Cari amici di Duc in altum, ho ricevuto questa lettera firmata “Un gruppo di fedeli e sacerdoti”. Indirizzata al direttore della Nuova Bussola Quotidiana, riguarda monsignor Viganò, l’associazione Exsurge Domine e Familia Christi. Il don Riccardo di cui si parla nella lettera è don Riccardo Petroni, fondatore di Familia Christi. Qui trovate l’articolo della NBQ a cui ci si riferisce nella lettera.
***
Lettera aperta al Direttore della Nuova Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli
Egregio Direttore Cascioli,
abbiamo letto con grande delusione i due articoli della Nuova Bussola Quotidiana sull’associazione Exsurge Domine e su Familia Christi. Dobbiamo dire che questo attacco non ci stupisce, essendo ben note le Sue posizioni di moderato conservatorismo vaticansecondista e di aperta critica nei riguardi della Fraternità San Pio X.
Ma se è legittimo esprimere riserve e giudizi su cui è altrettanto legittimo dissentire, ci pare del tutto inappropriato diffondere notizie che già Le erano state smentite da don Riccardo, con il quale sappiamo essere intercorso uno scambio epistolare.
Comprendiamo che la prospettiva di uno “scoop” su Mons. Viganò e sull’associazione di cui è patrono sia particolarmente allettante per un periodico di nicchia; ma tra i doveri di un giornalista, e di un giornalista cattolico in particolar modo, c’è senza dubbio il rispetto della verità: il santo Vero mai non tradir, direbbe Manzoni. Per Lei che segue il calendario riformato oggi è la festa di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti. È spiacevole vedere come una testata che si definisce cattolica si presti a screditare uno dei pochi Vescovi che ha denunciato le deviazioni conciliari e del papato bergogliano.
Lei non afferma: insinua. Non diffama: riporta diffamazioni altrui. Non contesta con prove le informazioni che don Petroni Le ha fornito: le omette. E mentre riporta meticolosamente le accuse rivolte dalle monache di Pienza a Exsurge Domine e a Mons. Viganò, tace sulle risposte che Le sono state date dalla controparte, ad iniziare dalla data della “rottura” dei rapporti delle benedettine con l’associazione a cui esse si erano rivolte con tanta insistenza.
Lascia stupiti – non troviamo altra espressione – vedere con quale soddisfazione Lei si sia spinto a dire che la campagna di raccolta fondi per il villaggio monastico sia stata resa possibile usando le monache come “specchietto per le allodole”, quando sa bene, perché già glielo si è fatto notare, che fu proprio Mons. Viganò a consigliare la Badessa di costituire un’associazione indipendente facente capo alla comunità di Pienza e aprire un conto sul quale poter ricevere fondi e offerte, separati dalle donazioni destinate al villaggio monastico. E sconcerta ancora di più leggere “Storie di fondi sospetti e preti dubbi”, quando Lei sa bene che la legge vigente impone vincoli e controlli molto stretti all’amministrazione di un’associazione senza scopo di lucro, e che di sospetto nella gestione delle donazioni non c’è proprio nulla, se non la comprensibile delusione delle monache di non esser riuscite a farsi finanziare un nuovo monastero senza prima aver dimostrato un vero avvicinamento alla Tradizione o almeno alla disciplina benedettina.
Noi conosciamo da vicino la realtà di Exsurge Domine e di Familia Christi, e siamo quindi in grado di comprendere quanto certe mezze accuse possano risultare più dannose di vere e proprie accuse. Ma chi ignora questa realtà e si trova sotto gli occhi i Suoi due articoli finisce per farsi un’idea del tutto distorta dei fatti, e Lei sa bene quanto sia facile seminare il dubbio per distogliere i benefattori dal prestare il loro sostegno all’associazione e soprattutto per incrinare il rapporto di fiducia con i fedeli. Che queste insinuazioni siano false, poco importa: l’importante è il risultato finale, ossia nuocere (per invidia, per rancore o per ordini superiori non è dato saperlo) all’opera di Mons. Viganò.
Si fa presto a danneggiare la reputazione di una persona o di una comunità, soprattutto quando la diffamazione si basa sul sentito dire, su accuse generiche di cui nessuno osa assumersi la paternità e la responsabilità in un tribunale. Ma quella disinvoltura con cui Lei alimenta le polemiche contro Familia Christi sposta la questione dall’ambito dottrinale e canonico, in cui si guarda bene di avere un leale confronto, a quello amministrativo e finanziario. È come se per il fatto di non condividere le Sue idee, essi diventassero d’incanto anche disonesti o scorretti nei confronti dei loro sostenitori. Ma se certe insinuazioni non stupiscono sulla bocca di giornalisti freelance che si baloccano farneticando di codici e di sede impedita, le stesse lasciano interdetti quando sono pubblicate dal Direttore di una testata giornalistica. E tralasciamo le valutazioni sulle implicazioni morali di tale comportamento, del quale risponderà dinanzi a Dio.
Ci sconcerta la cinica superficialità con cui Lei mette alla berlina l’associazione e la comunità, sapendo quanto vacillanti e pretestuose siano le accuse dei detrattori di Exsurge Domine e di Familia Christi. E lo sa perché Le è stato detto e scritto da don Riccardo pochi giorni fa. E ci sconcerta ancor di più l’insistenza con la quale Lei non solo si è rifiutato di emendare le imprecisioni del primo, indecoroso articolo dell’11 gennaio corrente, ma le ha ribadite nel secondo di oggi.
E quel che ci lascia sgomenti, Direttore, è che nella Sua smania di compiacere i Suoi referenti non Le sia passato per la testa che in un momento in cui sacerdoti e vescovi anche solo vagamente conservatori sono esposti al linciaggio mediatico dalle tiranniche decisioni di Bergoglio, Lei chieda la lista dei componenti il Consiglio di Exsurge Domine, mandandoli di fatto incontro a ritorsioni che abbiamo già visto applicate in violazione del diritto. È come se, all’epoca di Cromwell, uno zelante burocrate avesse preteso la pubblicazione della lista dei sacerdoti clandestini o dei superstiti della persecuzione anticattolica, permettendo così di dare loro la caccia.
Non ci interessa conoscere i motivi per cui Lei si comporta con tanta acredine, finendo con l’alimentare gli attacchi della stampa anticlericale e di gruppi realmente scismatici. Ci preme però ribadire che la tempistica di questi articoli parla da sé, così come è molto eloquente la loro strumentalità ad altri scopi.
E siccome questa spiacevole vicenda è iniziata con le illazioni di un fantomatico “gruppo di sacerdoti e laici”, crediamo opportuno rispondere firmandoci nello stesso modo, con la curiosità di vedere se chi ha prestato fede a quella lettera aperta vorrà dare ascolto anche alla nostra. A noi rimane la serenità di poter testimoniare l’onestà del comportamento dell’associazione e di Familia Christi, certi che il tempo, che è galantuomo, saprà darci ragione. A Lei, Direttore, lasciamo la magra consolazione di essersi reso strumento più o meno consapevole di un attacco malevolo e vile.
Un gruppo di fedeli e sacerdoti