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Ecco il libro nascosto di Tucho Fernández. Pornoteologia con la scusa della mistica

Si intitola La pasión mística. Espiritualidad y sensualidad. È stato pubblicato nel 1998 dalle Ediciones Dabar (Colección Espiritualidad) e conta 94 pagine. Un piccolo libro che in seguito l’autore ha preferito nascondere. Ma in Argentina qualcuno l’ha trovato e l’opera farà molto discutere. Perché l’autore è l’attuale cardinale prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, Victor Manuel Fernández detto Tucho, il grande amico di papa Francesco e suo scrittore ombra.

Di Tucho conoscevamo un altro libro assai discutibile, Saname con tu boca, dedicato all'”arte del baciare” (Duc in altum ne ha parlato qui), un lavoro del 1995 che l’autore, da allora soprannominato Tucho besame mucho, aveva fatto passare come un episodio isolato, nato da motivazioni “pastorali”. Ma ora ecco spuntare quest’altra opera, scritta nel 1998, quando Tucho era parroco in Argentina. Un libretto che, sotto pretese “spirituali”, non solo si dedica a un’analisi minuziosa dell’orgasmo maschile e femminile e non solo ha contenuti blasfemi, ma arriva a legittimare il rapporto omosessuale affermando che non è peccato. Come si vede, Fiducia supplicans ha radici lunghe.

Molto è stato scritto sul sesso e l’erotismo nella Bibbia, e anche sul rapporto tra misticismo e sensualità. Da questo punto di vista, Tucho non ha scoperto nulla di nuovo. Quella che colpisce è l’attenzione malata (e a che titolo poi, da parte di un sacerdote?) alla fisiologia del rapporto sessuale, secondo l’idea che l’eccitazione sessuale possa essere “un sublime atto di adorazione a Dio”.

A.M.V.

I colleghi dei siti e dei giornali di carta che si occuperanno della notizia sono pregati di citare la fonte. Grazie.

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di The Wanderer

Dobbiamo iniziare questo post particolarmente sgradevole scusandoci con i lettori per l’indecenza dell’argomento e del vocabolario che vi troveranno, ma non c’è altra possibilità. Le parole che necessariamente citeremo non sono nostre, ma sono state scritte dall’attuale cardinale prefetto del Dicastero per la dottrina della fede.

Il cardinale Víctor Manuel Fernández non è solo l’autore di un libro, Saname con tu boca, sull’arte del bacio [qui] di cui si è parlato in tutto il mondo. Ne ha scritto un altro, che è peggio del primo, e lo ha anche nascosto. Infatti, l’opera non compare nell’elenco inserito nel suo curriculum ufficiale, pubblicato dal sito del Vaticano in occasione della sua nomina.

Il libro in questione si intitola La pasión mística. Espiritualidad y sensualidad (La passione mistica. Spiritualità e sensualità), ed è stato pubblicato a Città del Messico dalla casa editrice cattolica Dabar nel 1998. La veridicità del testo è confermata non solo dalla copia fisica a cui abbiamo avuto accesso, ma anche dalla sua registrazione nel registro internazionale ISBN (qui) e dalla sua inclusione in Google Books (qui).

Qualcuno potrebbe voler leggere l’intero libro, ma lo sconsigliamo. Si tratta di poco più di novanta pagine che non edificheranno nessuno e anzi saranno occasione di peccato.

Tuttavia, è importante commentare alcuni dei passaggi più notevoli che compaiono soprattutto negli ultimi tre capitoli, intitolati rispettivamente Orgasmo maschile e femminile; La via dell’orgasmo e Dio nell’orgasmo della coppia.

Poco prima, all’inizio del capitolo 6, intitolato Mia bella, vieni, il cardinale Fernández scrive:

Cercherò di descrivere, con le mie povere parole, un’esperienza d’amore, un incontro appassionato con Gesù raccontatomi da una ragazza di sedici anni.

Cioè, Tucho Fernández si è intrattenuto con delle minorenni che gli hanno raccontato quanto segue:

Accarezzo il tuo volto, Gesù, e arrivo alla tua bocca […]. Accarezzo le tue labbra e in un impulso di tenerezza inaudita mi permetti di baciarle dolcemente […]. Poi accarezzo le tue gambe delicate, che mi sembrano colonne perfettamente scolpite, piene di forza e di vitalità. Le accarezzo, le bacio… (p. 59; 61-62).

