di Paolo Deotto
Caro Valli,
ho letto quanto ha scritto Fabio Battiston sul tuo sito [qui] circa le affermazioni pacifiste di Bergoglio.
Consentimi alcune considerazioni.
Premetto che le considerazioni di Bergoglio mi erano sfuggite, sia perché per evidenti ragioni epatiche evito il più possibile di leggere o ascoltare ciò che dice, sia perché sono un felice non-utente della televisione. E premetto anche che non sono assolutamente un “pacifista”, quanto meno nel senso cretino che questo termine ha assunto, indicando colui che rifiuta la guerra tout-court. La guerra è una sciagura, ma fa parte delle cose umane e, a volte, è inevitabile.
Mi pare che però si debba fare molta attenzione a non cadere in una retorica che è poi quella che da decenni ci dipinge la seconda guerra mondiale come una sorta di lotta del Bene (gli Alleati) contro il Male (i Nazisti).
È giustissimo portare tutto il rispetto alle migliaia e migliaia di soldati che trovarono la morte sulle spiagge della Normandia. Così come, vorrei aggiungere, portare rispetto anche agli avversari caduti. Parce sepulto.
Ma il loro sacrificio non giustifica una visione oleografica, molto utile invece per coprire i crimini della parte vincente.
Mi capitò di scrivere tempo fa che nella spaventosa macelleria della guerra è arduo distinguere i buoni dai cattivi. Si possono solo distinguere i vinti dai vincitori, e la Storia poi la scrivono questi ultimi.
Gli Alleati, anche con grandi sacrifici di uomini e risorse, liberarono l’Europa dal nazismo. Bene. Bravi.
Cosa ci hanno portato, in cambio del nazismo? Il trionfo della civiltà del dollaro, con le conseguenze morali, sociali, spirituali che vediamo tutt’oggi.
Il nazismo si è macchiato di grandi crimini. Chi lo nega?
E Dresda? Hiroshima? Nagasaki? La Germania distrutta all’ottanta per cento non solo nei siti industriali e militari, ma nelle città, uccidendo deliberatamente donne, vecchi, bambini. Lo stesso trattamento riservato all’Italia, soprattutto al Nord. Grande gloria delle aviazioni americane e britanniche. La ben poco onorevole risalita della Penisola, operata da americani, francesi, marocchini. L’assurda distruzione di Montecassino. Le innumerevoli violenze subite dalle popolazioni che via via venivano “liberate”. Eccetera.
Andiamo un po’ a leggere La pelle, di Curzio Malaparte, per renderci conto dell’abisso di degrado portato dai liberatori. Non c’è nemmeno da fare la spesa per acquistare il libro. Si trova in pdf su internet. Si scarica gratis.
E poi andiamoci a rileggere, o a leggere, finalmente, l’inerzia delle cosiddette democrazie di fronte all’ascesa di Hitler, al riarmo della Germania. Andiamo a rileggere il menefreghismo delle grandi democrazie di fronte alle leggi razziali (gli editti di Norimberga risalgono al 1935). E non scandalizziamoci dell’ospitalità che l’Argentina diede a ex-caporioni nazisti. Non scandalizziamoci, perché la patria della democrazia e del dollaro, gli Usa, accolse a braccia aperte il nutrito gruppo di scienziati nazisti, che nell’ultima parte della guerra erano giunti ad eccezionali progressi nello studio e nella realizzazione dei missili. Un personaggio come von Braun, senza dubbio un genio, avrebbe meritato cento volte la galera per l’utilizzo di lavoratori-schiavi nelle officine sotterranee dove si producevano le V2. Ma von Braun e la sua nutrita schiera di colleghi servirono agli Stati Uniti per far nascere l’industria spaziale. E allora non erano più “cattivi”.
Insomma, se due prostitute si accapigliano sotto un lampione, perché entrambe lo reclamano come “vetrina”, una delle due picchierà di più e l’altra se ne andrà scornata e sconfitta. Ma la vincitrice resterà pur sempre una prostituta. Però avrà vinto e pretenderà che le si porti rispetto, perché è più forte.
E allora, con la massima compassione per i soldati caduti nel tritacarne della Normandia e in tutti gli altri tritacarne di quella terribile guerra, stiamo attenti a non cadere nella retorica del “Sono caduti per noi, ci hanno portato la libertà” eccetera. Sono caduti. Erano soldati ed erano comandati. Riposino in pace.
Ma riposi anche la retorica. Magari così, un bel giorno, mentre la retorica si fa un bel lungo sonno, potrà far capolino la verità.
Grazie, caro Aldo Maria, per l’attenzione e un caro saluto a te e ai lettori di Duc in altum.