di Mauro Bonaita
Caro Valli,
in questo periodo di preparazione al Natale, per superiori disposizioni, nella chiesa che frequento l’omelia è sostituita dalla lettura d’un brano dell’esortazione apostolica Laudate deum. Così sabato 16 dicembre ci siamo sorbiti il seguente passaggio:
Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi. È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi. Sappiamo quindi che ogni volta che la temperatura globale aumenta di 0,5 gradi centigradi, aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni in alcune aree, di gravi siccità in altre, di caldo estremo in alcune regioni e di forti nevicate in altre ancora. Se fino ad ora potevamo avere ondate di calore alcune volte all’anno, cosa accadrebbe con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, a cui siamo vicini? Tali ondate di calore saranno molto più frequenti e più intense. Se si superano i 2 gradi, le calotte glaciali della Groenlandia e di gran parte dell’Antartide si scioglieranno completamente, con conseguenze enormi e molto gravi per tutti.
L’omelia dovrebbe immergere il credente nel percorso mistagogico di preparazione al culmine della messa, la liturgia eucaristica, affinché il fedele creda fermamente e riconosca Cristo offerto in Sacrificio per noi sulla scia dei due di Emmaus: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).
Ora sfido qualunque credente a non farsi venire il mal di pancia dinnanzi alla pagina della Laudate Deum letta in chiesa. Ondate di calore? Calotte polari che si sciolgono? Groenlandia? Aumento della temperatura globale di 1,5 gradi?
Un grido voleva uscire dalle mie viscere e interrompere quella lettura a metà: Dio, aiutaci! Fortunatamente il lume della ragione e una mano amica hanno trattenuto il metalmeccanico che è in me.
Ma il disagio non era solo mio. Mi guardavo attorno e vedevo gli altri fedeli: i miei compaesani, il nostro parroco. La mortificazione cresceva nel nostro cuore. Mi pareva di percepire, anche da parte delle persone più in linea col presente pontificato, un senso di avvilimento nel dover sottomettere la ragione a quelle parole vuote e fuori luogo. Perfino la voce del parroco pareva essere più insicura.
In parrocchia c’è l’usanza, discutibile, di far recitare le preghiere dei fedeli ai presenti, dal proprio posto, e non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Ho detto: “Preghiamo perché la Chiesa torni a trattare i temi della fede e smetta di scrivere baggianate che sviliscono il sacrificio sulla croce di nostro Signore Gesù Cristo! Per questo ti preghiamo!”. E tutti (sacerdote compreso) hanno risposto: Amen!
In seguito, riflettendo sull’episodio e sul disagio provato, ho pensato che l’esortazione apostolica, a conti fatti, si rivelerà un autogol. Il nostro nemico più acerrimo, Satana, è astuto, ma a volte si manifesta con la più totale imbecillità. Da parte nostra, dobbiamo testimoniare la Verità e protestare contro ogni deviazione.
Laudetur Jesus Christus!