Nel capitolo 7, il cardinale prefetto si dedica a descrivere con precisione anatomica la meccanica del piacere sessuale:

Normalmente la donna, più dell’uomo, trova il sesso senza amore molto insoddisfacente e ha bisogno di condizioni adeguate per sentirsi eccitata sessualmente. È meno attratta degli uomini dal guardare immagini con scene sessuali violente, immagini di orge, eccetera.

Ma questo non significa che la pornografia forte la ecciti meno, bensì che pur piacendole le dà meno valore e, in alcuni casi, ne ha paura.

Le piacciono di più le carezze e i baci, e ha bisogno che l’uomo giochi un po’ prima di penetrarla. Ma lui, in breve, è più interessato alla vagina che al clitoride.

Al momento dell’orgasmo, lui emette spesso grugniti aggressivi; lei emette un balbettio infantile o sospira.

Non dimentichiamo che la donna ha un ricco plesso venoso intorno alla vagina, che mantiene un buon flusso sanguigno dopo l’orgasmo. Per questo motivo è spesso insaziabile. Ha bisogno di scaricare l’ingorgo pelvico e, finché questo non avviene, dopo l’orgasmo può desiderare di averne ancora. La donna ha bisogno di più tempo, di più dedizione; ha bisogno che l’uomo le conceda più tempo dopo aver raggiunto la propria soddisfazione. Ma di solito lui si scarica bene durante l’eiaculazione ed è soddisfatto ed esausto (p. 65-66).

Tutta la minuziosa descrizione ha uno scopo “spirituale”:

Chiediamoci ora se queste particolarità dell’uomo e della donna nell’orgasmo si verificano in qualche modo anche nel rapporto mistico con Dio.

Potremmo dire che la donna, essendo più ricettiva, è anche più disposta a lasciarsi prendere da Dio, è più aperta all’esperienza religiosa. Probabilmente è per questo che le donne predominano nelle chiese (p. 67).

Nel momento culminante del rapporto carnale le differenze sessuali sembrano scomparire. Per questo motivo gli scienziati dicono spesso che le differenze tra maschio e femmina si avvertono nella fase che precede l’orgasmo, ma non tanto nell’orgasmo stesso, dove le differenze tra femminile e maschile non sono più così chiare e sembrano scomparire (p. 70).

Nel capitolo 8, l’autrice di Purpura si sofferma sulla dimensione mistica del viaggio verso l’orgasmo e spiega che alcuni santi hanno iniziato ad avere esperienze inebrianti di Dio subito dopo la conversione, o con la conversione stessa; altri, come santa Teresa d’Avila, hanno raggiunto tali esperienze dopo molti anni di aridità spirituale. Santa Teresa di Gesù, pur sentendosi teneramente amata da Dio, non ha mai avuto esperienze molto “sensuali” del suo amore e sembra aver raggiunto una gioia traboccante e appassionata solo al momento della morte, quando il suo volto si è trasfigurato e ha pronunciato le sue ultime parole: “Ti amo, o mio Dio, ti amo!”.

Certamente, le esperienze “inebrianti” o “sensuali” dell’amore di Dio che il cardinale Fernández attribuisce in modo blasfemo a santa Teresa di Gesù e a santa Teresa di Gesù Bambino sono orgasmi.

Nello stesso capitolo, il prefetto della Dottrina della fede afferma quanto segue:

Ma ciò non significa necessariamente che questa esperienza gioiosa dell’amore divino, se la raggiungo, mi libererà da tutte le mie debolezze psicologiche. Non significa, ad esempio, che un omosessuale cesserà necessariamente di essere tale. Ricordiamo che la grazia di Dio può coesistere con le debolezze e anche con i peccati, quando c’è un condizionamento molto forte. In questi casi, la persona può fare cose oggettivamente peccaminose, ma non essere colpevole e non perdere la grazia di Dio (p. 80).

In altre parole, gli omosessuali possono fare cose oggettivamente peccaminose – ad esempio avere rapporti sessuali – ma non sono colpevoli. Qui abbiamo già un lontano accenno alla recente Fiducia supplicans e a ciò che probabilmente si sta preparando nel dicastero sotto la guida di Fernández: i rapporti omosessuali, pur essendo oggettivamente peccaminosi, non sono colpevoli. Questo è il pensiero del difensore dell’ortodossia cattolica!

Infine, notiamo un motivo di consolazione che Tucho offre alle suore afflitte, quelle che consumano di più i suoi libri:

Ci può essere una suora che deve fare grandi sacrifici per essere fedele alla sua verginità, perché la sua psicologia ha dei forti condizionamenti in tal senso, eppure, allo stesso tempo, può fare una bella esperienza dell’amore di Dio che è molto autentica, e che la rende felice (p. 80).

