Don Bosco e la Confessione / 4
di don Marco Begato
Le caratteristiche dell’esame di coscienza
Anzitutto esso deve essere accurato affinché metta allo scoperto le più piccole macchie dell’anima.
Tra i fioretti assegnati da Don Bosco ai giovani per il mese di maggio 1866 troviamo per il giorno 13 maggio:
Fare l’esame diligente di coscienza e prepararsi a fare una confessione come se fosse l’ultima della vita.
Per il 19 maggio:
Pensare seriamente ai doveri del proprio stato ai quali si manca più spesso, implorare l’aiuto divino e promettere a Maria di emendarsene.
Per il 29 maggio:
Ciascuno si faccia dire da chi è maggiormente conosciuto, di qual difetto deve specialmente correggersi per dare buon esempio (MB, VIII, 352-353).
Nel sermoncino della buona notte tenuto il 28 ottobre 1875 don Bosco aggiunse:
Prima di ogni altra cosa bisogna accuratamente esaminare la vostra coscienza e cominciare a togliere da essa, se per caso vi fosse, qualche cosa di grave; perché se voi vi preoccupaste di tappezzare bene le pareti di una camera, anche arredata con ogni lusso, mentre nel bel mezzo vi fosse una pattumiera o della sporcizia, voi fareste ridere, e vi direbbero: “Comincia a togliere quella sporcizia e poi arrederai la camera”. Lo stesso vale per la vostra anima: se alcuno avesse un peccato grave sulla coscienza ma volesse limitarsi a togliere solo i piccoli difettucci, costui non farebbe bene; per agire in modo intelligente bisogna togliere il peccato e poi si penserà ad abbellirla sempre meglio nei dettagli (MB, XI, 461).
L’esame inoltre deve essere rigoroso, ossia deve scrutare tutte le pieghe dell’anima e non limitarsi a cogliere solo le cose più rilevanti.
Nei fioretti assegnati per la Novena di San Francesco di Sales e della Purificazione di Maria Santissima nell’anno 1866, Don Bosco si limita a proporre vari richiami per un rigoroso e minuto esame di coscienza (cfr. MB, VIII 292). Nei fioretti assegnati nel 1879 ai Salesiani per la Novena del Santo Natale, il Santo Fondatore ritorna sul suo argomento preferito e per l’ottavo giorno della Novena raccomanda:
Revisione delle confessioni della vita passata come farà poi Gesù Cristo al suo divin tribunale (MB, XIV, 383).
L’esame infine deve essere sincero, così da togliere ogni inganno e mostrare la vera situazione della propria anima alla luce di quel che è stato fatto effettivamente.
Nella visione sull’Inferno gli è indicata la causa della dannazione di alcuni giovani:
Taluni, invece di far l’esame di coscienza, cercavano il modo di ingannare il confessore (MB, IX, 177).
Don Bosco risponde ripetutamente che esso deve essere quotidiano; e deve essere più accurato in occasione della confessione settimanale, del ritiro mensile per l’Esercizio della Buona Morte e degli Esercizi Spirituali annuali.
Commento
Nelle citazioni precedenti – sempre tratte dagli scritti di don Bertetto – abbiamo nuovamente citato un discorso di don Bosco durante la Buona Notte. È il caso di spiegare cosa sia la Buona Notte e di mostrare una curiosità. La Buona Notte è la preghiera della sera che don Bosco aveva sempre fatto con sua mamma, che poi aveva fatto coi suoi ragazzi, e che infine ha comandato di fare a tutti i salesiani coi loro giovani. Una preghiera accompagnata da qualche piccola riflessione sull’andamento della giornata e sui propositi per il tempo a venire. La curiosità: praticamente si tratta di un esame di coscienza di gruppo. Sera dopo sera don Bosco ha insegnato ai suoi come si deve fare a revisionare la propria vita alla luce di Dio.
Ciò detto, ricapitoliamo in poche righe le quattro classiche caratteristiche emerse, utili a fare un buon esame di coscienza: accuratezza (farlo con attenzione, non distrattamente), rigore (farlo con severità, non mentire o prendere alla leggera i propri peccati), sincerità (dirsi la verità, e prepararsi a dirla al confessore), frequenza quotidiana (praticarlo ogni giorno: altrimenti diventa impossibile ricordare, scoprire ed eliminare tutte le storture della propria anima)
4.continua