Propongo il testo della predica di monsignor Athanasius Schneider alla Santa Messa prelatizia celebrata a Roma presso la basilica dei Santi Celso e Giuliano per la Festa di Cristo Re, in occasione del XII Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum.
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La regalità sociale e universale di Cristo
di monsignor Athanasius Schneider*
Gesù Cristo è il Re dei re e il Signore dei signori! Questa è la verità della nostra fede: Gesù Cristo, il Dio incarnato e salvatore del mondo, è veramente un Re. Egli stesso confessò questa verità di fronte alla sua morte salvifica sulla Croce, la proclamò davanti a Pilato, cioè davanti ai rappresentanti del potere mondiale pagano e incredulo di quel tempo: «Sì, io sono Re» (Gv 18: 37). E prima di ascendere al cielo Cristo ribadì solennemente: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra» (Mt 28,18).
La regalità di Gesù è una regalità di verità, di pace, di amore, di giustizia. È l’unico regno che rende veramente libero l’essere umano, che libera gli uomini dalle varie forme di schiavitù. E la peggiore forma di schiavitù è la schiavitù del peccato. Questa schiavitù è la più crudele e pericolosa perché incatena la ragione degli uomini all’errore e la volontà degli uomini al male e, in definitiva, all’odio.
Ogni essere umano e ogni società umana è stata creata allo scopo di accettare Cristo come proprio re. Invece, l’uomo peccatore e la società umana e politica non credente proclamano come i sacerdoti ebrei e i farisei davanti a Pilato: «Non abbiamo altro re se non Cesare» (Gv 19,15). Ogni persona umana e ogni società umana e politica dovrebbe dire il contrario: «In definitiva non abbiamo altro re se non Cristo». Durante la crudele persecuzione dei cristiani in Messico da parte del governo massonico negli anni venti del secolo scorso e da parte dei comunisti in Spagna negli anni trenta dello stesso secolo, migliaia di cattolici e tra questi tanti bambini e adolescenti accettarono il martirio al grido: «Viva Cristo, il Re!».
Il Catechismo della Chiesa cattolica insegna: «Il dovere di offrire a Dio un autentico culto riguarda l’uomo sia individualmente che socialmente. Questo è “l’insegnamento cattolico tradizionale sul dovere morale degli individui e delle società verso la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo” (Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae, 1). Il dovere sociale dei cristiani è rispettare e risvegliare in ogni uomo l’amore per il vero e per il bene. Richiede loro di far conoscere il culto dell’unica vera religione che sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica. I cristiani sono chiamati ad essere la luce del mondo. La Chiesa manifesta così la regalità di Cristo su tutta la creazione e in particolare sulle società umane» (CCC 2105).
Un vero apostolo moderno della regalità sociale e universale di Cristo è stato il cardinale Louis Pie, vescovo di Poitiers in Francia nella seconda metà del XIX secolo. Il suo magistero episcopale ha preparato il Sillabo di Papa Pio IX e gli insegnamenti papali sulla regalità sociale di Cristo nel XX secolo. Possiamo ammirare le seguenti affermazioni del cardinal Pie, che rivelano il vero spirito degli Apostoli e della Chiesa di tutti i tempi e che sono quindi attuali anche per il nostro tempo: «Gesù Cristo è la pietra angolare di ogni edificio sociale. Senza di lui tutto è scosso, tutto è diviso, tutto è perduto» (op. V, 133). «Mettete dunque nel cuore dei nostri contemporanei, nel cuore dei nostri uomini pubblici, questa convinzione profonda che essi non possono fare nulla per la sicurezza del Paese e delle sue libertà, finché non tengono Cristo come fondamento, pietra angolare posta dalla mano divina» (ibid., VIII, 54). «Gesù Cristo è la pietra angolare del nostro Paese, la ricapitolazione del nostro Paese, la sintesi della nostra storia; Gesù Cristo, è tutto il nostro futuro» (ibid., X, 493). Il cardinale Pie ha detto: «Tu dici, fratello, di avere la coscienza tranquilla, accettando il programma del cattolicesimo liberale, poiché intendi rimanere nella fede retta, contando su di esso, che credi fermamente nella divinità e nell’umanità di Gesù Cristo. Questo basta per un cristianesimo inattaccabile. Smettila di illuderti! Fin dai tempi di san Gregorio vi furono “alcuni eretici” che credevano con te a questi due punti; e la loro eresia consisteva nel non voler riconoscere affatto che Dio fatto uomo ha una regalità che si estende ovunque e a tutti. No, tu non sei irreprensibile nella tua fede, e Papa san Gregorio, più energico del Sillabo, ti infligge la nota di eresia, se sei tra coloro che, facendosi dovere di offrire incenso a Gesù, non desiderano affatto aggiungere l’oro della sua regalità pubblica» (Op. cit. t. VIII, p. 62 e 63).
