Don Bosco e la Confessione / 12
di don Mauro Begato
La figura del confessore
Quando insiste sul dovere dell’integrità, don Bosco rileva che essa si riferisce all’accusa delle colpe gravi, ma non è richiesta per le veniali. Nota infatti il biografo:
Don Bosco confessando giovani di buona volontà, i quali non hanno da confessare se non piccoli difetti, suole dir loro: “Quando hai solamente di queste cose, bacia la medaglia o il crocifisso, proponi di stare più attento, fa’ l’atto di contrizione e vai tranquillo a fare la Santa Comunione”
Per le colpe gravi invece don Bosco, secondo i chiari principi della Teologia morale, esigeva che i giovani confessassero anche le circostanze aggravanti del peccato, e non mancava di aiutarli, soprattutto quando lo soccorrevano speciali doni celesti. Ci limitiamo a un episodio tra i tanti.
Francesco Alpi, giovane di 15 o 16 anni, pochi giorni dopo la sua entrata nel collegio di Alassio, sentì dire negli avvisi della sera che sarebbe arrivato don Bosco in viaggio per la Francia e che i giovani i quali avessero avuto desiderio di confessarsi da lui, l’avrebbero potuto fare. Il giovane Alpi non aveva mai sentito parlare di don Bosco e pensò tra sé: “Dal momento che viene un prete sconosciuto, che rimane qui un giorno o due e poi scompare, è meglio che mi confessi da lui e che faccia una confessione generale, così eviterò di farla in seguito da un prete della casa che avrà poi occasione di riconoscermi”. E difatti la mattina seguente andò a confessarsi da don Bosco senza sapere chi fosse. Cominciando la confessione, egli si raccomandò al confessore che l’aiutasse, poi espose tutti i peccati di cui si ricordava. Finita la sua accusa, quando non sapeva proprio più che cosa dire, don Bosco gli disse: “Ti dimentichi di dire quel peccato che hai fatto in quel luogo e in quel tempo”. E descrisse lui fin nei particolari ciò che Alpi aveva fatto dai dieci agli undici anni. E soggiunse: “È vero che tu non hai fatto il peccato come i tuoi due compagni, ma l’hai fatto col pensiero e col desiderio, e anche col pensiero e col desiderio si offende il Signore”.
Sentendo una simile cosa, il giovane fu colpito da tale stupore che lì, ai piedi di don Bosco, sudò freddo e quasi gli pareva di svenire (MB, XIX, 440-447).
Circa l’accusa delle circostanze, così si esprimeva don Bosco nel sermoncino del 30 maggio 1875:
Altra cosa che per lo più non si pensa di confessare è lo scandalo dato. Si veda bene chi ha dato scandalo ad un altro con la sua cattiva azione, il peccato non è ben confessato dicendo solamente: “Ho fatto la tale azione”, ma bisogna anche confessare di aver dato scandalo.
Purtroppo vi sono anche cose taciute da taluni apposta nelle confessioni passate. Qui non c’è via di mezzo; bisogna fare un bucato generale per mettere a posto tutto (MB, XI, 248).
Nel sogno sull’Inferno egli vede dei giovani dannati perché “si sono confessati, ma le colpe contro la bella virtù le hanno confessate male o taciute affatto. Ad esempio, uno che di questi peccati ne aveva commessi quattro o cinque, disse solo di due o tre (MB, IX, 177).
Per garantire l’integrità dell’accusa don Bosco, nelle occasioni in cui i giovani erano meglio disposti (come in preparazione a feste importanti o negli esercizi spirituali), consigliava opportunamente la confessione generale.
L’ideale era che ogni giovane avesse un confessore stabile, in cui riporre tutta la confidenza, e che fosse guida sicura attraverso crisi e difficoltà della giovinezza.
Ecco le norme che don Bosco rivolge ai giovani, nella biografia di Michele Magone:
Per prima cosa – egli dice – vi raccomando di far quanto potete per non cadere in peccato: ma se per disgrazia vi accadesse di commetterne, non lasciatevi mai convincere dal demonio a tacerlo in confessione. Pensate che il confessore ha ottenuto da Dio il potere di rimettervi ogni tipo e ogni numero di peccati. Più gravi saranno le colpe confessate, più il confessore godrà in cuor suo, perché sa essere molto più grande la misericordia divina, che per mezzo di lui vi offre il perdono, e vi dona i meriti infiniti del prezioso Sangue di Gesù Cristo, con cui egli può lavare tutte le macchie dell’anima vostra.