Il capitolo 9, invece, è dedicato alla presenza di Dio nell’orgasmo della “coppia”. Notiamo che l’autore non parla di “matrimonio” ma appunto di “coppia” che, come abbiamo visto sopra, può essere composta da individui di sesso diverso o uguale. E introduce l’argomento dicendo:

Finora abbiamo parlato della possibilità di raggiungere una sorta di orgasmo plenario nel nostro rapporto con Dio; il che non implica tanto alterazioni fisiche, ma semplicemente che Dio viene a toccare il centro spirituale-corporeo del piacere, così che si sperimenta una soddisfazione che abbraccia tutta la persona. Questo ci porta a un’altra importante conseguenza: ci invita a scoprire che, se Dio può essere presente a quel livello della nostra esistenza, lo può diventare anche quando due esseri umani si amano e raggiungono l’orgasmo; e che l’orgasmo, sperimentato alla presenza di Dio, può anche essere un sublime atto di adorazione di Dio (p. 14).

Per liberare i suoi lettori da ogni peso di coscienza, l’autore dice loro:

Vediamo così che il piacere è anche qualcosa di religioso, perché “è un dono di Dio”. Pertanto, chi è in grado di godere della presenza di Dio può più facilmente prendere coscienza dell’amore di Dio e quindi aprirsi ad amare gli altri. Chi non è in grado di godere dei piaceri della vita, perché non ama e non accetta se stesso, difficilmente potrà amare gli altri con generosità. […] Quindi non dobbiamo fuggire o nasconderci da Dio quando godiamo, perché è lui che “ha creato tutte le cose per il nostro godimento” (1Tim 6,17)” (p. 86-87).

E la conclusione di questo ragionamento è molto prevedibile:

Così, il piacere dell’orgasmo diventa un’anticipazione del meraviglioso banchetto d’amore che è il cielo (p. 88).

I semi-pelagiani rigidi, invece, devono stare in guardia:

Dobbiamo dire, quindi, che non piace a Dio l’atteggiamento di certe persone falsamente spirituali che negano permanentemente il rapporto sessuale al coniuge, con la scusa che cercano un amore più “perfetto”  (p. 88).

Cosa penserà il cardinale prefetto di sant’Alessio e di tanti santi che hanno scelto l’astinenza sessuale con i loro coniugi per un amore più elevato?

Poi, fraintendendo i grandi maestri, eccolo affermare il contrario di ciò che la Chiesa ha sempre sostenuto:

Il piacere sessuale non ostacola la spiritualità o la contemplazione, perché se l’unione sessuale è un atto d’amore non fa altro che aprire il cuore e quindi facilitare la contemplazione di Dio. Già san Bonaventura diceva che “nessuno raggiunge la contemplazione se non si esercita nell’amore dell’altro” (III S., 27, 2, 4; IV S, 37, 1, 3, ad 6), e secondo san Tommaso d’Aquino “l’affetto umano è dilatato dal piacere” (Summa Th., I-IIae, 31, 3) (p. 88-89).

Il problema, secondo Tucho Fernández, deriva dalla “mentalità greca che ha influenzato negativamente il cristianesimo, trasmettendogli un certo disprezzo per il corpo”. (p. 89) Ma san Tommaso ha rimesso tutto a posto e, a conferma della sua opinione, l’autore porta la testimonianza di padre Danielou che in un suo scritto afferma che “dall’unione erotica all’unione mistica c’è un passo facile da fare” e, soprattutto, quella di “un venerabile teologo egiziano del XV secolo [dimentica di dire che era musulmano] il quale fece la seguente lode di Dio: “Lode ad Allah, che afferma peni duri e dritti come lance per fare la guerra nelle vagine (Al Sonuouti)” (p. 91).

Non ci soffermeremo su queste parole. Quest’ultima citazione completa il disgusto che suscita la lettura del libro del cardinale Fernandez.

Si potrebbe obiettare che anche papa Giovanni Paolo II scrisse sulla teologia del corpo. Tuttavia, il pontefice polacco fece teologia, non pornografia, come invece fa Tucho Fernández. Si possono avere opinioni diverse su questo particolare insegnamento di Giovanni Paolo II, ma non si può negare che sia una riflessione profonda di uno spirito fine, senza traccia della brutalità e grossolanità che si trovano nel libro di Fernández.

La domanda ovvia è se papa Francesco avrà qualcosa da dire al riguardo. Noi qualcosa da dire l’abbiamo: il cardinale Tucho Fernández deve dimettersi ed essere privato del cardinalato.

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com

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Aldo Maria Valli:
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