Caro Valli,
vorrei condividere un mio pensiero in merito all’omaggio del papa a Napolitano.
Quello che più mi inquieta di tutta la vicenda è la sensazione che gli atei siano stati confermati nel loro ateismo, con una sorta di “benedizione” da parte della Chiesa.
Di più: l’intervento del cardinale Ravasi mi sembra abbia aperto la possibilità di un Paradiso a-teo, senza Dio Trinità, senza Vergine Maria, senza santi e senza angeli. Un paradiso per chi in vita non ha creduto a tutto ciò, ma che, uomo di cultura, saggio, intelligente, sensibile, ha meritato una vita eterna e beata.
Vorrei sapere se sto sbagliando a interpretare così.
Voglio pensare che questa non sia stata l’intenzione dell’oratore, che ha voluto rendere l’ultimo saluto pieno di affetto e stima a un amico. Ma non trova che in molti possano aver recepito in qualche modo il messaggio come l’ho descritto?
E alla fine: non è proprio il pensiero sulle realtà ultime quello che più si presta a confusioni e interpretazioni, a idee soggettive? E forse anche quello che più può portare all’errore e a giocarsi proprio la salvezza eterna?
A chi non piace pensare che alla fine ci sarà un paradiso per tutti? E magari per ciascuno, come se l’è immaginato su questa terra? Cristiano per i cristiani, musulmano per i musulmani, e ora ateo per gli atei?
Forse la generazione dei miei genitori ha gli anticorpi del Catechismo di san Pio X. Io sono nata negli anni Settanta. Ho comprato il Catechismo di san Pio X recentemente perché sentivo il bisogno di punti fermi e avverto tanta riconoscenza e affetto per questo santo papa che sta ancora aiutando e facendo del bene a chi vive oltre un secolo dopo di lui. Del mio catechismo ricordo qualche preghiera e i misteri gaudiosi del rosario imparati a memoria, la preparazione alla Cresima specifica sul sacramento, ma soprattutto una forte insistenza sul valore dell’amicizia, e il disegno del girotondo con i bambini di tutti i colori. Ci hanno disarmati anzitempo.
Sarebbe per me prezioso un suo parere.
Grazie di cuore.
Maria
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Cara Maria,
lei ha pienamente ragione. Anch’io ho provato tristezza e sconcerto. Papa Francesco e il cardinale Ravasi avrebbero potuto benissimo rendere omaggio al loro amico in forma privata, invece sono intervenuti in modo pubblico e plateale, il che ha impegnato la Chiesa cattolica, ed è qui che nascono i problemi. Oltretutto, il papa si è ben guardato dal farsi il segno della croce e dal benedire la salma.
Come dice lei, siamo di fronte a una sorta di consacrazione dell’ateismo (uso l’ossimoro a ragion veduta). Il papa in questo modo conferma i lontani nella loro lontananza e non conferma i fratelli nella fede. Anzi, li confonde. Morte, giudizio e destino eterno subiscono una rilettura in senso nettamente anticattolico. Perché? Solo per compiacere il mondo? Secondo me, c’è di più. C’è, da parte di chi si comporta così, una sostanziale mancanza di fede in ciò che un tempo chiamavamo i “novissimi”. Il Catechismo della Chiesa cattolica è chiaro: “Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre”. Ma tutto sembra superato da una rilettura corretta e aggiornata, così da ridurre la nostra fede a un vago umanitarismo che non solo accetta tutto, ma premia chi si allontana dai comandamenti divini. Il paradiso, sempre che ci sia, è alla portata di tutti. L’inferno, sempre che ci sia, è vuoto. La purificazione non è necessaria. E il giudizio, sempre che ci sia, è al più un buffetto benevolo, pieno di comprensione.
Ateo, comunista e massone, Napolitano sarà stata un’ottima persona, ma in quanto politico ha incarnato l’esatto contrario di ciò in cui crede non dirò un cattolico, ma chiunque abbia a cuore verità e libertà. Non sto a dilungarmi perché in proposito ho già scritto [qui]. Dico solo che è inconcepibile che il papa lo abbia definito “un servitore della patria” quando in realtà servì sempre i poteri forti. E non è la prima volta che Bergoglio va fuori strada, se pensiamo alla sua definizione di “grande italiana” riservata a Emma Bonino (nella stessa occasione in cui elogiò, anche allora, Napolitano).
Quanto a Ravasi, che ha definito Napolitano un giusto, ricordo che “giusto” è definizione presa dall’ebraismo e identifica la persona capace di distinguere il bene e il male. Ma la giustizia cristiana, in senso pieno, è di più: è prima di tutto giustizia verso Dio.
Non la faccio lunga. Se il papa e i cardinali possono comportarsi così senza sollevare prese di posizione da parte dei cattolici (i quali anzi, per lo più, o tacciono o approvano) significa, come lei giustamente dice, che siamo stati disarmati anzitempo. E normalizzati. E oggi raccogliamo i frutti marci di una semina sciagurata.
A.M.V.