Bergoglio, l’Argentina e il “pazzo” Milei a Davos
di The Wanderer
Lunedì scorso un caro amico mi confidava con un certo stupore: “Hai visto che papa Francesco finalmente verrà in Argentina? L’ha dichiarato ieri in un programma televisivo italiano”.
Mi meraviglia sempre che ci siano ancora persone per bene e intelligenti che conservano la capacità di credere a Bergoglio. Papa Francesco non andrà mai in Argentina. Teme l’accoglienza che riceverebbe. Altrimenti lo avrebbe già fatto durante il governo di Cristina Kirchner, o di Mauricio Macri o di Alberto Fernández. Non si tratta di una questione politica o elettorale. È una questione di mero calcolo. Ha già vissuto l’esperienza cilena e sarebbe catastrofico se gli accadesse qualcosa di simile nel suo Paese, dove è scarsamente benvoluto.
Ancora meno dopo aver ascoltato il discorso del presidente Milei a Davos. Durante lo stesso incontro al quale Francesco ha inviato una calorosa benedizione, Javier Milei ha pronunciato un discorso in cui ha contraddetto uno per uno i postulati più vicini al cuore del papa: il socialismo, che in Argentina si chiama peronismo; la fallacia della giustizia sociale così come la intende il clero progressista argentino; l’agenda 2030, in particolare il postulato delle cause antropiche del cambiamento climatico, che è la spina dorsale del magistero di Bergoglio.
Peggio ancora. Il discorso di Milei è stato accolto dall’ira dei progressisti di tutto il mondo, ma le simpatie che ha suscitato sono state molto più forti, o almeno più rumorose. Il discorso ambientalista e socialista di Francesco non ha alcuna rilevanza in Argentina, mentre quello “reazionario” di Milei sì. In altre parole, la popolarità del presidente argentino è molto più alta di quella del pontefice; ergo, un populista come Bergoglio non rischierà mai che tale squilibrio si manifesti pubblicamente.
Il Forum di Davos è un incontro annuale dei principali leader politici e commerciali in cui si difende il “capitalismo di Stato”, l’interventismo pubblico e l’ingegneria sociale; ovvero, si difende un socialismo più o meno annacquato. Davos è, in sintesi, il centro di potere delle politiche progressiste attuate in tutto il mondo, soprattutto attraverso le organizzazioni internazionali, le università e il giornalismo.
Dopo la caduta del Muro di Berlino e il crollo del comunismo, i marxisti hanno rapidamente elaborato il neo-marxismo: le lotte non sono più tra borghesi e proletari, ma di tipo diverso. Abbiamo uomini contro donne; il genere umano contro la natura; eterosessuali contro omosessuali e altre minoranze eccetera. Questo è il programma universalmente accettato, questa la vulgata ripetuta fino alla nausea da governi, università e mass media. E anche dalla Chiesa. È proprio a Davos che si cucina questo intruglio velenoso per l’Occidente.
Javier Milei ha avuto non dico l’audacia, ma la follia di andare a dire al fior fiore del progressismo riunito in questo forum che l’Occidente è in pericolo, ed è in pericolo a causa delle politiche neomarxiste, o progressiste o socialiste (lui li considera sinonimi) applicate per decenni. Chi mai avrebbe osato criticare ferocemente il “sanguinoso crimine dell’aborto”, il femminismo o il discorso dogmatico sui cambiamenti climatici in quel contesto? Solo un pazzo, come Milei.
Luisa Corradini, corrispondente progressista de La Nación, ha scritto, citando un funzionario del Forum che ha chiesto l’anonimato: “Divisa tra lo stupore e un certo fascino, la sala che lo ascoltava ha esitato e ha anche applaudito la performance dell’attore che, tuttavia, aveva appena distrutto in trenta minuti più di cinquant’anni di sforzi del Forum economico per dare forma a un capitalismo inclusivo, responsabile e beneducato”. In un attimo, Milei ha buttato a mare la narrativa dei creatori del progressismo globale.
A questo proposito, vorrei sottolineare due curiosità. Prima: l’enorme ripercussione positiva sui social network (l’unica ripercussione valida al giorno d’oggi) avuta dal discorso del presidente argentino. Seconda: se leggiamo il messaggio inviato da papa Francesco al Forum, scopriamo che il discorso di Milei smonta uno per uno i postulati di Bergoglio.
Proprio per questo motivo, Bergoglio non andrà mai in Argentina. Grazie a Dio.
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com
Titolo originale: Bergoglio no vendrá a Argentina
Traduzione di Valentina Lazzari