Investigatore Biblico / La nebbia teologica, antipasto dell’eresia
di Investigatore Biblico
Oggi ci immergiamo in una traduzione obbrobriosa e, direi, eretica. Non è di facile comprensione, lo riconosco. Spero di riuscire a chiarire il punto.
Ecco la comparazione dei testi.
Cei 1974: “Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6,5)
Vulgata: “Si enim complantati facti sumus similitudini mortis eius, sed et resurrectionis erimus” (Rm 6,5)
Cei 2008: “Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione” (Rm 6,5)
Sebbene quella della Cei 2008 possa sembrare una traduzione accettabile e, in fondo, solo un altro modo di esprimere lo stesso concetto, in realtà apre un’ambiguità teologica non indifferente.
Cei 1974 e Vulgata parlano di una morte “simile alla sua”. Chiariamo un primo concetto.
Siamo stati uniti a Cristo con una morte simile alla sua: la nostra morte non potrà mai essere uguale a quella di Gesù perché nella sua morte il Signore ha preso su di sé tutti i peccati dell’umanità. Quindi, se vogliamo dirla in altri termini, una somiglianza per difetto.
Al contrario, saremo uniti a lui nella sua risurrezione pienamente. Non sarà una similitudine per difetto. Sarà una piena partecipazione.
L’essere umano che muore unito a Cristo, seppure solo in modo simile (per difetto) alla morte di Gesù, partecipa pienamente della sua risurrezione (cfr. qui ).
La traduzione Cei 2008, invece, dice: “… lo saremo (uniti, N.d.R.) anche a somiglianza della sua risurrezione”.
Il termine usato in greco è omoiomati, ovvero simile. E nel versetto 5 viene utilizzato solamente accostato alla morte di Cristo: quindi, una morte simile alla sua.
Nella parte che allude alla risurrezione, il termine, nel testo antico, non viene assolutamente utilizzato, e a buon ragione: non si tratta di una omissione grammaticale, ma di una differenza di significato.
Cei 2008 in questo caso (ma non a buona ragione) ha doppiato il termine (e il significato), accostandolo anche alla risurrezione. Tradurre con “a somiglianza della sua risurrezione” è una licenza ingiustificata e motivo di dubbio teologico. Chi muore con Cristo, con lui risuscita, pienamente.
Tutto il versetto Cei 1974 suona chiaro e pratico. Lo riscriviamo con parole nostre: come siamo stati completamente (notare anche questo avverbio, N.d.R.) uniti a lui attraverso una morte simile alla sua, così siamo stati uniti a lui attraverso la sua risurrezione.
Riscriviamo ora il versetto Cei 2008: come siamo stati intimamente (notare questo avverbio paragonandolo a quello utilizzato in Cei 1974, N.d.R.) uniti a lui per analogia alla sua morte, così siamo stati uniti per analogia alla sua risurrezione.
Il versetto 2008, accennando solo al tema della somiglianza, ha un sapore teorico e concettuale di un certo tipo, mentre il testo Cei 1974 fa ben capire che l’uomo farà esperienza di una morte (simile) a quella di Gesù (per difetto, diciamo), e farà esperienza (piena) della risurrezione. In Cei 2008 abbiamo dunque un modo assolutamente nebuloso (e per questo, dico, eretico) di interpretare il testo.
Sul lato meramente testuale, cosa vorrebbe dire “a somiglianza della sua risurrezione”? Si parla di una risurrezione che solamente assomiglia a quella di Gesù, magari per difetto?
Gesù stesso è la risurrezione! Se rimarremo uniti a lui, parteciperemo alla pienezza della sua risurrezione. Non per finta, in teoria o in un modo simile.
Consiglio, a tal proposito, per dissipare le nebbie 2008, una rilettura del Catechismo della Chiesa cattolica ai numeri 988-1014 (qui).
Vi accorgerete, leggendo il Catechismo, che la versione della traduzione Cei 2008 è un preliminare verso l’eresia.
Un certo filone teologico ha già mostrato le carte in questi decenni, riducendo i prodigi di Cristo, tra cui la risurrezione, a meri simboli.
Dio ci scampi da questo spirito tutto mondano!
Come sempre, devo concludere esprimendo delusione. Nella nuova traduzione c’è meno chiarezza e meno verità.