A commento dell’articolo Matrimonio omosessuale. Favorevoli e contrari nel mondo. Una ricerca, pubblicato in Duc in altum il 3 gennaio, il professor Martino Mora ha inviato il contributo che qui vi propongo. Il professor Mora è coautore del libro Contro natura. Dottrina cattolica, retta ragione, diritto naturale e arte medica contro la sodomia (Radio Spada, 2023).
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di Martino Mora
In un suo recente articolo, Duc in altum ha illustrato i risultati di un sondaggio del Pew Research Center, realizzato in trentadue Paesi, sull’adesione dei popoli del mondo al principio del “matrimonio” omosessuale.
Rimando per i numeri del sondaggio all’articolo in questione, ma i dati che emergono sono estremamente interessanti non tanto per le specifiche percentuali (alcune potrebbero essere un po’ gonfiate), ma perché esso ci dà, di fondo, delle indicazioni assai chiare sulla questione. Appaiono le seguenti:
- Le persone religiose tendono a essere molto meno propense all’accettazione del matrimonio sodomitico – cioè all’ideologia omoerotista – di quelle irreligiose. Evidentemente la tanto conclamata “etica laica”, ammesso che vi sia, sfocia nel nichilismo e nell’immoralismo. Ma il sondaggio ci dice anche che essere “religiosi” in Occidente è molto diverso che esserlo in Asia o in Africa. Cioè anche una parte importante delle persone che si dicono credenti tende ad accettare, nei Paesi dell’emisfero occidentale e nell’Oceania anglosassone, i principi di quel dirittismo omoerotico che contraddice apertamente la fede nella Trascendenza.
- I Paesi e le società più ricche, a sistema capitalistico avanzato, capillarmente consumistiche (l’american way of life) perché a benessere largamente diffuso, sono le più propense al matrimonio sodomitico, che non è solo è giuridicamente riconosciuto ma ottiene, secondo il sondaggio, il consenso dalla gran parte della popolazione. Lo sono perché in assoluto sono le più secolarizzate e massificate, quindi abbandonate al nichilismo. Allo stesso modo, all’interno di queste società opulente, sono spesso le persone più ricche e istruite, dice il sondaggio, le più convinte sostenitrici dell’ideologia omoerotica. Del resto è in questi Paesi, di fatto plutocratici, che a partire dagli anni Sessanta è partita quella rivoluzione sessuale che tutto ha travolto, fino a portare alla crisi della famiglia e alla soglia dell’estinzione demografica. Certamente vi svolge un ruolo importante l’incessante promozione mediatica e politica dell’omosessualità, portata avanti a tamburo battente da decenni. Il ruolo dei mass media si rivela apertamente nefasto, come quello della sinistra liberal.
- I Paesi asiatici, un po’ meno ricchi e liberali dei nostri, ma che comunque si ispirano al modello economico, politico e sociale occidentale, non hanno una legislazione favorevole ai matrimoni sodomitici (con l’eccezione di Taiwan, che è però di fatto una colonia Usa). Secondo il sondaggio, però, le unioni omoerotiche sarebbero accettate da una parte non irrilevante della popolazione, perlomeno in Giappone e in Vietnam, in parte in India.
- Gli Stati africani, i più poveri, che hanno la più forte dimensione familiare e comunitaria (sono cioè una società non atomizzata) sono nettamente i più religiosi di tutti gli altri, quindi i meno secolarizzati, quindi i più ostili alla Sovversione omoerotista. E ciò in tutte le sue componenti religiose: cristiana, islamica o animista. Cristiani e musulmani si oppongono in pari misura alla devianza.
- Nei Paesi occidentali e in specie nel continente americano, solo l’appartenenza religiosa alle sette evangeliche sembra rappresentare un argine alla diffusione dell’ideologia omoerotista. I cattolici, spesso guidati da pessimi pastori, sembrano molto più proni ad accettare la propaganda incessante dei media, mentre i protestanti non appartenenti al fondamentalismo evangelico appaiono completamente subalterni all’ideologia dominante. Fanno eccezione la Polonia e soprattutto l’Ungheria, Paesi cattolici almeno per ora in chiara controtendenza.
