di Michela Di Mieri
Caro santo Francesco,
mi rivolgo a te in qualità di intenditore di lupi.
Vorrei che tu spiegassi alcune nozioni di base a certi uomini del mio tempo, dalle idee un po’ confuse circa l’ordine delle cose nella natura, che si chiamano animalisti, poiché tu sei l’unico che potrebbero ascoltare: sei molto popolare nel nostro secolo, sai? Sei il brand ecologico, naturalista, dialogante e pauperista di quella Chiesa che Qualcuno una notte ti ha detto di andare a riparare.
Adesso ti racconto.
Il giorno di San Valentino, a Forno, un paese della Valle Strona, a cavallo tra Piemonte e Lombardia, è stata celebrata una “Messa del lupo”, secondo un’antica tradizione risalente al 1762, nella quale si chiede al tuo collega Valentino, in qualità di patrono della parrocchia, protezione dalle incursioni dei predatori.
Devi sapere che il lupo, ultimamente, è un bel problema. I pastori e gli allevatori di tutta Italia lo temono, perché subiscono di continuo i suoi attacchi al bestiame e alle greggi. In più, poiché la sua specie è stata dichiarata protetta, sta rapidamente aumentando: i branchi sono sempre più numerosi e, da bravi animali opportunisti, sanno bene che è molto meno rischioso assalire una pecora piuttosto che un cinghiale, quindi scendono sempre più spesso dalle montagne, avvicinandosi ai luoghi abitati dagli uomini e dai loro animali domestici.
Beh, insomma, dopo questa Messa, molto partecipata, un’associazione milanese per la difesa degli animali è insorta ed ha protestato duramente. “È’ stata celebrata una Messa con esorcismo per far ammazzare i lupi. Un salto nel buio di secoli! Denunceremo il parroco alla procura per aver celebrato un rito che istiga all’uccisione dei lupi e abbiamo scritto al vescovo di Novara chiedendo di smettere con questo rito”, hanno detto ai giornalisti.
Il parroco, don Gaudenzio Martini, ha ribattuto che no, che un rito che chiede protezione non istiga proprio a un bel niente, che lui non ce l’ha con i lupi, ma con chi li ha reintrodotti, e che anche pecore e mucche hanno diritto di vivere.
Lo vedi, carissimo santo Francesco, che qui c’è proprio bisogno di te? Perché, sai, ai tuoi tempi ci saranno state senz’altro un sacco di cose che non andavano, ma, almeno, non si cercava di chiamare la realtà con nomi inventati. Da noi, invece, ci sono le ideologie, e tu non puoi capire quanto siano pericolose! Praticamente, sono come degli occhiali dalle lenti colorate e, quando uno se li infila, vede il mondo come pare a lui. E se, per caso, quello che vede fa comodo agli sgherri dell’Antico Nemico, sono guai, perché prima o dopo arriverà una legge a furor di popolo che imporrà l’idea, l’immagine, sulla realtà.
Ma sai cosa c’è di più triste e perniciosissimo? Che anche quella famosa Chiesa che tu ti sei dato tanto da fare per riparare, negli ultimi decenni vuole andare d’amore e d’accordo con chi porta questi strani occhiali. Perciò, secondo me, è meglio che tu faccia una visitina anche al vescovo di Novara, magari per adombrargli che, se caso mai sopprimesse la “Messa del lupo”, ogni volta che starà per addentare un succulento stinco di maiale si materializzerà ex nihilo un erede del buon lupo di Gubbio, per sottrarglielo dalle fauci.
Un caro saluto a fratello lupo, con riconoscenza, tua affezionatissima
Michela
______________
Nella foto (da La Stampa) la santa Messa celebrata nella chiesa di Forno da don Gaudenzio Martini