È disponibile [qui] il libro Mens impletur gratia. Saggi sulla comunione spirituale (Chorabooks, 162 pagine, 17 euro). Curato da Aurelio Porfiri, ospita saggi di monsignor Athanasius Schneider, don Roberto Spataro, don Enrico Finotti, José Antonio Ureta, don Marco Begato, padre Giovanni Cavalcoli, padre Bernardo Cervellera, Giacobbe Elia, Robert Fastiggi, Marino Neri, Aldo Maria Valli.
Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo l’intervento di Aldo Maria Valli.
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Nel 2011 mi trovavo a Madrid, come inviato del Tg1, per la Giornata mondiale della gioventù, e ricordo il fortunale che si abbatté improvviso sulla spianata dei Cuatro Vientos (nome evocativo) durante la veglia di preghiera con Benedetto XVI. I poveri ragazzi furono travolti. Gli ombrelli bianchi usati per riparare il papa furono piegati. Una torretta usata per i cavi elettrici fu divelta e abbattuta. E molte delle tende in cui erano conservate le ostie per la Messa subirono danneggiamenti, tanto che l’indomani le particole furono troppo poche per poter consentire a tutti i giovani di ricevere la comunione.
Fu così che migliaia e migliaia di giovani, non potendo comunicarsi materialmente, appresero il senso della Comunione spirituale, della quale forse non avevano mai sentito parlare.
Ai nostri tempi (io sono nato nel 1958) al catechismo ancora ci insegnavano la formula della Comunione spirituale, ma in seguito questa opportunità proposta dalla Chiesa è come desaparecida. Non so perché, ma non se n’è più parlato. Poi la Comunione spirituale è riemersa dalle nebbie dell’oblio durante il Covid, quando tante persone furono costrette (secondo me ingiustamente, ma è un altro discorso) a disertare le chiese e a seguire le messe a distanza, attraverso la televisione o il computer.
La riscoperta della Comunione spirituale è stata provvidenziale. Trovo che recitando le parole insegnate da sant’Alfonso Maria de’ Liguori (“Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; non permettere che mi abbia mai a separare da te”) si possa avere una consapevolezza particolarmente profonda del valore della Comunione. Non voglio essere polemico, ma durante le messe vedo tante persone che vanno a ricevere l’ostia consacrata e mi chiedo: ma com’è che sono così tante se i confessionali sono sempre vuoti? Vedo anche che non pochi fedeli si recano a ricevere l’ostia con un atteggiamento che non è proprio un modello di fervore e rispetto. Sembra quasi che ricevere la Comunione sia diventato un diritto da esercitare. Ecco allora che la Comunione spirituale, in un certo senso, rimette le cose a posto. Ed è anche una preziosa risorsa per chi, non accettando di ricevere la particola sulla mano, non poche volte non può accostarsi alla Comunione a causa di preti che, commettendo un abuso, non comunicano i fedeli sulla bocca.
Nella Sacramentum caritatis (l’esortazione apostolica postsinodale del 2007 sull’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa) Benedetto XVI opportunamente insegna: “Senza dubbio, la piena partecipazione all’Eucaristia si ha quando ci si accosta anche personalmente all’altare per ricevere la Comunione. Tuttavia, si deve fare attenzione a che questa giusta affermazione non introduca un certo automatismo tra i fedeli, quasi che per il solo fatto di trovarsi in chiesa durante la liturgia si abbia il diritto o forse anche il dovere di accostarsi alla Mensa eucaristica. Anche quando non è possibile accostarsi alla comunione sacramentale, la partecipazione alla santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa. È bene in queste circostanze coltivare il desiderio della piena unione con Cristo con la pratica, ad esempio, della comunione spirituale, ricordata da Giovanni Paolo II e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale” (n. 55).
Il padre Federico Lombardi, ricordando l’episodio della Gmg di Madrid al quale accennavo, ha scritto che alcuni in quell’occasione restarono sconvolti dalla distruzione delle tende in cui erano conservate le ostie. Sembrò quasi che la Giornata mondiale della gioventù fosse fallita perché era venuto a mancare qualcosa di essenziale. “Ci volle molto impegno e anche tempo per aiutare a capire che l’atto fisico di ricevere l’ostia santa è importantissimo, ma non è l’unico e indispensabile modo di unirsi con Gesù e il suo corpo che è la Chiesa” (L’Osservatore Romano, 18 aprile 2020).
Sono numerose le testimonianze che i santi ci hanno lasciato sull’importanza e l’efficacia della Comunione spirituale. Scelgo, tra le tante, alcune espressioni di san Tommaso d’Aquino: “L’effetto di un sacramento, come si è detto sopra, può essere ottenuto da uno che riceve il sacramento col desiderio, anche senza riceverlo di fatto. Come quindi alcuni ricevono il battesimo di desiderio per il desiderio di esso prima di essere battezzati con l’acqua, così pure alcuni si cibano spiritualmente dell’Eucaristia prima di riceverla sacramentalmente” (Summa teologica, III, q. 80, art. 1, ad 3). Va da sé che “la Comunione spirituale non può portare frutto se l’anima non è in Grazia di Dio. È quindi un errore pensare che la Comunione spirituale possa sostituire quella sacramentale per coloro che non possono accostarsi al Sacramento perché vivono in stato di peccato” (padre Giorgio Maria Faré).
Proprio durante la pandemia, a causa del digiuno eucaristico, molte persone hanno potuto scoprire o riscoprire il valore della Comunione spirituale. La Chiesa non lascia mai soli i suoi figli, non li abbandona. E la Comunione spirituale mi sembra una delle risorse più belle che la Madre Chiesa abbia trovato per venire incontro alle esigenze dei fedeli. Sotto certi aspetti (parlo da profano, e mi scuso con gli esperti) il testo della Comunione spirituale mi ricorda certe lettere che gli innamorati si scambiano quando sono lontani. Il desiderio dell’essere uniti vi è espresso con particolare intensità, in un modo commovente.
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AA.VV., Mens impletur gratia. Saggi sulla comunione spirituale, Chorabooks, 162 pagine, 17 euro