Il vescovo Mutsaerts: “Santo Padre, per favore, sia chiaro! L’ambiguità non aiuta nessuno!”
“Santo Padre, per favore sia chiaro! Questo suo modo di esprimersi non aiuta nessuno! Nessuno!”.
Il vescovo Rob Mutsaerts, ausiliare della diocesi di ‘s-Hertogenbosch, rivolge una richiesta netta al papa e lo fa in modo esplicito.
Il problema riguarda la Fiducia supplicans. Dio può benedire un peccatore? Certo, i peccatori che si pentono vengono perdonati con tutto il cuore. Una questione completamente diversa è: può Dio benedire il peccato? Ovviamente no!
Il principio, spiega il vescovo, si applica a tutte e le forme di benedizioni: sacramentale, formale, informale. Ed è sotto questo profilo che Fiducia supplicans è sbagliata: chiede di benedire senza chiedere la conversione.
Un cristiano gay può essere benedetto individualmente, se disposto alla conversione. Ma una relazione gay non può essere benedetta, mai. Perché la Chiesa la considera peccaminosa.
La dichiarazione del Dicastero vaticano per la dottrina della fede sostiene che la benedizione di tali rapporti è possibile. In altre parole, è possibile benedire una relazione peccaminosa. Cioè si sostiene che Dio può benedire un peccato!
Su cosa si basa questa aberrazione? Non c’è , e non ci può essere, un riferimento ai Padri della Chiesa, ai documenti dei papi, agli scritti dei teologi. Ci sono solo riferimenti a precedenti parole di papa Francesco.
Per il vescovo Mutstaerts Fiducia supplicans vuole essere una guida pastorale, ma non lo è perché totalmente ambigua. Non è chiaro il motivo per cui qualcuno dovrebbe chiedere la benedizione di un sacerdote e perché un sacerdote dovrebbe darla.
“Normalmente una benedizione serve ad allineare maggiormente la propria vita alla volontà di Dio. È una chiamata alla santità. Ma nel comunicato non si parla mai di un appello alla conversione, al pentimento. Non c’è alcun riferimento alla verità. Non c’è questo appello alle coppie LGTBQ, non c’è la richiesta di vivere in continenza secondo il piano di Dio, in cui la sessualità è riservata alla relazione marito-moglie”.
Dice ancora il vescovo: “È un ritornello che purtroppo si ripete in questo pontificato: la mancanza di chiarezza, la semina della confusione. Il papa dice che non cambierà la dottrina della Chiesa, ma allo stesso tempo crea l’opportunità per il contrario nella pratica”.
“Il problema di fondo è che i cristiani gay si identificano come tali. Ma non è possibile. Così come non ci si può identificare come cristiani alcolizzati (semmai sei un cristiano con un problema di alcol), lo stesso vale per l’omosessualità. La dichiarazione ci chiede di comportarci come se le persone LGTBQ fossero una razza unica di peccatori da trattare separatamente. Ma per loro vale ciò che vale per qualsiasi altro peccatore”.
“I gay si sentono esclusi dalla comunità ecclesiale? Ma la Chiesa non esclude nessuno. Nessuno è così cattivo da non poter entrare. Ma qualcosa viene chiesto: il pentimento, la chiamata alla conversione. Ed è proprio questa l’ambiguità di Fiducia supplicans: non c’è chiamata alla conversione. Così le persone LGBTQ hanno buon gioco nel credere che non siano loro a dover cambiare, ma la Chiesa”.
“Perché si chiede una benedizione? Perché ci si riconosce peccatori. Riconosciamo i nostri peccati e chiediamo l’aiuto di Dio per cambiare. La dichiarazione Fiducia supplicans, invece, offre la possibilità di ricevere una benedizione, ma non dice una parola sul correttivo. Chiede al sacerdote di dare la sua benedizione a uno stato peccaminoso che perdura e che non si vuole cambiare, ma tutto ciò non è pastorale, né misericordioso, e nemmeno amorevole. Compito del sacerdote è avvicinare le persone a Dio, non guidarle ulteriormente verso l’abisso”.
In conclusione: “Volentieri do la mia benedizione a chi me lo chiede per avvicinarsi a Dio, ma in nessuna circostanza darò la mia benedizione a un peccato. Santo Padre, per favore sia chiaro! Questa ambiguità non aiuta nessuno! Nessuno!”.