di don Marco Begato
L’esame di coscienza
Ci ricorda don Bertetto che l’esame di coscienza è il primo requisito per garantire l’efficacia della confessione e per conservare la coscienza pura. Senza di esso anche la confessione frequente riesce dannosa.
Parlando ai giovani dopo il ritorno dalle vacanze, il 20 ottobre dello stesso anno, don Bosco con stile persuasivo indica in che cosa consista l’esame di coscienza.
Sapete voi che cosa fa un viaggiatore appena ritorna da qualche viaggio? La prima cosa che fa è osservare il suo vestito, se ha qualche macchia o di polvere o di fango o di altro, e poi dà mano alla spazzola e toglie via ad una ad una queste macchie, finché i suoi vestiti siano tutti puliti; e se fosse caduto in una pozzanghera, bisogna che faccia il bucato. Così pure dovete fare voi adesso che ritornate dal vacanze: osservate un po’ il vestito della vostra coscienza, se è tutto ben pulito, se non ha alcuna macchia. Se mai vi trovaste qualche piccola macchia, prendete subito la spazzola della confessione e toglietela via; e se vi trovaste qualche macchia delle più grosse, per carità, togliete via anche questa (MB, XII, 554-555)
Nella novena del Santo Natale dell’anno 1879, egli ritornò ancora due volte sull’esame di coscienza e sul suo contenuto.
In onore di Gesù Bambino, esaminare se nelle confessioni passate vi era il pentimento con le sue caratteristiche… Fate una verifica della qualità delle confessioni precedenti, cosa che farà poi Gesù Cristo al suo divin tribunale nel giorno del giudizio (MB, XIV, 383).
Commento
Se non c’è esame di coscienza… cosa andremo a confessare? È questo che ci suggerisce giustamente don Bosco con la metafora del viaggiatore: bisogna passare in rassegna le macchie dell’abito della nostra anima. E altrettanto giustamente i preti spesso ci ricordano che la confessione non è solo un elenco della spesa. Per evitare che lo diventi è essenziale l’esame di coscienza: non un elenco di prodotti, ma saper dire cosa c’è dentro di noi e saperlo offrire a Dio. Non bisogna fare l’elenco della spesa dunque non significa smettere di elencare i propri peccati, ma significa saper riconoscere e confessare con precisione i propri peccati, sì, ma saperlo fare dando il giusto peso a ciò che è più grave e a ciò che lo è meno, a ciò che è stato voluto e a ciò che è stato solo tollerato, a ciò che etc. etc. Se vado a far la spesa, poco importa comprare prima il detersivo o le bibite. Se vado a confessami è centrale dare a ogni cosa il suo peso.
Il riferimento al giorno del giudizio giova ricordare sobrie verità di fede: il ragazzo che si impegna regolarmente nell’esame di coscienza e nella confessione non avrà nulla da temere nel giorno del giudizio. Al suo divin tribunale Gesù, che ha dato la sua vita per amore nostro, completerà e concluderà – per così dire – l’ultimo esame di coscienza: una cosa cui siamo già abituati, non un dispetto spaventoso.
2.continua