Sulle battute di monsignor Delpini alla Messa per don Giussani
Ricevo e pubblico questa lettera. Prendo atto del disagio del lettore Andrea e lo sottopongo alla vostra attenzione. Quanto ai giudizi su CL e sugli aderenti al movimento, sottolineo che appartengono unicamente al lettore e non coinvolgono in alcun modo Duc in altum.
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Caro Valli,
magari glielo avranno già mostrato, ma, in caso se lo fosse perso, vorrei portare alla sua attenzione l’esilarante comicità di sua eccellenza monsignor Delpini (il video lo trovate in fondo).
Il video mi è arrivato passando per mani di molti appartenenti a Comunione e Liberazione. Da ciò che ho sentito e visto, questi ultimi paiono molto entusiasti dell’uscita dell’arcivescovo di Milano, fatta poco prima di benedire i fedeli a conclusione della santa Messa in suffragio di don Giussani e per l’anniversario dell’approvazione della fraternità di CL.
Come può vedere, sua eccellenza ha pensato bene di lasciarsi andare a una battuta “concedendo” ai partecipanti, dall’alto della sua autorità, la possibilità di festeggiare il fondatore e il loro movimento in maniera meno seria della celebrazione che andava a concludersi.
Mi pare una battuta molto ben fatta, sia come contenuto, che come tempistica, se si appartiene a due categorie di viventi: gli ignoranti e i demoni.
Gli ignoranti, poverini, non sanno che partecipare alla Santa Messa vuol dire accostarsi al santo sacrificio che Cristo Signore offre gratuitamente per la loro salvezza e santificazione. I ciellini hanno, ahimè, la tendenza, sempre più slatentizzata con il passare delle generazioni e l’aumentare dell’ignoranza religiosa, a far coincidere Cristo con la compagnia e quindi per loro è il massimo che il vescovo li supporti così sguaiatamente nel loro errore. (Il seme di quest’ultimo lo piantò il loro fondatore).
I demoni, che sanno molto bene cosa sia la santa Messa, avranno molto sorriso a vedere il signor vescovo concedere ai partecipanti alla funzione festeggiamenti “meno seriosi” di quest’ultima. Chissà chi di loro sarà stato il genio che ha suggerito al vescovo una così intelligente battuta? È perfetta per dissacrare la liturgia (il solito “buona domenica e varianti” che precede la benedizione è ormai parte integrante del rito), ed è altrettanto perfetta per una platea così recettiva al concetto Gesù = grigliate/birra al pub con gli amici.
Forse il signor vescovo (sono molto meno in forse su molti ciellini che ho conosciuto) confonde la santa Messa con l’omelia e tutto il parolame che è stato recentemente (dagli anni Sessanta) introdotto nel rito latino. I protestanti fanno scuola in questo.
Un cattolico, invece, non può trovar nulla di più appropriato della santa Messa per sé e per un defunto. In paradiso, dove sanno festeggiare, eccome, il santo sacrificio è perennemente offerto da Cristo sommo sacerdote e non credo che alcun abitante del paradiso sia disposto a scambiare tutto ciò con il miglior sigaro o alcolico (giusto per citare il vescovo) del mondo!
Per carità, non essendo in paradiso, ma militanti su questa terra, si festeggia secondo i modi della terra (senza offender Dio, naturalmente).
Da quando ho veramente conosciuto ciò che Cristo mi offre nel santo sacrifico dell’altare (niente meno che se stesso e io che sono nulla non lo merito!) non ho mai partecipato alla Messa con la fregola del dopo-Messa. Anzi, un festeggiamento post-Messa ha senso solo e proprio perché uno vive veramente e degnamente la santa Messa. Un festeggiamento diventa così il modo umano, di questa terra, di continuare a ringraziare per la sovrabbondanza di grazia gratuitamente ricevuta ai piedi dell’altare.
P.S.
Dopo aver sentito il signor vescovo e prendendo sul serio il mio pastore, vorrei tantissimo chiedergli, visto che, giustamente, da pastore amante del suo gregge, ha sottolineato di festeggiare da cristiani, se lui ritenga ancora moralmente illecito per un cristiano partecipare a conciliaboli con massoni (addirittura i grandi maestri venerabili). Altrimenti le possibilità di festeggiamento potrebbero essersi dilatate ultimamente..
Andrea
fedele ambrosiano in attesa che i pastori si sveglino dal torpore mortale nel quale sono scivolati e, ahimè, mi pare di dover includere tra i pastori assonnati anche il mio arcivescovo, per il quale prego.