- Praticamente ovunque, anche se con percentuali molto diverse, le donne sono più propense all’accettazione del matrimonio omoerotico rispetto agli uomini. Occorrerebbe interrogarsi non solo sugli inenarrabili disastri portati dall’ideologia femminista, ma anche su questa costitutiva adesione di massa della parte femminile della società postmoderna alla moneta falsa del dirittismo.
Alla fine è evidente che la società occidentale, dirittista e panerotica, sta distruggendo se stessa. Essa è vittima della rivoluzione sessuale post-sessantottesca, la quale ha partorito, nella sua fase avanzata, anche l’omosessualismo prima di partorire il transessualismo, come illustro, insieme agli altri autori, nel libro Contronatura. Dopo il transessualismo sarà la volta di qualcos’altro, probabilmente persino peggiore. Ma queste degenerazioni, ideologiche e nei costumi, non si spiegherebbero se la società occidentale non avesse eretto ben prima – tanto col capitalismo quanto col socialismo – il benessere materiale quale fine ultimo dell’esistenza umana, secolarizzandosi quasi completamente. E concedendo per giunta a pochi uomini – i più ricchi, i plutocrati – un potere enorme sopra gli Stati e i popoli.
“O Dio o Mammona”, avverte nostro Signore. Ma tanti cattolici, anche tradizionali, sembrano averlo dimenticato. Riscoprire quegli autori che hanno messo in discussione il primato del denaro, della merce e della tecnica, cioè dello sviluppo materiale ai danni di quello spirituale, gioverebbe parecchio. Da De Bonald a La Tour du Pin, da Chesterton e Belloc a Bernanos, tutto un importante filone di pensiero cattolico mette in discussione il capitalismo – che è un’idolatria – senza per questo mai approdare a soluzioni stataliste e collettiviste. Questa tradizione di pensiero, malauguratamente, sembra non avere quasi più epigoni.
È sempre doveroso, anzi necessario, criticare quell’harakiri – seppuku– collettivo che fu il Concilio Vaticano II. Ma non fu esso la resa della Chiesa innanzitutto all’americanismo egemone dalla fine della Seconda guerra mondiale, che peraltro presentava se stesso come affidabile baluardo contro il comunismo? E all’interno della stessa Chiesa conciliare, vaticansecondista, non vi sono forse enormi differenze, perlomeno sul piano etico, tra un vescovo olandese o tedesco, apologeta della Sovversione, e un vescovo africano che non accetta unioni contro natura? Gli uomini di Chiesa non sono isole, ma uomini profondamente influenzati dai contesti sociali, politici, economici, mediatici in cui si trovano a vivere. La resa del clero conciliare al mondo non si può spiegare se non come resa all’invadente influsso e alle pressioni continue, asfissianti, di un Occidente ormai appiattito sulla materialità. Al contrario, nei Paesi poveri, la pressione sugli uomini di Chiesa a tradire i contenuti della loro dottrina è molto più contenuta.
Allo stesso modo le società occidentali (e la stessa Chiesa conciliare) hanno sposato l’ideologia liberale. Cioè quell’ideologia che non solo separa completamente la Chiesa dallo Stato, invece di limitarsi a distinguere le due dimensioni come fa il Vangelo; ma parte da un’antropologia del tutto erronea, individualista. Essa infatti intende l’uomo come un atomo isolato, un’isola, di cui assolutizza i “diritti” e la libertà. La massa è una somma di atomi. Ma l’uomo non è un atomo, né un’isola. È un essere sociale e comunitario, tendente alla Trascendenza. “L’illuminazione che tende l’uomo verso Dio – spiegava Marcel De Corte – e quella che lo incita alla vita in società costituiscono una sola e medesima tendenza dell’essere umano”. Sposare un’errata antropologia conduce le civiltà alla rovina.