di Investigatore Biblico
Cari lettori, anch’io, come molti, celo una doppia personalità. Da un lato l’istintivo e l’irascibile, dall’altro il pacato e il diplomatico.
Oggi ho parlato con il diplomatico e gli ho dato una serata di congedo. “Vai al cinema e, se puoi, guarda due spettacoli. Torna tardi, mi raccomando!”, sono state le mie raccomandazioni al diplomatico.
Questo esordio di certo vi lascerà meravigliati: cosa avrà mai scovato il misterioso Investigatore Biblico?
Ebbene, sono inciampato per caso nel Salmo 29. E, se non fosse che metto al setaccio ogni versetto, comparando le traduzioni, avrei mai potuto accorgermi di questo errore?
Anzi, fermi tutti, “errore” è un concetto che non s’addice al caso di oggi. Il termine tecnico è “supercazzola”. Perché temo che il team dei traduttori, dopo una serata di vinello e fiaschetti, abbia visionato in gruppo qualche scena memorabile di Amici miei, la saga di Mario Monicelli. Presumibilmente la scena del battesimo dell’architetto Melandri, con tanto di battute dissacranti e risate a non finire.
Quindi, perché non cavalcare l’onda e non continuare a sparare cazzate anche nel testo sacro? Why not?
Si sono dimenticati, però, che avevano fatto uno scherzo in fase di editing, e non hanno rimesso la traduzione corretta. Che burloni!
Termino questo eccessivamente lungo prologo, ma concedetemelo, e andiamo al secondo atto.
Cei 1974: “Il tuono fa partorire le cerve, e spoglia le foreste” (Sal 29,9)
Vulgata: “Vox Domini properantis partum cervarum, et denudabit condensa” (Sal 29,9)
Bibbia Martini: “La voce del Signore che prepara i cervi, e le folte macchie rischiara” (Sal 29,9)
Bibbia Ricciotti: “La voce del Signore fa abortire le cerve, e spoglia le foreste” (Sal 29,9)
LXX: “Fonè Kuriou katartizomenon elàfous, kai apokalupsei drumous” (Sal 29,9); apokalupsei: rivelare, svelare, spogliare; drumous: foreste
Cei 2008: “La voce del Signore provoca il parto delle cerve, e affretta il parto delle capre” (Sal 29,9)
Dunque, lettori, di tutte le battute sarcastiche che mi vengono in questo momento, posso solo dire che l’animale scelto, in questa parte di testo inventato dai traduttori 2008, rispecchia bene per analogia l’intelligenza della stessa traduzione. Non potevano scegliere animale migliore a sigillo di garanzia di questa versione di traduzione che comincia davvero a portarmi allo sfinimento.
La parte del versetto “affretta il parto delle capre” è una pura invenzione, senza fondamento, il cui criterio è un enigma senza soluzione.
Qualcuno potrà obiettare: “Ehi, Investigatore, magari ti è sfuggito il testo ebraico!”
Dici, amico? Andiamo a vedere.
Ecco il testo traslitterato: “Wajjechesof je’arot” che letteralmente significa “spoglia le foreste”
Questo inserimento del parto delle capre, quindi, è una burla, una presa in giro, una licenza poetica che di poetico non ha nulla. E dirò di peggio.
Se il testo Biblico è parola di Dio, e pregando un Salmo prego la Parola di Dio, con Cei 2008 sto pregando, al contrario, con un testo che, in parte, certo, è ancora Parola di Dio, ma in parte è anche una sovra-scrittura operata dall’uomo-capra, il quale spera che nascano altre capre simili, affrettandone il parto.
Sarcasmo? Sì, assolutamente.
Ma smettiamola di prendere la Bibbia come una barzelletta, signori.
Avevo già scovato un caso simile (Bibbia CeiI 2008: Il Santo diventa Idolo: traduzione folle nel Salmo 16) ma questo le supera tutte nella sua idiozia.
Perché permettersi di inventare completamente una parte del testo, quando la traduzione originale dice altro?
La cosa mi fa tremare di terrore: quanti altri versetti inventati, pubblicamente letti nella Liturgia della Parola della domenica, potranno esserci? Posso, a questo punto, mettere la mano sul fuoco che non scoprirò di peggio?
E, ancora, frega qualcosa a qualcuno, eccetto voi, lettori stimati?
La cosa è di primaria urgenza perché dal Testo Sacro prendiamo la linfa.
Un cambio oggi, una supercazzola domani, un cambio di senso tra una settimana, un’inversione di significato tra un mese, e fra trent’anni la Bibbia può diventare un testo completamente inquinato.
Una traduzione del genere può essere definita, con tutte queste ombre, Parola di Dio? Oppure è una parziale Parola di Dio, in quanto non sappiamo con che olio condiscono l’insalata?
Per questo è cruciale correre ai ripari: teniamo saldo il riferimento di testi come la Vulgata latina di san Girolamo (e i testi tradotti ad essa attinenti), per conservare il patrimonio della Sacra Scrittura. Altrimenti finiremo come il conte Mascetti di Amici miei, che di patrimonio aveva sperperato il suo e quello della moglie, finendo come un povero disgraziato.
Fonte: investigatorebiblico.wordpress.com