X

Lettera aperta ai sacerdoti / Perché non fate nulla contro la rovina del culto eucaristico?

Un giovane lettore, che purtroppo non desidera firmarsi (ma perché? di che cosa si ha paura?) mi ha inviato questa “Lettera aperta ai sacerdoti per ribadire l’autentico messaggio di Fatima, distorto dalla Chiesa post-conciliare”. La propongo volentieri a voi tutti.

***

Caro Aldo Maria Valli,

sono un giovane laico cattolico e frequento – quando possibile – la Messa di sempre, altrimenti mi accontento di quella nuova.

Pochi giorni fa, venerdì 2 febbraio, ho assistito a una messa nuova celebrata da un sacerdote di un ordine religioso conservatore legato alle apparizioni della Madonna di Fatima. Essendo il primo venerdì del mese, il sacerdote, piuttosto piamente, appena prima della Comunione, offerta “in riparazione degli oltraggi, i sacrilegi e le indifferenze” con cui il Signore è offeso, ha ricordato la pratica tradizionale dei nove venerdì dedicati al Sacro Cuore.

Ciò mi ha lasciato piuttosto perplesso. L’espressione mi ha rimandato subito alle apparizioni dell’Angelo ai tre pastorelli, avvenute l’anno prima di quelle della Vergine Santissima. L’Angelo insegnò loro come offrire la Comunione riparatrice, inginocchiandosi e recitando tre volte la formula «Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano. Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Cuore Santissimo e del Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori».

Successivamente li comunicò mentre erano inginocchiati, e poi ripeté le preci altre tre volte, prostrato.

Nella messa alla quale ero presente, invece, vidi tutt’altro: per quanto l’intenzione fosse la stessa, quanto lontana ne era l’espressione! Comunioni fatte in piedi, sulle mani, e distribuite da un ministro “straordinario” la cui reale necessità era parecchio dubbia. Mi sono quindi chiesto: ma come possono questi sacerdoti (che siano religiosi, secolari di parrocchie o di ordini legati a Fatima) non rendersi conto del distacco netto, evidente, tra l’insegnamento dell’Angelo ai pastorelli (perché questo fu: un’istruzione, una catechesi sulla riparazione) e la prassi postconciliare? Come possono coerentemente divulgare il messaggio di Fatima nella sua autenticità, se poi nella prassi lo si annulla in tutto il suo carisma e profondo significato?

Certamente i lettori di Duc in altum conoscono i risultati di un sondaggio sulle credenze dei cattolici praticanti italiani, chiamato Italiani di poca fede. Ebbene, ricord che i risultati riguardanti il culto eucaristico erano a dir poco sconcertanti: solo il 32% sa che la Comunione è il Corpo e il Sangue di Cristo, mentre per il 50% è solo un simbolo e per il 14,3% addirittura una “particolare ostia che ricorda il pane dell’ultima cena”. Insomma, sette praticanti su dieci0 vanno a messa senza sapere cos’è l’Eucarestia.

Mi chiedo, dunque: secondo i nostri pastori, da che cosa dipendono questi risultati? Come negare che le pratiche evidentemente desacralizzanti della Comunione in piedi e sulle mani (in Italia “solo” a partire dal 1989) abbiano inciso sul culto eucaristico e sulla percezione dell’identità dell’Eucaristia? Come pensare che passare dalla pratica millenaria della Comunione in ginocchio e sulla lingua, amministrata dai soli sacerdoti, a una pratica ripresa dai protestanti non avrebbe inficiato la fede nella Transustanziazione e il sommo rispetto che si deve nei confronti delle specie eucaristiche e nel modo di comportarsi in chiesa?

Sento dire: “Ma è la riverenza interna che conta, non quella esterna, come quella dei farisei”. È questa la risposta tipica del cattolico medio odierno, sacerdote o laico. Ma questa risposta elude i fatti: la perdita di riverenza nell’Eucaristia, che però non è solo esterna. Quanti di coloro che si accostano alla Comunione, infatti, sono regolarmente confessati? Quanti sanno che comunicandosi in peccato mortale compiono un orribile sacrilegio (1Cor 11,27)? Quanti credono nell’esistenza dell’inferno e nel concetto stesso di peccato mortale?

La risposta (che dovrebbe essere logica) è che la riverenza interna conta quanto quella esterna, e viceversa. Nessun santo, avendo un cuore puro e quindi una riverenza interna perfetta, si sarebbe mai arrischiato a comunicarsi nella maniera superficiale e oltraggiosa con cui oggi si pretende di accogliere il Re dei re, quasi come non fosse scritto che «nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra» (Fil 2).

Né avrebbe senso accostarsi al Corpo del Salvatore con apparente devozione, ma con l’anima macchiata dal peccato. La riverenza esterna funge da repellente per i cattivi e da monito per i buoni, e ciò è facilmente dimostrabile. Si pensi ai funerali di Berlusconi: quanti dei giornalisti, showman e showgirl si sarebbero ben guardati dall’accostarsi alle Sacre Specie se gli fosse stato richiesto di inginocchiarsi di fronte a esse? Io credo che molti, prevedibilmente nient’affatto preparati, si sarebbero astenuti. Si può forse negarlo?

«Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7). Cari sacerdoti, fino a quando farete finta che la crisi della fede dentro la Chiesa sia dovuta solo al mondo, e non anche a tali sciagurate riforme postconciliari? Perché non osate fare nulla contro la rovina del culto eucaristico, innegabilmente “legalizzata” dalle autorità degli ultimi sessant’anni?

Ma soprattutto: perché aderire alle autorizzazioni e agli ordini, emessi dalle gerarchie post-conciliari, contrari alla Sacra Tradizione della Chiesa e alla stessa fede della Chiesa? Perché avete così tanta paura di rispettare i venerabili usi dei Padri, anche a costo di una santa disobbedienza? Perché dovete lasciare che solo i veri disobbedienti alla Santa Madre Chiesa abbiano il coraggio di introdurre i loro velenosi errori?

La Comunione sulla mano, infatti, si è diffusa proprio così, per mezzo della disobbedienza. E invece di asportare questo male le autorità lo hanno ratificato! E come lo hanno ratificato? Secondo la Memoriale Domini (1969) di Paolo VI, tale abuso poteva essere autorizzato dalle Conferenze episcopali solo laddove fosse già diffuso (ai tempi della pubblicazione dell’istruzione suddetta). Eppure le Conferenze episcopali cominciarono ad autorizzarlo ovunque: in Italia, ad esempio, nel 1989, durante una sessione tenutasi in piena estate (era il 19 luglio), con un solo voto in più a favore (1).

La Comunione amministrata dai laici – unicum nella storia della Chiesa – è poi quanto di più antitradizionale sia stato partorito. È esistita solo nei primi secoli in casi di estrema necessità (persecuzioni, guerre) e non riguardò mai la distribuzione delle Sacre Specie durante la Liturgia, come dichiarato esplicitamente dal Concilio di Trento (2).

Si guardi l’esempio dei santi, per capire come questi usi siano estranei alla vera fede: san Carlo Borromeo, essendogli caduta inavvertitamente una particola, per quattro giorni non ebbe il coraggio di celebrare la Santa Messa e si impose come penitenza otto giorni di digiuno. Santa Teresa d’Avila, avendo trovato un frammento di Ostia sulla patena, chiamò le novizie e in processione portò in sacrestia la patena con somma venerazione (3). Nella Messa Tridentina, dalla Consacrazione fino alle abluzioni, il sacerdote tiene le dita (pollici e indici) giunte, affinché nessun frammento, anche minimo, possa disperdersi! E si potrebbe continuare con esempi a non finire…

E voi, per rispettare la Sacra Tradizione della Chiesa e il sacro deposito della Fede, evitando di applicare queste norme che sono la rovina della Chiesa, avete paura! Come disse Gesù a padre Pio a proposito dei sacerdoti sacrileghi: “Macellai!” (4).

È così che salverete le nostre anime?

È così che servite la Chiesa?

È così che servite Dio?

Lettera firmata

(1) E pensare che ai tempi della Memoriale Domini, alla domanda “Si ritiene opportuno accogliere la petizione che, oltre al modo tradizionale di ricevere la Comunione, sia pure consentito di riceverla in mano?”, posta dalla Santa Sede ai vescovi di tutto il mondo, la vittoria del no fu schiacciante, con 1233 voti contro i 567 sì. Bastarono pochi anni…

(2) “Nel ricevere la comunione sacramentale fu sempre uso, nella Chiesa di Dio, che i laici la ricevessero dai sacerdoti; e che i sacerdoti che celebrano si comunicassero da sé. Quest’uso, che deriva dalla tradizione apostolica, deve a buon diritto esser osservato” (Concilio di Trento, Sessione XIII, 11 ottobre 1551). Decreto sul santissimo sacramento dell’eucaristia. Capitolo VIII. Dell’uso di questo ammirabile sacramento).

(3) I santi e l’Eucaristia

(4) “Venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici; di questi, chi stava celebrando, chi stava parando e chi stava svestendo delle sacre vesti. La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi. Però il suo sguardo si riportò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote.  Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: “Macellai!”. E rivolto a me disse: “Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo della mia agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L’anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ohimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza. L’ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l’agonia. Ohimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non ne fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate… Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale…”. Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna in questo mondo. Questa apparizione mi cagionò tale dolore nel corpo, ma più ancora nell’anima, che per tutta la giornata fui prostrato ed avrei creduto di morirne se il dolcissimo Gesù non mi avesse già rivelato… Gesù purtroppo ha ragione di lamentarsi della nostra ingratitudine! Quanti disgraziati nostri fratelli corrispondono all’amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell’infame setta della massoneria!” (san Pio da Pietrelcina al suo confessore padre Agostino, 7 aprile 1913).

 

Aldo Maria Valli:
Post Correlati