Sul sedemenefreghismo. Ultimi contributi
Cari amici di Duc in altum, dopo quelle pubblicate il 5, 6 e 7 dicembre, vi propongo un’ultima selezione di contributi in merito al cosiddetto sedemenefrgehismo. Grazie per aver partecipato al dibattito.
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Caro Valli,
in merito alla questione del sedemenefreghismo, il mio pensiero è semplice: comunque la si pensi, quando noi cattolici, un bel giorno, vedremo rimossi gli altari abusivi e posticci nelle chiese e ripristinati gli altari tradizionali, allora capiremo che tutto sarà stato rimesso a posto nella santa Chiesa cattolica e il cattolicesimo sarà salvo.
A mio modesto parere, se non cambia il rito, non potrà cambiare il corso della Chiesa, poiché rito e fede, rito e cattolicità vanno di pari passo. Perciò, come san Tommaso, dico: se non vedo, non credo. Ossia, se non vedo i nuovi altari eliminati, non credo che la santa romana Chiesa possa tornare a essere quella di sempre e risolvere la drammatica crisi che essa sta vivendo. Perché ciò avvenga, dobbiamo solo pregare incessantemente lo Spirito Santo, senza stancarci.
Un caro saluto e l’augurio di ogni bene
Vincenzo Cannone
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Caro Valli,
mi sembra che il sedemenefreghismo sia una soluzione di ripiego. Continuo a ritenere doverosa, piuttosto, una seria indagine storica su quanto accaduto tra l’11 febbraio e il 13 marzo del 2013. Bergoglio è veramente il sommo pontefice? Le dimissioni di Benedetto sono reali? Munus e ministerium non sono la stessa cosa!
Le modalità dell’elezione di Bergoglio sono corrette? Quando fu eletto, nel 2013, Bergoglio era affiliato a qualche setta massonica e pertanto fuori dalla Chiesa?
Cosa c’è scritto nel terzo segreto di Fatima? Chi è e cosa rappresenta il vescovo vestito di bianco?
Claudio Buzzi
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Caro Valli,
in merito al sedemenefreghismo mi torna in mente il monito che san Pio da Pietralcina rivolse negli ultimi anni della sua vita a una figlia spirituale. Credo valga la pena meditarlo seriamente: “Ricordati… quando verranno quei tempi: i Comandamenti di Dio, preghiere del mattino e della sera, santo rosario, sacramenti, catechismo, i santi, e fate tutto nella fede dei nostri padri! Nella fede dei nostri padri! Nella fede dei nostri padri! E non ascoltate più nessuno”.
Paolo Corbò
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Caro Valli,
il cosiddetto sedemenefreghismo è una provocazione e ritengo che non intenda in alcun modo sottovalutare l’importanza della questione.
Il problema è certamente importantissimo, ma noi fedeli non abbiamo gli strumenti teologici per poterla risolvere in modo definitivo, e penso che non l’abbiamo neppure i pastori oggi viventi.
Va dunque bene discuterne, magari anche appassionatamente, ma ciò non deve condurci a “scomunicare” chi la pensa diversamente e che, fino a un pronunciamento vincolante di una futura Autorità, potrà continuare a pensarla in modo diverso.
Ricordiamo che Vincenzo Ferrer fu obbediente in buona fede a Clemente VII, papa scismatico, ma ciò non gli impedì di diventare santo.
Fare dunque fronte comune per combattere la gravissima crisi che colpisce la Chiesa di oggi non è assolutamente, come oggi molti affermano, una sorta di “ecumenismo d’accatto”.
Del resto, per fare un altro esempio, francescani e domenicani per secoli collaborarono attivamente pur avendo posizioni diverse circa l’Immacolata Concezione. Quando poi il dogma fu infine proclamato, tutti si adeguarono in fraterna obbedienza.
Senza dubbio oggi abbiamo il sacro dovere di unire le forze nel nome della Fede di sempre.
Grazie per il suo impegno.
Marco Bongi