. Già nel 2017 quando accettò la nomina a Prefetto disse al Papa che la sua età era quella che era. Nel 2019, al compimento dei 75 anni, Ladaria chiese a Francesco di fargli terminare in breve tempo il mandato e chiamare qualcun altro a succedergli. Il Papa, però, lo ha tenuto fino al compimento dei 79 anni. Il prolungamento si è reso necessario perchè Benedetto XVI era ancora in vita e con la sua presenza non poteva certo chiamare alla guida dell’ex Sant’Uffizio l’ignorante e analfabeta Víctor Manuel Fernández.

Per questo motivo, venuto meno il predecessore, Bergoglio a luglio ha nominato la “sua creatura argentina” alla guida del Dicastero. A Ladaria, in quell’occasione, fecero saltare i nervi due questioni: in primis, l’assenza di riconoscenza da parte del Santo Padre; in secundis, la lettera che Francesco indirizzò a Fernández. Le parole del Papa sono state di una gravità inaudita, ma nel torpore generale si è voltata pagina. Anche in quella occasione Ladaria, ma non solo, si chiese: “Che cosa intendiamo con metodi immorali? Di quali tempi si parla?”.

Il caso Rupnik, quindi, arriva semplicemente come goccia che fa traboccare il vaso. Ladaria appartiene allo stesso ordine che ha dimesso Rupnik. Sicuramente si può dire che il porporato è molto più stimato a Borgo Santo Spirito di quanto non lo sia Francesco, il quale ha dimostrato in più occasioni come la sua Compagnia non gli vada a genio. Come al solito, però, se ne serve.

Mentre, quindi, la Congregazione risultava aver compiuto il proprio lavoro ed anche la Compagnia di Gesù ha agito seguendo le norme previste, a Santa Marta e al Laterano qualcuno ha pensato bene di portare avanti un’altra narrazione. Ladaria aveva iniziato a battere i piedi già a gennaio, quando si rese conto che Francesco continuava a restare sulle proprie posizioni in merito al gesuita sloveno. Se si auspicava che la fuoriuscita di notizie convincesse il Papa a riconoscere il proprio errore nell’aver revocato la scomunica, ci si sbagliava di grosso.

A nulla è valso il contentino che Francesco ha dato a Ladaria, appena sette giorni dopo l’annuncio del termine del suo mandato, nominandolo personalmente membro della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il presule era già stanco di questi giochetti. Ormai il sistema è chiaro: quando il Papa ti manda via, successivamente non avrà alcun riguardo nei tuoi confronti. Anzi, giocherà a demonizzare tutto ciò che hai fatto prima.

Questo lo vediamo in diverse realtà ed è una patologia che, piano piano, sta raggiungendo le più remote diocesi del globo. Chi viene nominato oggi è il Salvatormundi, quelli prima erano tutti idioti. Sono duemila anni che la Chiesa sta in piedi, ma per loro tutto è iniziato il 13 marzo 2013.

Ed è così che il comunicato del Vicariato emesso il 18 settembre 2023 ha fatto saltare i nervi a tutti, anche allo spagnolo ex prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Oggi, senza fornire alcuna dichiarazione che potrebbe diventare una bomba, è stato comunicato che il presule ha scelto di non partecipare ai lavori del sinodo. Forse, ogni tanto, serve qualcuno che faccia capire a Francesco che la Chiesa non si governa con un fare dittatoriale e le persone non sono oggetti. Chissà, ci sarà tempo per un esame di coscienza nel lungo programma sinodale?

d.L.A.

Fonte: Silere non possum

 

 

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