Un sogno

Dunque. Ho sognato il nuovo papa. Eravamo in una stanza tutta bianca e lui era seduto su una poltroncina. Non un tronetto, ma una normale poltroncina. C’erano anche alcuni funzionari vaticani. A quanto pare stavamo all’Università Cattolica, perché uno dei funzionari mi spiegava che io ero stato invitato in quanto ex laureato. C’erano anche mia moglie, la mia figlia più piccola e il nostro gatto, Brivido Cosmico. A un certo punto Brivido si metteva a scorrazzare lungo la stanza e io mi sentivo in imbarazzo, ma i funzionari non si scomponevano.

Il nuovo papa era in veste bianca e, seppur fosse seduto, mi sembrava di corporatura slanciata. Tanto che io pensavo: “Per fortuna non è grasso”.

A quanto pare, avrei avuto la possibilità di rivolgergli una domanda, perché nel sogno, mentre mi guardavo in giro, continuavo a pensare a che cosa chiedergli. Qualcosa sull’Università Cattolica? Un po’ scontato. Qualcosa sul programma del pontificato? Forse scortese.

Ma chi mi avrebbe chiamato per procedere con la domanda? E quando? Mistero. Non c‘erano altri giornalisti e non capivo bene che cosa stessimo aspettando.

I funzionari confabulavano, e io avrei dato chissà cosa per ascoltare le loro chiacchiere. Ma da qualche parte una sega circolare faceva un baccano tremendo e non riuscivo a percepire neppure una parola. Un funzionario diceva in tono neutro: “È Il falegname qui sotto”.

A un certo punto Brivido Cosmico miagolava e io capivo che voleva la sua scatoletta di cibo. Mi rivolgevo a mia moglie, perché risolvesse la faccenda, ma lei non si muoveva, e neppure mia figlia.

Che nervoso. “Devo fare sempre tutto io”, mi dicevo. “La domanda al papa e la scatoletta al gatto”.

E lui? Impassibile, lo sguardo un po’ perso, il nuovo papa non parlava. Sembrava isolato da tutto e da tutti. Nemmeno la sega circolare, apparentemente, lo infastidiva. Mangiava crackers prendendoli direttamente da una bustina. Lentamente, direi meticolosamente.

Pensavo: chissà che voce ha?

Posso dire che il nuovo papa non era molto anziano. Sui sessant’anni, capelli grigi. Ed era occidentale, di carnagione pallida. Nessun indizio, però, sulla nazionalità.

Mi dicevo: “Lo scoprirò quando gli farò la domanda”. Ma nessuno mi invitava a farmi a vanti. E lui, il nuovo papa, continuava a mangiare i suoi crackers, impassibile.

Poi Brivido miagolava di nuovo, con quel tono piagnucoloso che ha quando vuole farsi servire.

Mi sono svegliato. Con il muso di Brivido incollato alla mia faccia. E così gli ho dato da mangiare.

 

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