Scuola / Se Harari fa testo
Dopo la lettera inviata a Duc in altum da Claudio Gazzoli, intitolata Ma perché dobbiamo svenarci per acquistare libri di testo che indottrinano i nostri figli?, avevo chiesto ai lettori del blog di inviarmi segnalazioni di testi tendenziosi e viziati ideologicamente. Ne ho però ricevuta una sola. Pensavo che all’inizio del nuovo anno scolastico questo potesse essere un argomento interessante. Evidentemente mi sono sbagliato.
In ogni caso l’unica segnalazione arrivata mi sembra degna di nota. L’ha inviata una gentile insegnante del liceo classico “Francesco Petrarca” di Arezzo, Paola Caporali, e riguarda il libro Itaca e oltre, edito da Feltrinelli.
Nel testo, in un riquadro, è pubblicato un pensiero di Yuval Noah Harari tratto dal libro Sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell’umanità, scritto nel 2011 e diffuso in Italia da Bompiani nel 2014.
Il brano è il seguente:
La caratteristica davvero unica del nostro linguaggio non è la capacità di trasmettere informazioni su uomini e leoni. È piuttosto la capacità di trasmettere informazioni su cose che non esistono affatto. Per quanto ne sappiamo, solo i Sapiens sono in grado di parlare di intere categorie di cose che non hanno mai visto, toccato o odorato.
Leggende, miti, dèi e religioni comparvero per la prima volta con la Rivoluzione cognitiva. In precedenza molti animali e molte specie umane erano in grado di dire: “Attento! Un leone!”. Grazie alla Rivoluzione cognitiva, Homo sapiens acquisì la capacità di dire: “Il leone è lo spirito guardiano della nostra tribù”. Tale capacità di parlare di fantasie inventate è il tratto più esclusivo del linguaggio sapiens.
Ora, qui non abbiamo modo e spazio per entrare in questioni tanto complesse, ma è sufficiente la breve citazione per capire che agli studenti viene fornita una chiave di lettura precisa: le religioni appartengono alla sfera dei miti e delle leggende, delle “fantasie inventate”. Il che, tutto sommato, è quanto meno superficiale oltre che arbitrario.
E ricordiamo anche chi è Harari.
Yuval Noah Harari, nato ad Haifa (Israele) nel 1976, un dottorato in storia a Oxford, insegna all’Università ebraica di Gerusalemme e oltre al libro già citato ha pubblicato Homo Deus. Breve storia del domani e Ventuno lezioni per il XXI secolo. Tutte opere che hanno venduto milioni di copie.
Secondo Harari, l’origine delle religioni è molto semplice. L’uomo divinizza ciò che non conosce e non sa spiegare. Il Sapiens primitivo vide la luna, il sole, il fuoco e inventò le divinità. Ma man mano che la scienza avanza, diminuisce il motivo di credere nell’”occulto”.
Per tutte le religioni, sostiene, è così: sono narrazioni magari affascinanti ma false, spesso ingenue. E le narrazioni hanno poi dato vita alle istituzioni collegate a quelle determinate religioni.
Occorre aggiungere che Harari è il pensatore di riferimento di Klaus Schwab, fondatore del World Ecomicn Forum di Davos, nonché il teorico del Great Reset, il grande cambiamento globale che grazie alla “pandemia” – occasione irripetibile, secondo Schwab – ora può finalmente essere attuato.
L’agenda digitale e l’agenda verde sono al centro di questa visione. Occorre che l’uomo cambi la sua stessa natura: è il transumanesimo. La morte? Solo un problema tecnico.
Dicono che siccome Schwab, tedesco e quindi rigido, non ha un aspetto rassicurante, l’israeliano Harari sia stato chiamato in campo anche per rassicurare, o inquietare di meno.
Comunque sia, se fossi il genitore di un liceale (fortunatamente ho superato quella fase) non mi sentirei troppo tranquillo sapendo che Harari fa testo nella classe dei miei figli.
Quindi grazie alla professoressa Caporali per la segnalazione. E, nel caso ne abbiate anche voi, ricordate l’indirizzo: blogducinaltum@gmail.com
A.M.V.