Dopo il mio articolino natalizio sull’andare a canestro [qui] alcuni lettori mi hanno incoraggiato a proseguire con le analogie tra la nostra religione cattolica e questo bellissimo gioco. Dunque, rieccomi.
Chi gioca a basket deve avere lo sguardo rivolto verso l’alto, dove c’è il canestro. I piedi devono essere ben piantati a terra, con un grande senso dell’equilibrio e della stabilità, in modo da resistere a eventuali colpi, ma sempre pronti a spiccare il volo.
Gli occhi devono garantire una visione la più ampia possibile. L’obiettivo è il canestro, che sta lassù, ma lo sguardo deve essere attento a compagni e avversari. A volte si dice che i bravi giocatori di basket hanno gli occhi anche dietro la nuca, ed è così: per fare la scelta giusta occorre questa visione a tutto campo. “Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono” (1 Ts 5,21).
Il giocatore di pallacanestro, per quanto sia bravo, sa che non può vincere le partite da solo. La squadra viene prima di tutto, e se uno non passa la palla di certo non contribuisce alla vittoria. Chi si compiace troppo delle proprie capacità nel gestire il pallone alla fine produce un gioco sterile. Nella pallacanestro la comunicazione è tutto. “Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Corinzi 9:16).
In campo si va in cinque, ma ognuno può essere sostituito in qualsiasi momento. Nessuno è indispensabile. “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10).
La passione va alimentata all’interno della squadra, dove ci deve essere l’armonia che nasce dalla vera amicizia. “Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (Mc 9,50).
L’inventore della pallacanestro, il dottor James Naismith, un insegnante, diceva che il futuro del gioco sarebbe stato nelle mani degli arbitri. Il basket è libertà: di correre, saltare, lanciare. Ma senza la legge la libertà diventa caos e si impone la violenza.
Nella pallacanestro fino all’ultimo decimo di secondo è possibile ribaltare un risultato. C’è sempre margine per la vittoria. Nessuno è sconfitto a priori. La fede sposta le montagne (Mc 11: 22-24).
Nel 1891 Naismith inventò il basketball prendendo elementi da altri sport, come il rugby, il football, il baseball, l’hockey. Ma li reinterpretò sotto una luce nuova. Proprio come il cristianesimo. Che prese l’umanità di quel tempo, con le idee e la cultura dell’epoca, e la cambiò, facendone un’umanità nuova.
A.M.V.