Un concistoro di potere. Senza popolo
di Silere non possum
Li ha scelti personalmente e, come di consueto, ha voluto persone che fossero della sua linea, realmente o apparentemente, non gli importa. Se un nome di un vescovo ben formato gli scappa è perché fa prevalere l’aspetto mediatico-politico al fatto che possa avere un pensiero sulla Chiesa diverso dal suo.
È così che sabato mattina papa Francesco ha presieduto il concistoro ordinario pubblico durante il quale ha creato ventuno nuovi principi della Chiesa. Ormai questo è l’unico rito che il papa si appresta a “celebrare” realmente. La Santa Messa non riesce a celebrarla, pover’uomo. Ma la berretta in testa ai suoi “soldati” non rinuncia a metterla.
Il rito è stato uno spasso, una sorta di sagra. Al momento della consegna del titolo/diaconia, inizialmente il papa ha sostituito il “Pax Domini sit semper tecum” con “Pax Domini sit semper vobiscum”. I nuovi e studiatissimi porporati hanno iniziato a rispondere: “Grazie Santità, Grazie!”. È così che anche lui ci ha rinunciato e alla maggior parte di loro non ha neppure augurato la pace.
Ha voluto questo concistoro in piazza San Pietro e l’effetto è stato nefasto. Tralasciando gli invitati, le personalità e chi era obbligato a presenziare per circostanza, il resto della piazza era completamente vuoto. Le presenze non riempivano neppure i posti fino all’obelisco e molte sedie restavano vuote. Questo, per un papa che ama i numeri più del Vangelo, è un fallimento enorme. Per noi, però, è un segno molto chiaro. Bergoglio da dieci anni continua a colpire i nostri timpani propinandoci la “Chiesa del popolo, Chiesa dei fedeli, i pastori vicino alla gente” eccetera. Allora non si spiega come mai tutto questo popolo decida di lasciare i suoi pastori, eletti quali principi della Santa Chiesa di Dio, da soli e avvolti nelle loro candide e purpuree vesti.
Sarebbe stato più comprensibile che ciò accadesse in passato, no? Invece in quei concistori c’era l’affluenza del popolo di Dio. Questo perché? Perché in realtà Francesco promuove coloro che utilizzano il popolo per mettersi in vetrina. Pensiamo a Claudio Gugerotti, Emil Paul Tscherrig e Christophe Pierre. Sono uomini della diplomazia che, in un modo o nell’altro, non hanno mai avuto una porzione di popolo che si possa sentire “legata” a loro. Tolti i tre o quattro vaticanisti che gli scodinzolano dietro per fare due foto e postarle su Twitter, chi volete che li vada “a omaggiare”.
L’intento è chiaro: all’interno del conclave entreranno solo coloro che, secondo Francesco, dovrebbero portare avanti il suo progetto. Un progetto di Chiesa che grida alla povertà e si riveste di ipocrisia. Sì, proprio come quei vescovi e abati che si fermano sotto il colonnato di San Pietro per fare il “pit stop” e sostituire la croce pettorale d’oro con quella d’argento. Perché dal papa e in dicastero bisogna andare con la croce d’argento.
Perché, mentre il mondo perde la fede, noi ci preoccupiamo di che materiale è fatta una croce. Ciò di cui possiamo stare certi è che Francesco ha portato il papato a un punto di non ritorno. In questi dieci anni la gente ha perso proprio il senso della sacralità del papa. Questo lo si evince anche dalle persone che lo incontrano e salutano al termine delle celebrazioni, dalle persone che ne parlano o da coloro che recepiscono le sue parole. Seppur Bergoglio è convinto che ciò che dice è legge, non si rende conto che la maggior parte delle persone non lo prende più in considerazione. Oggi questo è nero? Domani sarà bianco. Tutto è relativo e il papa cambia idea.
Fonte: silerenonpossum.com