di Enrico Maria Radaelli*
Carissimo Valli,
ho letto la sua estremamente preoccupata segnalazione [qui] del terrificante libro del cosiddetto prefetto del Dicastero della dottrina della fede, nominato di recente da Jorge Mario Bergoglio, La pasión mística, del cardinale Víctor Manuel Fernández. E ho detto “cosiddetto prefetto” perché, come si vedrà, tutto ciò che sta avvenendo è decisamente irreale, come poche volte nella storia: è cioè qualcosa che non appartiene alla realtà, qualcosa che non appartiene a quella realtà in cui noi e la santa nostra Chiesa viviamo, una realtà permeata di grazia divina, ma, al contrario, è qualcosa di molto violentemente nemico.
Quella che ci fronteggia, e di cui qui ora cogliamo il più recente e il più velenoso frutto, carissimo Aldo Maria Valli e carissimi amici tutti, è l’esercito spavaldo, violento e tutto infernale di un’anti-chiesa di nome e di fatto: di nome, perché è nata il 10 febbraio del 2013 da una anti-realtà come l’anti-rinuncia di Benedetto XVI; di fatto, poi, perché tutti quei cardinali, vescovi e pastori più o meno in vista che la guidano e che hanno abbracciato come fossero reali queste gravi e peccaminose anti-realtà hanno fatto tutto ciò solo per non aver seguito le direttive di nostro Signore, che dice: «Il Regno di Dio soffre violenza e i forti se ne impadroniscono» (Mt 11,12), cioè: il Regno di Dio è combattuto violentemente e in tutti i modi dai suoi acerrimi nemici, come tutti sanno, che essi vengano dalle fiamme dell’Inferno o dall’interno stesso della Chiesa, e solo i coraggiosi, gli eroi, i guerrieri riusciranno ad avere la meglio, e non certo i pusillanimi, i paurosi, gli opportunisti che riempiono le fila dei pastori della Chiesa da decenni.
L’anti-Chiesa copre da ormai più di un decennio l’unanimità quasi aritmetica della Chiesa, e dobbiamo ancora una volta ringraziare profondamente Gesù Cristo nostro Signore e Re, che si è riservato tre vescovi (fin dal 2013 il davvero eroico vescovo texano René Henry Gracida, dal 2020 poi l’altrettanto eroico vescovo polacco Jan Pawel Lenga, ora l’altrettanto santo ed eroico arcivescovo italiano Carlo Maria Viganò), che solidamente, decisamente e pubblicamente affermano – il primo persino scrivendo nel 2021 una potente prefazione al mio Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro – che Benedetto XVI non ha mai rinunciato al papato, e la sua rinuncia è eretica, dunque invalida e perciò nulla, oltre che profondamente peccaminosa.
Non ci si deve stupire se oggi l’anti-Chiesa, sempre più prepotente e sfrontata, giunta com’è a essersi impossessata, per l’appunto con l’inganno più sfacciato, persino del Trono più alto, produce orrori terrificanti, osceni e anticattolici come quelli che stanno venendo alla luce in questi giorni (ma dal «Buonasera» del 13 marzo del 2013 alla pachamama le scorribande anticattoliche dell’antipapa dovevano pur insegnarci qualcosa!), ma «Il Regno di Dio soffre violenza» vuol dire proprio questo: che la santa nostra amatissima Chiesa, primo e miracoloso molto eroico avamposto del celeste Regno di Dio, è stata, è e sempre sarà combattuta violentemente, sfrenatamente e turpemente dai suoi acerrimi nemici, i primi dei quali oggi, come d’altronde in tutti i secoli e in tutte le battaglie che ha dovuto sostenere, provengono dalle sue stesse fila, da Ario a Lutero, da Marcione a Montano, da Pelagio a Janssen, oggi i cardinali Bergoglio, Fernández, Marx eccetera.
La Chiesa ha il sacro dovere, come ha sempre fatto con la forza soprannaturale che riceve in ogni momento dal suo divino Fondatore, Buon Pastore e Re, di combattere l’anti-chiesa solo e unicamente con l’irriducibile e irresistibile forza della Verità, come insegnò san Pietro quando si trovò davanti al Sinedrio: «Bisogna obbedire a Dio più che agli uomini» (At 5,29), e dunque bisogna sfatare l’irragionevole e falsissimo mito della correttezza della rinuncia di Benedetto XVI, come dimostro nel mio Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro, e poi seguire i cinque punti che da anni suggerisco ai pastori, e in particolare agli eminentissimi signori cardinali ancora spiritualmente vivi della santa Chiesa – ce ne sono ancora, ovviamente, grazie a Dio – perché li prendano in seria, decisa ed eroica considerazione, mentre i poveri fedeli, e ogni altro pastore, sarà bene facciano i più forti, decisi e veri sacrifici e oranti, supplici e silenziose penitenze.
Eminentissimi signori cardinali eletti fino a Benedetto XVI, la prima eroica e santa mossa sta ancora e solo a voi, sicché:
1) almeno tre di voi (tre è il numero minimo per avere una maggioranza e una minoranza) riconoscano che la rinuncia di Benedetto XVI del 10 febbraio 2013 è invalida e nulla e dunque sono invalidi e nulli tutti gli atti del magistero che ne sono seguiti, come illustrato in Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro;
2) sicché i medesimi eminentissimi signori cardinali riconoscano contestualmente che il conclave del 28 marzo 2013, cui essi stessi hanno partecipato, è invalido e nullo;
3) i medesimi eminentissimi signori cardinali abiurino tutti gli eretici documenti promulgati dal Concilio Vaticano II e contestualmente l’ereticale e peccaminoso Novus Ordo Missæ promulgato con la Costituzione apostolica Missale Romanum;
4) i medesimi eminentissimi signori cardinali eleggano finalmente, fra quei pastori che hanno pubblicamente partecipato a tale santo atto di abiura, il successore di Benedetto XVI che sia di provata, pubblica e antimodernistica obbedienza in tutto e per tutto strettamente e perfettamente cattolica;
5) l’eletto infine al Sacro Soglio enunci in chiara e straordinaria locutio ex cathedra una potente professione di Fede cui tutti si adeguino e obbediscano, in primis il cardinale Jorge Mario Bergoglio, che dovrà altresì riconoscere essere suo umile suddito, riportando così tutta la Chiesa nell’unico e solido ovile che può tenerla lontana dalla mortale crisi di disobbedienza che l’ha lentamente trasformata in una scismatica anti-chiesa.
Questa strada è perigliosissima, e richiederà un lungo e faticoso lavoro di conversione delle coscienze e poi delle strutture magisteriali e governative della gran macchina della Chiesa, lavoro per il quale ci vorranno anni, immenso ed eroico impegno spirituale e intellettuale, gran forza d’animo, giacché si tratta di riportare la Chiesa sui santi e aurei binari della vera dottrina, e ciò bisognerà fare a partire dai suoi seminari, dalle aule e dai testi delle università pontificie, e tutto ciò sarà ben più gravoso di quanto fu portarla fuori dal suo Tempio santo, dal suo Cielo di riferimento, ma, come si capisce, per quanto tutto ciò sia tremendamente ciclopico, è l’unica strada da percorrere, e ci penserà il Signore a condurla, come sempre è avvenuto, con i miracoli che solo Lui compie nei cuori, per il sangue versato per loro, appunto, dal Suo Cristo.
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*autore del libro Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro, Edizioni Aurea Domus, Milano 2022, 470 pagine, 54 illustrate, di cui 15 in quadricromia.
Si può richiedere a: aureadomus.emr@gmail.com