In un’intervista al programma World Over di Raymond Arroyo il vescovo Joserph Strickland, rimosso da papa Francesco, ha rivelato ulteriori dettagli sulle ragioni del suo allontanamento dalla diocesi di Tyler nel Texas.
Strickland ha infatti ricordato che in una conversione avuta con il nunzio apostolico negli Stati Uniti, il cardinale (allora arcivescovo) Christophe Pierre, avvenuta due anni fa, fu messo in guardia. Il che fa intendere che la sua rimozione non sia stata un fatto improvviso, ma potrebbe essere stata preparata da lungo tempo.
Spiega Strickland: “Non posso dire che lui [il cardinale Pierre] abbia affermato che il deposito della fede è qualcosa che non esiste, ma sicuramente sostenne questo: ‘Smettila di insistere così tanto sul deposito della fede e segui il programma’. Ecco ciò che mi sentii dire. La citazione non è letterale, ma il senso era quello. Ora, ripensando alla conversazione con il nunzio, ho capito che fu un avvertimento”.
Quando Arroyo chiede a Strickland se il cardinale Pierre avesse parlato di qualche problema specifico, l’ex vescovo di Tyler risponde: “Sì. Mi riferì, leggendo una serie di pagine, diverse questioni preoccupanti, ma non ne menzionò neppure una di tipo amministrativo. Parlò soltanto di una mancanza di fraternità nei confronti dei miei confratelli vescovi, un problema che alla fine credo si riduca sostanzialmente a un fatto: io mi esprimo apertamente, loro no”.
“Certamente – prosegue Strickland – non aver applicato la Traditionis custodes è stato un altro motivo addotto da Pierre. Noi abbiamo sempre mantenuto alcune messe in rito antico e, come ho detto in altre occasioni, sentivo che non potevo privare la parte del gregge più legata alla tradizione del nutrimento di cui aveva bisogno. E ricordiamo che le chiese in cui si celebrano le messe vetus ordo sono pienissime, con moltissimi giovani e intere famiglie”.
“Quindi – commenta Strickland – quando si dice che non ho implementato Traditionis custodes si dice il vero: non l’ho fatto. Ma mi risulta che anche altri vescovi non abbiano risposto come voleva il Vaticano”.
Un altro problema che secondo Strickland è all’origine della sua rimozione è la mancanza di sostegno al sinodo sulla sinodalità.
“Questa in effetti è un’altra delle questioni. E come al solito l’ho detto chiaramente. In un tweet mi sono chiesto: perché stiamo discutendo di cose che non dovrebbero essere oggetto di discussione?”.
La presenza di Strickland nei social media è stato un altro problema citato dal nunzio Pierre.
“Mi era già stato detto di darmi una calmata, ma io avverto che è importante essere presente nei social. Sono un successore degli apostoli, una responsabilità enorme, e sento che devo dire la verità. Ho provato a farlo con rispetto. Non ho intenzione di attaccare nessuno. Amo Cristo, la sua Chiesa, papa Francesco. Siamo tutti vescovi, tutti successori degli apostoli. Dovremmo lavorare insieme”.
Strickland sottolinea che da parte del Vaticano c’è un doppio standard quando ha a che fare con difensori espliciti dell’ortodossia, come lui, e quando si occupa di vescovi collegati a casi di abusi sessuali: “Ci sono vescovi che pur essendo corrotti e collegati allo scandalo McCarrick, su cui non abbiamo mai avuto risposte chiare, sono ancora nelle loro sedi. Contro di loro non c’è stato alcun provvedimento. Questo doppio standard è qualcosa di molto preoccupante”.
Il vescovo Strickland ribadisce inoltre che gli è stato chiesto di non partecipare alla riunione annuale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che si è la settimana scorsa a Baltimora: “Mi è stato chiesto di non partecipare a causa della controversia. E così ho fatto”.
Strickland, non potendo partecipare ai lavori dell’assemblea, si è presentato davanti alla sede dei lavori e in ginocchio, assieme ad alcuni fedeli, ha recitato il rosario. Qualcosa di inappropriato, secondo i critici, ma il vescovo risponde: “In realtà non è stata la prima volta, l’ho sempre fatto, anche prima di essere rimosso dalla mia diocesi. Sapevo che sarei stato attaccato per essere andato a Baltimora, ma mi ero impegnato a partecipare alla preghiera e non ho voluto staccare la spina solo perché non potevo partecipare all’assemblea”.
Quando Arroyo, in riferimento a una risposta data da Strickland alla lettera di un fedele, chiede se il vescovo davvero stia promuovendo l’idea che Francesco non sia un papa legittimo, il vescovo risponde: “In quella lettera si usava la parola ‘usurpatore’, che è molto forte. Quello che mi veniva detto, per come l’ho capito, è che il papa usa l’autorità della cattedra di Pietro per cambiare ciò che Cristo ha stabilito. Io credo che Francesco sia papa legittimo, ma certamente dice cose confuse, e tante persone da lui nominate cardinali, anche in vari uffici del Vaticano, dicono a loro volta cose che non solo sono confuse, ma contraddicono il deposito della fede. E il papa dovrebbe intervenire. Lui è il papa. Può chiarire ogni questione molto velocemente e semplicemente dicendo: questo è ciò in cui crediamo come cattolici. Io prego che lo faccia”.
Fonte: lifesitenews.com