Don Bosco e la Confessione / 3
di don Marco Begato
Uno sguardo dentro di sé
In una lettera di don Bosco alla signora Louvet, in data 17 settembre 1883, troviamo questa raccomandazione:
Verifica annuale della propria coscienza riflettendo sul miglioramento o sul peggioramento dell’anno passato (MB, XVI, 652).
L’esame di coscienza è anche, secondo il pensiero del Santo Educatore, una specie di bilancio spirituale (cfr. MB, IX, 355; XVI, 652), e soprattutto un’occasione “per pensare seriamente a sé”.
La sera del 10 aprile 1877 parlando ai giovani di Valdocco diceva:
Ciascuno pensi seriamente a sé, faccia il suo esame e dica: Sono del tutto tranquillo nella mia coscienza? Se può rispondere che, trovandosi in punto di morte, sarebbe tranquillo nello stato nel quale ora si trova, vada avanti con coraggio; ma se alcuno riflettendo dicesse: “Io ho questa cosa nel mio cuore che, se fossi in fin vita, mi inquieterebbe!”, è meglio che l’aggiusti adesso per essere poi tranquillo allora! (MB, XIII, 125).
Da questi accenni possiamo rilevare che Don Bosco, seguendo l’indirizzo dei grandi moralisti ed educatori cattolici [del suo tempo], presenta ai giovani l’esame di coscienza come un esercizio pratico di introspezione, di cui i ragazzi hanno un bisogno tutto particolare, essendo per natura portati alla superficialità ed alla distrazione.
Egli però non si limita a suggerire una riflessione generica, ma vuole che siano presi in esame i valori spirituali profondi ed eterni, così che ogni giovane senta la sua responsabilità di fronte a sé stesso e di fronte a Dio.
L’esame di coscienza può essere così un aiuto preziosissimo anche per decidere della propria vocazione e del proprio futuro.
Commento
La prima sottolineatura attuale di questo paragrafo riguarda l’aspetto educativo e pedagogico del confessarsi; oltre al suo valore universale, la Confessione risulta particolarmente ricca per la formazione umana dei giovani. Se è vero, come è vero, che la giovinezza è un periodo di transizione e di passaggio, un momento in cui la persona e la personalità si vanno formando alla ricerca della propria maturità; e se è vero, come è vero, che nonostante la grandezza dell’obiettivo i ragazzi tendono a essere incostanti e distratti, ecco che si evidenzia un merito enorme della Confessione. Essa aiuta a divenire profondi, stabili e riflessivi.
Una seconda sottolineatura riguarda il successo psicologico della confessione. Oggi anche il più indifferente alle cose di Chiesa è disposto a riconoscere che la confessione possa essere – poniamo – un “principio di stabilità psichica” o simili. È vero anche questo, ma viene solo come conseguenza. La radice di tali benefici è più profonda: è la cura del proprio spirito, la capacità di fare un bilancio spirituale. E se abbiamo messo a posto lo spirito, non stupisce che vadano a posto tante altre dimensioni della nostra vita
Don Bertetto tira le conclusioni: chi cura il proprio spirito gode di un buon equilibrio psichico e cresce con una robusta personalità, sarà in condizione di poter scoprire e realizzare il meraviglioso disegno di Dio sulla propria vita: la propria vocazione. Come sacerdote, come frate o suora, come sposo, come professionista (oggi più che mai ogni settore di società attende uomini di Dio).
3.continua