di Nicolò Raggi
Caro Valli,
leggendo su Duc in altum notizie e commenti sulla rimozione del vescovo Strickland e sull’uccisione della piccola Indi Gregory mi è balzato alla mente un parallelismo: da un lato i sistemi giuridico e sanitario inglese affermano che, nel suo migliore interesse, non è possibile prendersi cura di una persona gravemente malata e forse inguaribile; dall’altro la Santa Sede afferma che, nel migliore interesse della diocesi, non è possibile che il suo vescovo rifiuti di dimettersi. In entrambi i casi non vengono fornite motivazioni che non siano irrazionali o inconsistenti.
Lo stesso articolo pubblicato su Vatican News circa la vicenda di Strickland non può far altro che agghindare di vuoto a perdere la scarna comunicazione del Bollettino della sala stampa e, come giustamente rimarcava lei, il sottovuoto spinto è stato riservato da parte della Santa Sede anche all’assassinio della bimba inglese.
La verità è talmente calpestata che si avrebbe la tentazione di non dire più nulla, non rispondere, non commentare. Vogliamo però non abituarci all’ingiustizia, non sottovalutare la barbarie, non ignorare la sofferenza, pur certi che nemmeno una lacrima o una goccia di sangue andranno sprecate, anzi contribuiranno in modo cruciale alla misteriosa ma realissima fioritura del Regno sulla terra.
Sappiamo che la Verità risplenderà gloriosa e che ciò che è stato detto alle orecchie sarà urlato dalle terrazze. Sappiamo che fin d’ora la Verità risplende fulgida nei suoi martiri.
La Verità è disposta ancora a morire per noi, anche quando noi siamo disposti a sacrificarla sull’altare dell’ipocrisia, come tragicomicamente conferma lo stesso Bergoglio.