Buongiorno obelisco.
Buongiorno a lei.
Grazie per averci concesso questa intervista.
Prego. Vedo che qui tutti concedono interviste. Quindi mi son detto: perché non io?
Già. Dunque, come sta?
Bene. Però mi sento un po’ solo.
Come mai?
Qui attorno ci sono tante sedie, ma restano vuote. Anzi, non so neppure perché le mettano. Non è più come una volta…
Poca gente in piazza?
Sì, poca gente, poco entusiasmo. Tutto un po’ triste. Ricordo quando la piazza veniva riempita dai fedeli di tutto il mondo.
Eppure abbiamo un papa molto amato, il papa della gioia e della misericordia…
Lei dice? Non so. Mi limito a constatare che le sedie sono vuote.
Immagino che lei, nella sua posizione, ne senta di tutti i colori. Che si dice in Vaticano?
Tanti sussurri di gente che ha paura di farsi sentire. E anche di farsi vedere. Un brutto clima, se devo essere sincero.
Davvero? Però le novità non mancano. C’è appena stato un concistoro… arriva un sinodo…
Sì, ma a chi interessa? I giornalisti non si vedono più. Una volta venivano a frotte, cercavano monsignori e porporati, si fermavano a parlare. Ora niente, zero, il vuoto. Anche perché ci sono regole ferree: parla solo la sala stampa.
Ma davvero lei non ha indiscrezioni, suvvia…
Beh, qualcosa ho ascoltato. Sul processo in corso, per esempio…
Quello a Becciu?
Sì, ogni tanto qui sotto passano giudici, avvocati, imputati. Brutta storia. In ballo ci sono un sacco di soldi. Parlano di milioni come fossero noccioline: cento milioni di qua, duecento milioni di là… E non sono gli unici…
Si spieghi meglio…
Giorni fa passavano due santegidiesi, membri di Sant’Egidio. Parlavano dei quattrini, tanti, ricevuti dalla Comunità per “integrare i migranti”.
E poi chi vede, chi sente?
I turisti, ovviamente. Quelli non mancano mai. Ma parlano poco. Per lo più fanno foto e selfie con i cellulari.
Preti? Suore?
Sì, certo. Ma vanno di fretta.
E che dicono?
Beh, mi sono accorto che i preti di Roma sono piuttosto arrabbiati.
Come mai?
Da quel che ho sentito, avvertono di non essere amati dal papa. Si chiedono: perché il papa ci attacca sempre e non ha fiducia in noi? Che cosa gli abbiamo fatto? Uno, proprio ieri, diceva: “Ma perché il papa è andato in Lombardia a scegliere il responsabile del seminario? Non c’è un bravo prete di Roma in grado di fare quel lavoro?”. E sospirava.
Cambiamo argomento. Le fa piacere che accanto a lei, per Natale, venga allestito il presepe?
Non me ne parli.
Cioè?
Scusi, ma ha visto i presepi che hanno costruito ultimamente? Roba da non credere. Lasciamo perdere.
Senta, e del sinodo che mi dice?
Nulla.
Nulla?
Nulla. Non interessa a nessuno.
Ma verranno tantissimi vescovi e altri partecipanti.
Sì, ma mi creda: alla gente non importa un fico secco. Sento quel che si dice: un sinodo sulla sinodalità? Solo il nome fa ridere.
Mi sembra che lei sia un po’ negativo su tutto.
Uno come me, che ha vissuto ben altri tempi, ben altre cerimonie e celebrazioni e, se me lo premette, ben altri pontificati, come fa a essere positivo?
Un po’ nostalgico?
E come si fa a non esserlo?
Suvvia, un poco di speranza… Il cammino sinodale è una bella cosa…
Mi creda: una gran sceneggiata.
Ma come?…
Io li sento i discorsi di chi lavora in Vaticano: “Si parla di camminare insieme, ma quelli che decidono sono sempre i soliti”.
Senta, la sua iscrizione dice: Ecce Crux Domini. Fugite partes adversae. Vicit Leo de tribu Iuda.
Esatto.
Vuol dire: “Ecco la croce del Signore, fuggite parti avverse, trionfa il leone della tribù di Giuda”. In pratica, un esorcismo. Avverte questa responsabilità?
L’avverto, certo. Io me ne sto qui come una sentinella, e quello è un avvertimento per chi va verso la basilica. Ma ora nessuno ci fa caso. Pochissimi quelli che ne capiscono il significato. Del resto, il latino non lo sanno più nemmeno i cardinali.
Di nuovo la nostalgia…
Sarà l’età. Comunque sono e resto l’unico obelisco di Roma mai caduto. Mi hanno spostato e trasportato tante volte, ma non ho ceduto.
Beh, complimenti. E grazie per questa intervista. Le auguro ancora tanti anni di servizio.
Grazie a lei, molto gentile. Io me ne sto qui, ritto. Sorreggere la croce che sta alla mia sommità è un dovere e una gioia. E pazienza se attorno a me avverto desolazione. Verranno tempi migliori. Forse.
A.M.V.