Su giovani e Chiesa

di Vincenzo Rizza

Caro Valli,

segnalo un incredibile articolo di Paola Bignardi su Avvenire [qui].

La “Chiesa che vorrei” viene descritta dai giovani citati dall’autrice come “libera, aperta, accogliente, inclusiva, semplice, povera, leggera, più vicina, attuale, innovativa, comprensiva, autentica, apolitica, umile, rispettosa, gioiosa …”. Non so perché, ma mi viene in mente Antonello Fassari quando con il suo personaggio Giulio Pinocchio interpretava la simpatica voce del governo, una voce “apolitica, apartitica, antica, avanguardista, affabulatrice …, seguito dall’urlo del pubblico: “Anfame”!

Nelle interviste delle ricerche sui giovani dell’Osservatorio dell’Istituto Toniolo vi sarebbe “una convergenza unanime su un aspetto che fa maggiore problema nelle posizioni della Chiesa: è quella che riguarda l’omosessualità, che viene citata al primo posto da quasi tutti gli intervistati come tema che determina una presa di distanza”. Sempre secondo l’autrice vi sarebbe nei giovani “il desiderio di una Chiesa calda, umana, accogliente, come afferma una venticinquenne con un’immagine molto efficace: ‘La Chiesa dovrebbe essere come una cena a casa di amici, in cui sei libero di parlare di quello che vuoi sapendo che dall’altra parte ci sono persone che ti vogliono bene e che ti ascoltano e che non ti giudicano, a prescindere da quello che tu dica e che tu pensi. E anche sia un momento di convivialità’”.

Fantastica l’immagine “molto efficace” della Chiesa come una “cena”; naturalmente non la cena del sacrificio eucaristico (in effetti di Gesù non c’è cenno alcuno nell’articolo) bensì la cena come momento di convivialità in cui puoi dire e fare quello che vuoi. Un po’ come le riunioni tra amici di un qualsiasi circolo culturale.

Secondo lei, Valli, sarà rimasto qualche giovane ancora alla ricerca di Gesù o sono proprio sfortunati i giornalisti di Avvenire che non ne hanno trovato nemmeno uno?

*

Caro Rizza,

con tutto il rispetto per l’Istituto Toniolo e per l’autrice dell’articolo, ho l’impressione che questi giovani parlino come certi partecipanti al sinodo in corso. Le loro mi sembrano posizioni ideologiche tipiche di gente oltre i sessant’anni. I giovani che conosco io parlano in altro modo e circa  la Chiesa dicono altre cose. O non dicono proprio niente, perché la questione non li sfiora nemmeno (e questi sono la maggioranza), oppure, se si pongono ancora qualche domande sul senso della vita, guardano alla Chiesa come a un posto nel quale trovare intimità con Dio. Ne conosco anche tanti che amano la tradizione e pensano che la Chiesa attuale, con il suo giovanilismo, sia inutile e anche un po’ patetica.

A.M.V. 

 

 

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