Ricordatevi che il confessore è un padre, il quale desidera ardentemente di farvi tutto il bene possibile, e cerca di allontanare da voi ogni sorta di male. Non temete di perdere la stima presso di lui confessandovi di cose gravi, oppure che egli venga a svelarle ad altri. Perché il confessore non può servirsi di nessuna notizia avuta in confessione per nessun motivo al mondo. Dovesse perdere anche la propria vita, non dice né può dire a chicchessia la minima cosa relativa a quanto ha udito in confessione. Anzi posso assicurarvi che quanto più sarete sinceri ed avrete confidenza con lui, tanto più egli accrescerà la sua confidenza in voi e sarà sempre più in grado di darvi quei consigli ed avvisi che gli sembreranno maggiormente necessari ed opportuni per le anime vostre.
Ho voluto dirvi queste cose affinché non vi lasciate mai ingannare dal demonio tacendo per vergogna qualche peccato in confessione. Io vi assicuro, o giovani cari, che mentre vi scrivo mi trema la mano pensando al gran numero di cristiani che vanno all’eterna perdizione, soltanto per aver taciuto o non aver esposto sinceramente certi peccati in confessione! Se mai taluno di voi ripassando la vita trascorsa, venisse a scorgere qualche peccato volontariamente omesso, oppure avesse solo un dubbio intorno alla validità di qualche confessione, vorrei subito dire a costui: “Amico, per amore di Gesù Cristo e per il Sangue prezioso che egli sparse per salvare l’anima tua, ti prego di aggiustare le cose della tua coscienza la prima volta che andrai a confessarti, esponendo sinceramente quanto ti dà pena, precisamente come se ti trovassi in punto di morte. Se non sai come esprimerti, di’ solamente al confessore che hai qualche cosa che ti dà pena nella vita passata. Al confessore basterà questo, tu poi segui quanto egli ti dice, e poi sta’ sicuro che ogni cosa sarà aggiustata”.
Andate con frequenza a trovare il vostro confessore, pregate per lui, seguite i suoi consigli. Quando poi avrete fatta la scelta di un confessore che ritenete adatto per i bisogni dell’anima vostra, non cambiatelo più, se non ce n’è la necessità. Finché voi non avete un confessore stabile, in cui abbiate tutta la vostra confidenza, a voi mancherà sempre l’amico dell’anima.
Confidate anche nelle preghiere del confessore, il quale nella Santa Messa prega ogni giorno per i suoi penitenti, affinché Dio loro conceda di fare buone confessioni e possano perseverare nel bene: pregate anche voi per lui.
Potete però senza scrupolo cambiare confessore quando voi o il confessore cambiaste dimora e vi riuscisse di grande incomodo il recarvi presso di lui, oppure fosse ammalato, o in occasione di solennità ci fosse molta altra gente presso di lui. E anche se aveste qualche cosa sulla coscienza che non osaste manifestare al confessore ordinario, piuttosto di fare un sacrilegio cambiate non una, ma mille volte il confessore.
Commento
Poiché la confessione è un grande appuntamento per la nostra libertà, e ha senso e dà frutto nella misura in cui il penitente si mette in gioco con verità e autenticità, si spiega l’insistenza nell’enumerare le condizioni su pentimento, proposito e accusa.
La Chiesa da sempre distingue i peccati gravi (per l’azione cattiva in sé e quelli resi tali da particolari circostanze) dai veniali, e insegna: ogni fedele, raggiunta l’età della ragione, ha l’obbligo di confessare i propri peccati gravi almeno una volta all’anno, e comunque prima di ricevere la santa Comunione (Compendio del Catechismo, n. 305). La confessione dei peccati veniali è vivamente raccomandata dalla Chiesa, anche se non è strettamente necessaria, perché ci aiuta a formarci una retta coscienza e a lottare contro le cattive inclinazioni, per lasciarci guarire da Cristo e per progredire nella vita dello Spirito (Compendio del Catechismo, n. 306).
Oltre ai peccati gravi/veniali, oltre alla confessione di pensieri, parole opere e omissioni, don Bosco ci ricorda che anche gli scandali vanno inclusi nel numero dei peccati di non poca importanza. Nel mondo che fa di tutto pubblicità e propaganda, qualcosa ci potrebbe far intuire che questi peccati siano in aumento: ognuno valuti per sé stesso.
C’è poi la concessione di cambiare confessore all’occorrenza. Ma come, non abbiamo forse elogiato la scelta di avere un confessore stabile? Sì, ma bisogna mettere ogni cosa nel giusto ordine. Essenziale è confessarsi, ne va della salvezza eterna dell’anima. Assicurata la confessione, si potrà provvedere a perfezionarla, magari trovando il confessore stabile. Poi si potrà avviare pure un cammino con una guida spirituale. In casi di emergenza si salvi l’essenziale: confessarsi con un prete, qualsiasi.
Ma qui non stiamo giocando al ribasso e non siamo in situazione di emergenza, anzi stiamo apprezzando man mano la ricchezza della Confessione per la nostra vita.
12.continua