di Vincenzo Rizza
Caro Valli,
approfitto dello scambio di corrispondenza tra lei e la lettrice Lazzareschi [qui] sulle bombe poste alle fondamenta della Chiesa per constatare come la neo-chiesa in uscita riservi sempre sorprese, tanto che ci toccherà vedere persino Luca Casarini, storico leader no global, invitato personalmente dal papa a partecipare alla prima sessione del Sinodo sulla sinodalità.
Un paio di mesi fa un noto sito d’informazione, conosciuto per i suoi articoli provocatori [qui], nel riprendere un’intervista di Casarini al Corriere della sera titolava: “Gli incendiari diventano pompieri e i no global finiscono in sagrestia”.
Mi domando: ma davvero gli incendiari sono diventati pompieri? O forse gli incendiari sono rimasti tali e chi avrebbe il dovere di spegnere il fuoco si è trasformato in un accanito piromane? Come quei forestali stagionali che si divertono a disseminare inneschi nei boschi, la neo-chiesa in uscita si è attribuita il compito di “avviare processi”, un modo più o meno elegante per dissimulare il vero intento, cioè quello di minare i pozzi della sana Dottrina.
Casarini non rinnega nell’intervista il suo passato di antagonista e fornisce una descrizione del papa piuttosto fedele: “Francesco rappresenta una Chiesa che sceglie di confrontarsi con il mondo”. È la conferma che non è Casarini ad aver mutato atteggiamento ma sono i vertici della Chiesa a essere cambiati, non solo abbracciando le idee del mondo ma sposando pericolosamente ideologie estremiste che nulla hanno a che vedere con la Croce.
Ciò che mi preoccupa di più, allora, non è la partecipazione di Casarini al Sinodo: come invitato speciale, non avrà neppure diritto di voto. Mi preoccupa molto di più la partecipazione di tanti vescovi che, asserviti alla neo-dottrina e, loro sì, muniti del diritto di voto, potranno assecondare le volontà di chi non attende altro per dar fuoco alle polveri.
Spero solo che i neo-incendiari facciano la fine del bombarolo descritto da De André in Storia di un impiegato, lasciato solo nel ridicolo dopo aver fatto esplodere un misero chiosco di giornali anziché il Parlamento.