di Francesco Caputo
Caro Valli,
l’argomento di questa lettera è l’intuizione di monsignor Carlo Maria Viganò circa il possibile vizio di consenso da parte di Francesco [qui il primo contribuito dell’arcivescovo, qui un secondo, e qui un commento di don Francesco Ricossa], un tema sul quale penso sia necessario tornare.
Dopo un iniziale scetticismo, ho pensato che percorrere questa strada potrebbe essere utile. Avendo una cultura scientifica, che mi porta ad analizzare i dati, sostengo che se da un lato è vero che l’ipotesi dell’arcivescovo Viganò non ha solidi riferimenti normativi, dall’altro lato questo potrebbe essere un vantaggio: il tiranno ha infatti dimostrato un’incredibile capacità di cambiare le norme a proprio piacimento per ottenere ciò che vuole.
L’intuizione di Viganò all’inizio potrebbe sembrare contorta. In realtà mette in campo un’accusa alla quale il papa dovrà rispondere.
San Tommaso diceva che Dio è Verità, e la verità incomincia a essere percepita dal popolo di Dio. Il demonio, che ha terrore della Verità di Dio, è abile, scaltro e ingannatore. Pratica l’arte del compromesso, della trattativa, della lusinga, e propone alternative morbide. Bisogna scacciare questa tentazione e andare al dunque.
Ormai sono numerose le opere che, occupandosi del pontificato di Bergoglio, si chiedono se questa presunta “chiesa della misericordia” venga da Dio o da satana.
Incoraggio quindi monsignor Viganò a dare seguito alla sua intuizione, anche spiegandola meglio ai fedeli. La Chiesa è fatta di uomini ma appartiene a Cristo. Di qui la mia fiducia che nostro Signore e la Madonna, sollecitati dalle preghiere di tanti fedeli, la aiuteranno.