Ricevo e diffondo questa comunicazione delle edizioni Radio Spada su una novità editoriale.
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Se vuoi farti buono, pratica tre sole cose e tutto andrà bene. Eccole: allegria, studio e pietà. È questo il grande programma, il quale praticando, tu potrai vivere felice e fare molto bene all’anima tua.
San Giovanni Bosco
Incalzante, ricco, documentatissimo, tagliente e puntuale, Contro natura. Dottrina cattolica, retta ragione, diritto naturale e arte medica contro la sodomia è un libro fondamentale per riassumere tutte le argomentazioni da utilizzare, a ogni livello di dibattito e di apologetica, contro l’ideologia LGBT o contro qualsiasi tentativo di giustificare i comportamenti omosex. Di seguito la nota editoriale di presentazione.
Questo libro vuole offrire una panoramica, solidamente argomentata ed efficacemente esposta, di tutti gli ordini di motivazioni che rendono la pratica omoerotica condannata e condannabile, e odiosa l’ideologia che la propone come lecita e buona.
Il libro propone diversi contributi, che consentiranno di esplorare gli aspetti sociopolitici di tale condanna (Corrado Ruini), quelli legislativi e giudiziari (Giovanni Formicola), quelli medici, biologici e sanitari (Silvana De Mari), fino a descrivere minutamente il percorso storico e l’impalcatura filosofica che del vizio ha fatto un sistema (Martino Mora), senza trascurare un’agghiacciante parentesi di storia contemporanea molto poco conosciuta (a cura di Silvana De Mari), per concludere con una ricca antologia di testi di santi e papi decisamente inequivocabili nell’inappellabile condanna della sodomia.
Prima, però, consentiteci di chiarire i concetti una volta per tutte. Frequentemente quando si parla della sodomia come di pratica «contro natura» ci si sente obiettare che «in natura» molti animali compiono atti omoerotici o si riscontrano comportamenti genitoriali in coppie dello stesso sesso. L’argomento è totalmente inconsistente e si fonda su un equivoco, ovvero su un’idea astratta e confusa di natura.
La sodomia è contro la natura umana, evidentemente diversa da quella del bisonte o del tricheco. All’ordine complessivo della creazione non ripugna che in nature animali inferiori abbiano luogo atti di questo tipo, anche solo a scopo di dilettazione, o simulati a fine sociale e di definizione delle gerarchie, una volta espletate, da almeno una parte degli esemplari, le funzioni essenziali connesse alla vita. Questa idea confusa e priva di distinzioni finirebbe, tra l’altro, col far ammettere la legittimità per l’uomo anche del cannibalismo, dello stupro, dell’incesto o della rapina in quanto presenti «in natura» e praticati abitualmente da molte specie.
Per gli animali si possono ammettere comportamenti non accettabili per l’uomo, la cui natura è ragionevole e comprende la libertà. Si tratta insomma di un argomento boomerang: affermare la bontà «naturale» della sodomia nell’uomo ricorrendo all’esempio di altri esseri, significa non cogliere che la ragione è parte della natura umana. L’uomo, dotato di libertà, può decidere di violare il proprio fine con atti che non sono conformi alla propria natura, senza che questa cessi di richiedere un comportamento coerente con essa.
Si noti incidentalmente che, in un certo senso, ogni peccato (anche riferito ad altri comandamenti) va contro la specifica natura dell’uomo, che trova la sua piena realizzazione solo nel bene, e la sua distruzione nel male morale.
Il pensiero contemporaneo sull’uomo lo vuole inchiodare alla sua perversa caricatura di «bruto con l’ansia», dapprima riducendolo alla genitalità tramite il feticcio dell’emancipazione, poi curando l’inevitabile delusione con il trionfo della più sfrenata autopercezione e autorappresentazione. Si può essere ciò che si vuole, e se la realtà – sociale o fisica, relazionale o ambientale – non sposa in toto questa volontà performativa, è una realtà cattiva, da rovesciare (anche con strumenti legislativi, ma a volte è sufficiente il «rumore sociale» e la «pressione dei pari»).
Aver rinunciato al limite, a ciò che irreggimenta e che disciplina un percorso, non significa soltanto aver spento il lume soprannaturale della Fede che ci guida alla meta della virtù, ma significa aver spento progressivamente tutti gli altri lumi naturali, ormai inutili per un uomo-uroboro, attentamente ripiegato sul proprio ombelico. Alla linearità del pensiero logico e realista si è sostituito l’asfittico e autosufficiente ragionamento circolare, al senso comune si è sostituita l’allucinazione e l’isteria collettiva.
«Che fare?». Senza disperare nel sostegno della Provvidenza, la sola speranza ci è fornita dalla professione integrale della Fede cattolica, l’unica istanza che può mostrare, a un’umanità sempre più schiava di passioni e deliranti fantasmi, la via della libertà. La prima lotta e la prima vittoria è quella contro noi stessi; la prima mobilitazione culturale è quella per la nostra santità; il primo attivismo è quello che mira al Paradiso.
Speriamo che gli strumenti intellettuali e apologetici offerti da questo libro possano riuscire fruttuosi per tutti voi. Buona lettura!
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Silvana De Mari, Giovanni Formicola, Martino Mora, Corrado Ruini, Contro natura. Dottrina cattolica, retta ragione, diritto naturale e arte medica contro la sodomia, Edizioni Radio Spada, 116 pagine, 14 euro