Ancora su Bergoglio da Napolitano
Caro Valli,
ho letto sul suo blog l’articolo [qui] circa l’omaggio reso da Bergoglio a Napolitano.
Certo, il papa non ha fatto il segno della croce, ma non è rimasto, come lei scrive, solo con le braccia penzoloni. Si è più volte portato la mano al cuore. Lo stesso gesto che fece, appena eletto, nell’affacciarsi alla balconata di san Pietro.
Embè? Dirà qualcuno.
Embè, rispondo subito: la mano al cuore è un tipico saluto massonico.
Preghiamo. Tanto.
Tempus breviatus est!
Una claustrale
*
Caro Valli,
mi permetta di aggiungere un ricordo personale alla sua tristezza per l’omaggio del regnante pontefice alla salma di Napolitano.
Sono figlio di contadini molto poveri e nel 1956, al tempo dell’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici, solo una signora anziana nel piccolo borgo nel quale abitavo possedeva una radio. Ricordo che la sera, al momento del notiziario, tutti i vicini si radunavano nella sua casa per ascoltare le novità. Mi è ancora presente il pianto degli adulti e la loro lacerante paura che una nuova guerra mondiale potesse scoppiare. Avevo undici anni; ero scosso e spaventato.
In quel momento non capii bene il motivo di tanta disperazione. Solo anni dopo me ne resi conto, e venni anche a sapere che Giorgio Napolitano aveva dato il suo assenso all’intervento sovietico.
Signor Bergoglio, Giorgio Napolitano non è stato un grande italiano né, tantomeno, un patriota. Si informi meglio e studi la storia.
Gianni
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