Replebitur majestate ejus omnis terra
Omelia di monsignor Carlo Maria Viganò nella festa dell’Epifania di Nostro Signore
Ecce advenit Dominator Dominus:
et regnum in manu ejus, et potestas, et imperium.
Mal. 3, 1; 1 Par 29, 12
Nella festività odierna celebriamo il Mistero dell’Epifania di Nostro Signore, ossia della triplice, miracolosa manifestazione della Sua divinità:
Tribus miraculis ornatum diem sanctum colimus:
hodie stella magos duxit ad præsepium;
hodie vinum ex aqua factum est ad nuptias;
hodie in Jordane a Joanne Christus baptizari voluit,
ut salvaret nos, alleluja (Ant. ad Magn.).
Tre miracoli hanno illustrato il santo giorno che celebriamo: oggi la stella condusse i Magi al presepio; oggi fu cambiata l’acqua in vino alle nozze; oggi Cristo volle essere battezzato nel Giordano da Giovanni per salvarci. Alleluia Contempliamo dunque. l’adorazione dei Magi, il miracolo dell’acqua mutata in vino alle nozze di Cana e il Battesimo nel Giordano.
Nella Notte santa gli Angeli hanno chiamato i pastori a prostrarsi dinanzi al Verbo fatto carne; nell’Epifania sono l’intero genere umano e tutto il creato che si inchinano al Dio vivo e vero e Gli offrono il loro tributo: et procidentes adoraverunt eum. I saggi giunti da Oriente aprono i loro scrigni e Gli donano oro, incenso e mirra: l’oro della Regalità, l’incenso del Sacerdozio, la mirra del Sacrificio.
Questa festa, con la quieta serenità con cui opera il Signore, si sovrappone e si sostituisce a quella che nel sesto giorno del primo mese del calendario romano era dedicata alla celebrazione del triplice trionfo di Augusto, alla pax augustea, tributando all’Imperatore immortale i pubblici onori divini. Per questo la Chiesa di Roma considera con maggior attenzione l’adorazione dei Magi, vedendo in essi i primi testimoni istituzionali di quella Regalità universale che la Provvidenza ha voluto irradiare nel mondo dalla capitale della gentilità, rinviando alla seconda Domenica dopo l’Epifania la celebrazione del Battesimo del Signore.
Non vi sarà sfuggito che è Maria Santissima, il Trono della divina Sapienza, ad accogliere tutti i membri di quella corte come Madre e Regina; è Lei che presenta il Figlio alle adorazioni della terra e alle compiacenze del cielo. Dio si manifesta agli uomini nella Sua grandezza, ma lo fa attraverso Maria, colmando nell’Incarnazione mediante la divina Maternità della Vergine la distanza siderale tra il Verbo eterno del Padre e l’umanità caduta.
Ma se Giuliano l’Apostata e l’Imperatore Valente, pur nemici della Chiesa ed eretici, non osarono sottrarsi al tributo verso il Re divino, esso fu voluto e incoraggiato da Teodosio, Carlo Magno, Alfredo il Grande, Stefano d’Ungheria, Edoardo il Confessore, Enrico II Imperatore, Ferdinando di Castiglia e Luigi IX di Francia, che avevano ben compreso come la loro autorità terrena non potesse prescindere dalla suprema Signoria del Re dei re, né dalla sottomissione del potere civile alla santa Legge di Dio. Quell’ordine divino, quel κόσμος perfetto che realizza la preghiera del Signore – adveniat regnum tuum, sicut in cœlo et in terra – è stato infranto dal χάος infernale della Rivoluzione, dal grido luciferino del Non serviam.
Noi non celebriamo però una speranza remota e illusoria, una chimera di pace ventura in un mondo dal quale Gesù Cristo è stato bandito. Noi celebriamo la realtà presente ed eterna della vittoria di Cristo, unica Luce di salvezza del mondo, sapendo che tutti i popoli e i re della terra adoreranno il Salvatore e Lo riconosceranno come loro Dio, Re e Signore. Le profezie dell’Antico Testamento non ci lasciano dubbi: et adorabunt eum omnes reges terræ: omnes gentes servient ei, dice il Salmo (Sal 71, 11). Adorabunt, dominabitur, liberabit, benedicent: sono tutti verbi al futuro, a indicare un destino certissimo e indefettibile, una necessità ontologica, che nessuna ribellione – angelica o umana – può impedire nella sua realizzazione.
Quando vediamo compiersi sotto i nostri occhi gli ultimi passi verso l’abisso dell’apostasia e il baratro della rivolta satanica, dobbiamo ricordarci l’ineluttabilità del trionfo di Cristo e della sconfitta eterna di Satana, proprio alla luce delle antiche profezie e delle parole del Salvatore: Confidite: Ego vici mundum (Gio 16, 33). Cristo ha vinto. Ha vinto tutti i tiranni che nel corso della Storia hanno creduto di poter combattere la Chiesa, e tutta la Scrittura celebra questa vittoria alternando l’umano sconforto per il momentaneo successo del nemico alla gioia fiduciosa del trionfo universale di Dio.
A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni (Sal 71, 9-11).
Questo non è un augurio, un pio desiderio: è l’annuncio di una realtà già in atto nell’eternità di Dio, e che deve solo compiersi nel tempo, permettendoci di meritare con l’atto di fede e la santità della vita di partecipare alla gloria della vittoria di Cristo. È ciò che chiediamo nell’orazione della Messa: ut, qui jam te ex fide cognovimus, usque ad contemplandam speciem tuæ celsitudinis perducamur, affinché noi che ti abbiamo conosciuto mediante la fede, possiamo giungere alla contemplazione dello splendore della tua maestà.
Noi jam cognovimus, abbiamo già conosciuto il Signore offrendoGli nell’atto di fede il tributo della volontà e dell’intelletto. Altri conosceranno il Signore quando tornerà nella gloria judicare vivos et mortuos, e Lo conosceranno nel furore della Sua giustizia, nella restaurazione dell’ordine infranto:
Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto,
avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri.
Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue (Sal 71, 12-14).
Come durante l’Avvento ci siamo preparati alla celebrazione del Santo Natale e dell’Epifania, così in questa fase epocale della Storia del genere umano siamo chiamati a prepararci alla venuta finale del Signore, sapendo che egli ci libererà, che avrà pietà di noi, che ci salverà, ci riscatterà dalla violenza e dal sopruso, e che humiliabit calumniatorem (ibid., 4), umilierà il mentitore. E chi è più mentitore di Satana e dei suoi servi, chi più falso e ingannatore di chi sostituisce la chimera di una impossibile pace umana alla pax christiana inaugurata dall’Incarnazione del Figlio di Dio e da Lui sancita sul Golgota con il Sacrificio di Sé al Padre? Chi più mentitore di chi distoglie i popoli dalla Verità eterna di Cristo con la frode di una felicità terrena fatta di controlli, di violenze, di crimini esecrandi sui deboli e sui piccoli?
Nolite timere pusillus grex, quia complacuit Patri vestro dare vobis regnum (Lc 12, 32). Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno: regnum veritatis et vitæ; regnum sanctitatis et gratiæ; regnum justitiæ, amoris et pacis (Præfatio Christi Regis). E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, arcivescovo
6 gennaio 2024
In Epiphania Domini