Contrordine fratelli: che nessuno impugni l’arma della preghiera!

Con questo articolo inizia la collaborazione a Duc in altum padre Graziano Di Plinio, nom de plume di un religioso italiano.

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di padre Graziano Di Plinio

Caro Valli,

ti invio questo testo per segnalare qualcosa che riguarda il Messale. Potrà apparire una piccola cosa ma, secondo me, non è tanto piccola, perché è una prova ulteriore, se ce ne fosse ancora bisogno, di come gli attuali occupanti dei vari ruoli e livelli gerarchici della nostra povera Chiesa cattolica siano ormai impegnati per lo più in un’opera di “normalizzazione” e “riconfigurazione” di tutto, affinché ogni cosa si adatti al pensiero (e ai sogni) di chi occupa il posto più alto. È ciò che in ogni dittatura fa il sottobosco dei servili e dei prezzolati.

Mi riferisco, come dicevo, al Messale Romano, terza edizione. E lo faccio alla vigilia della memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. Ripeto, è una piccola cosa, ma è di piccole cose che sono fatte le grandi rivoluzioni. Parlo delle didascalie, quei brevi testi che illustrano il contenuto e il significato di una ricorrenza del calendario liturgico. Riporto le didascalie relative alla memoria in questione, nelle differenti formulazioni presentate dal Messale Romano nelle due ultime edizioni, la seconda e la terza.

Forse in questi due testi differenti io vedo intenzionalità che non esistono, ma individuo nella riformulazione del testo il desiderio di relativizzare il nesso tra la ricorrenza della Beata Vergine Maria del Rosario e la vittoria della flotta cristiana a Lepanto, che nella terza edizione viene presentata come una successiva attribuzione. Quello che, secondo me, viene a cadere è il nesso tra l’evento storico della vittoria contro gli ottomani e la preghiera che il popolo cristiano aveva indirizzato alla Vergine. Non sia mai! I cristiani devono costruire ponti e abbattere muri, non fare guerre per difendersi da chi vorrebbe ammazzarli come cani! Lo sappiamo, nella nostra cara Chiesa c’è sempre qualcuno pronto a parlare di apertura, di accoglienza, di rispetto per le differenti verità e vie di salvezza, tutte rigorosamente volute dall’unico multiforme Dio, ehm… scusate… volevo dire “Essere Supremo”. Per questi accoglienti pacifisti da salotto, per essere veramente tali nel XVI secolo i milioni di fedeli cristiani, con a capo il Papa, non avrebbero dovuto pregare la Vergine perché la scimitarra degli infedeli non potesse far strage nelle loro contrade (com’era precisa volontà dei turchi), ma, piuttosto avrebbero dovuto presentare spontaneamente il collo alle lame dei nemici.

Ma torniamo ai due testi. E mi scuso ancora se ho parlato di cose che non esistono, se mi sono ingannato a causa di miei pregiudizi troppo ideologici e settari.

Messale Romano, seconda edizione: «Questa memoria mariana di origine devozionale si collega con la vittoria di Lepanto (1571), che arrestò la grande espansione dell’impero ottomano. San Pio V attribuì quello storico evento alla preghiera che il popolo cristiano aveva indirizzato alla Vergine nella forma del Rosario».

Messale Romano, terza edizione: «La pratica del rosario, diffusa dai Domenicani (sec. XV), favorì il sorgere di molte confraternite laicali. Fu per queste che venne istituita (sec. XVI) la memoria liturgica della beata Vergine Maria del Rosario, la prima domenica di ottobre, successivamente (sec. XVII) collegata alla vittoria della cristianità contro l’avanzata ottomana (Lepanto, 7 ottobre 1571)».

Mi sembra che siano due prospettive differenti. Certamente la seconda è più spendibile nell’odierno grande mercato delle religioni, dove nulla dev’essere divisivo e ogni cosa è ugualmente voluta dall’unico Essere Supremo che, in tanti cristiani, sembra stia prendendo il posto di Colui che era, che è, e che sempre sarà il Dio di Gesù Cristo.

Padre Graziano Di Plinio

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