I vescovi africani hanno detto no alla Fiducia supplicans e all’ideologia omosessualista che la sostiene. Ma non è solo la Chiesa a contestare la visione morale proveniente dall’Occidente. L’intero continente africano rifiuta il ricatto che subordina l’aiuto economico all’adesione a certi “valori”. Un rifiuto che sta colpendo soprattutto il paese dei lumi, la Francia.
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di Marc Paitier
Alla conferenza di La Baule, nel 1990, il presidente francese Mitterrand difese con forza la tesi secondo cui la mancanza di democrazia era la causa dei fallimenti economici e sociali dell’Africa francofona. Ne era così convinto che subordinò gli aiuti francesi alla creazione di un sistema multipartitico. Il risultato è stato che tutta l’Africa francofona ha vissuto una cascata di crisi e guerre, e il sistema multipartitico ha esacerbato l’etnicità e il tribalismo fino a quel momento contenuti e incanalati nel sistema del partito unico [1]. Volendo imporre un sistema democratico di tipo occidentale, la Francia portò il caos.
Tre decenni dopo, un’altra forma di ricatto viene utilizzata per convincere i governi africani ad abbandonare le loro consuetudini basate sull’ordine naturale e a modificare la legislazione per riconoscere l’omosessualità, l’ideologia LGBTQ, il “diritto” all’aborto e la teoria gender. Infatti, la cooperazione e l’assistenza fornita ai paesi africani dipendono ora dai progressi compiuti in questo settore. Tutto ciò, naturalmente, in nome dei diritti umani e con il sostegno di tutte le agenzie internazionali benpensanti che promuovono questa rivoluzione morale. Ma il rifiuto dei paesi africani è unanime.
I vescovi del Ghana hanno recentemente affermato che i paesi occidentali dovrebbero “fermare i tentativi incessanti di imporci valori culturali stranieri per noi inaccettabili”. Thomas Tayebwa, vicepresidente del parlamento ugandese, nel novembre 2022, durante il vertice dei paesi di Africa, Caraibi, Pacifico e Unione Europea, dichiarò: “Siamo una società che non è pronta per l’omosessualità e per l’aborto”.
In Costa d’Avorio, uno dei paesi africani più liberali in termini morali, il presidente dell’Assemblea nazionale ha espresso lo stesso concetto: “L’omosessualità non fa parte dei nostri valori culturali e morali”. Se in un paese viene tollerata, ciò non significa che si debba riconoscerne la legittimità in termini normativi.
I paesi africani restano fermi nel difendere i propri valori tradizionali nonostante la costante pressione da parte dell’Occidente, vista come una forma di ingerenza inaccettabile. Un evento recente illustra perfettamente questa situazione.
Nel 2022, Macron nominò un ambasciatore per i diritti delle persone LGBTQ con la missione di portare la “voce della Francia” nel mondo. Così, nel giugno 2023, Jean-Marc Berthon, l’ambasciatore francese in questione, si recò a Yaoundé per una conferenza-dibattito sull’identità sessuale che si sarebbe svolta presso l’Istituto francese del Camerun. L’ambasciatore annunciò di voler rivedere “le disposizioni giuridiche al fine di regolamentare i diritti delle persone LGBTQ”, ma il governo camerunese, profondamente contrariato, espresse la sua forte opposizione, tanto da dichiarare: “La posizione del governo sulla questione della definizione di genere, dell’orientamento sessuale e dell’identità è chiara e in proposito in Camerun non c’è dibattito”. Di conseguenza, Jean-Marc Berthon fi dichiarato “persona non gradita” e la sua visita venne annullata.
Nei media si parla molto della perdita di influenza della Francia in Africa. Le cause di questo fenomeno sono numerose, ma raramente si fa riferimento alle ingiunzioni moralistiche di Parigi per promuovere la liberalizzazione della morale. Eppure queste pretese costituiscono un elemento fondamentale della disaffezione africana verso la Francia.
I russi lo hanno capito perfettamente. Il loro discorso sulla decadenza morale della Francia in particolare, e dell’Occidente in generale, colpisce positivamente le autorità africane. Esse apprezzano che la Russia rispetti l’identità africana e non imponga, in cambio del suo aiuto, alcun vincolo morale, sociale, politico o economico.
Non dovrebbe sorprendere che i paesi africani non si siano allineati alle posizioni occidentali nel condannare la guerra in Ucraina. Preservano i loro buoni rapporti con la Russia per difendere i propri interessi. Così il presidente senegalese Macky Sall ha risposto positivamente all’invito di Vladimir Putin a discutere della questione del grano bloccato in Ucraina ma anche ad affrontare il tema delle relazioni russo-africane.
Ibrahim Traoré, al potere in Burkina Fasso, ha rifiutato la presenza militare francese e si è avvicinato alla Russia, dove è stato ricevuto con tutti gli onori lo scorso novembre per sviluppare la cooperazione militare tra Ouagadougou e Mosca.
L’intero sistema democratico occidentale viene rifiutato in Africa, ma gli esperti del ministero degli Affari esteri francese non hanno previsto questa rottura, poiché restano convinti della superiorità e dell’universalità del modello che difendono.
Va sottolineato che l’opposizione al progressismo sociale in Africa non è opera di leader oscurantisti e arretrati. Al contrario, è profondamente radicata nelle menti e nelle anime delle persone che rimangono visceralmente attaccate alle loro strutture tradizionali. Qualche settimana fa, una signora ivoriana, amica della Francia, mi faceva notare con le lacrime agli occhi che sua figlia ha ritirato, con la sua approvazione, i figli dal liceo francese di Abidjan. Vuole proteggerli dall’insegnamento della teoria gender così come dalla promozione dell’omosessualità e del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Come ha recentemente sottolineato il generale Blachon, grande esperto di Africa, “non è la Francia in sé a essere respinta, sono le nostre idee progressiste ad apparire repellenti, così come le lezioni morali che le accompagnano” [2]. La Francia potrà riconnettersi con l’Africa a condizione che lo capisca e impari la lezione.
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[1] Bernard Lugan, Real Africa, n. 167, novembre 2023, p. 8
[2] Generale Blachon, intervista di Mériadec Raffray, Valeurs actuelles, 23 novembre 2023
Fonte: renaissancecatholique.fr