Il cardinale Pie ha affermato: «La detronizzazione di Dio sulla terra è un crimine, al quale non dobbiamo mai rassegnarci. Non cessiamo mai di protestare contro di esso». «Ricordiamo le ultime parole rivolte da Nostro Signore ai Suoi Apostoli prima di ascendere al Cielo: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e insegnate a tutte le nazioni”. Notate che Nostro Signore Gesù Cristo non dice tutti gli uomini, tutti gli individui, tutte le famiglie, ma tutte le Nazioni. Non dice semplicemente: battezzare i bambini, insegnare il catechismo, benedire i matrimoni, amministrare i sacramenti, dare religiosa sepoltura ai defunti… Certo, la missione che Egli conferisce agli Apostoli comprende tutto questo, ma comprende anche altro, perché ha una valenza pubblica e sociale. Gesù Cristo è Re dei popoli e delle nazioni» (op. cit. pp. 24, 25).
Quando ai nostri giorni individui e intere società civili rifiutano e diffamano Cristo come Re, siamo chiamati a confessarlo e ad offrirgli espiazione e riparazione. Quando ai nostri giorni la verità di Cristo viene negata e pervertita nel suo contrario e ciò anche da parte di alcuni chierici all’interno della Chiesa, siamo chiamati a confessare con coraggio l’immutabile verità divina e liberatrice di Cristo. Già nel 1888 Papa Leone XIII ci lasciava questo lucido e valido insegnamento: «È del tutto illegittimo esigere, difendere, o concedere incondizionata libertà di pensiero, di parola, di scrittura, o di culto, come se queste fossero tanti diritti dati dalla natura all’uomo. Infatti, se la natura realmente li avesse concessi, sarebbe lecito rifiutare l’obbedienza a Dio, e non vi sarebbe alcuna restrizione per la libertà umana» (enciclica Libertas, 42).
Le parole di Pio XII restano sempre valide e attuali, sono un puro specchio delle parole degli Apostoli e dei Padri della Chiesa: «Nel riconoscimento delle prerogative regali di Cristo e nel ritorno delle persone e della società nella legge della Sua verità e del Suo amore sta l’unica via per la salvezza. … Perché solo Cristo è la “pietra angolare” (Efesini 2,20) sulla quale l’uomo e la società possono trovare stabilità e salvezza. Su questa pietra angolare è edificata la Chiesa, e perciò contro di essa l’avversario non potrà mai prevalere: “Le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16,18), né potranno mai indebolirla! Anzi, piuttosto, le lotte interne ed esterne tendono ad aumentare la forza e a moltiplicare gli allori delle sue gloriose vittorie» (enciclica Summi Pontificatus, 103 – 104).
«La “Chiesa cattolica, Città di Dio, il cui Re è la Verità, la cui legge è l’amore e la cui misura è l’eternità” diceva sant’Agostino, Ep. 138 Ad Marcellinum, c. 3, n. 17), predicando senza timore tutta la verità di Cristo e lavorando come esige l’amore di Cristo con lo zelo di una madre, rappresenta una beata visione di pace al di sopra della tempesta dell’errore e della passione in attesa del momento in cui la mano onnipotente di Cristo Re calmerà la tempesta e scaccerà gli spiriti di discordia che lo hanno provocato» (Pio XII, enciclica Summi Pontificatus, 110).
Possano tutti i cattolici dei nostri giorni, a cominciare dal Papa fino al membro più umile e debole della Chiesa, adoperarsi vigorosamente con le parole, le opere, le preghiere e le sofferenze per l’instaurazione della regalità sociale e universale di Cristo: Christus vincit, Christus regnat , Christus imperat. Amen.
*vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana