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L’unica via: una vera e incondizionata contro-rivoluzione

di Fabio Battiston

Caro Valli,

nel comunicato del 29 febbraio scorso la Conferenza episcopale transalpina, con riferimento all’inserimento dell’aborto come dritto sancito nella Costituzione francese, scrive tra l’altro:

L’aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall’inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne.

In queste due righe ci sono la mostruosità, l’ignavia e l’orrore in cui è ormai precipitato il clero francese (non certo l’unico, peraltro, in Europa e nel mondo). Dunque, vediamo.

Per la Treccani, “attentato” è:

Atto con cui si attenta a persona o cosa, e che, nel diritto, è considerato un reato già consumato anche se non si produce il danno e il colpevole non raggiunge il fine che si era proposto. 

Quindi usare il termine “attentato”, sul piano squisitamente etimologico, non significa affatto parlare obbligatoriamente di omicidio o di assassinio, ma solo di un’azione tendente a quel fine. Per i vescovi francesi, dunque, l’aborto è solo un tentativo di eliminare il nascituro, non già un atto che – sempre e comunque – provoca la morte della vittima designata. Essi non riescono nemmeno più a chiamare le cose per ciò che realmente sono!

La seconda parte della frase, poi, si colloca tra l’assurdo, il tragico e il luttuosamente comico. Che significa dire che “l’aborto non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne”?

Evidentemente quell’avverbio, per gli esimi porporati d’Oltralpe, non fa che confermare l’accettazione ormai definitiva dell’aborto – da parte della Chiesa – come un inalienabile diritto (soggettivo) della donna. Nessuno di loro, quindi, intende contestare che la prospettiva dell’aborto come diritto sia scorretta, ci mancherebbe altro! Solo che non dovrebbe essere l’unica! Capito che volpi le nostre Eccellenze Reverendissime? Essi in fondo – da ubbidienti pronipoti di Rousseau e Robespierre – non avrebbero chiesto altro che associare a tale diritto una proposizione formale che richiamasse anche (ma sottovoce, quasi bisbigliando, mi raccomando) un qualche tipo di tutela del nascituro. Ma che bravi ‘sti vescovi, così à la page!

Comunque non c’è di che meravigliarsi. Già nell’agosto del 2022, infatti, il presidente della Pontificia accademia per la vita dichiarava nel generale plauso del mondo laico che “…la legge 194/1978 è un pilastro della nostra vita sociale” e, per chi non avesse ancora capito, aggiungeva: “Essa non è assolutamente in discussione”.

E veniamo alle “prese di posizione” italiane di chi dovrebbe difendere ciò in cui crediamo: il diritto e la tutela dell’essere umano più indifeso e innocente che esista sulla faccia della terra.

Prendo atto di ciò che non stanno facendo quei politici e comunicatori nazionali che dovrebbero invece difendere la vita del nascituro. Ormai neppure a chiacchiere ci riescono. Dai politici del sedicente fronte conservatore, finora, non una critica, non un commento contrario. Solo un fragoroso, assordante silenzio! Stupisce, in particolare, il mutismo leghista (di Salvini, in primo luogo); o forse si tratta di una vile tattica politica per non urtare la Le Pen che ha votato a favore di questo massacro, legalizzato costituzionalmente?

E che dire dei gloriosi “Fratelli d’Italia”, anch’essi ubbidientemente silenti, pregustando già la loro prossima alleanza europea con il Ppe, da sempre alleato della tirannica sinistra e delle sue più infami decisioni etiche, sociali e politiche. Il nulla da Forza Italia non vale neppure la pena commentarlo, tali e tante sono le prese di posizione che in questi anni hanno visto competere tra loro i nipotini del Cavaliere sia nel sostenere il becerume LGBTQIA sia, all’opposto, nell’isolare qualsiasi tentativo di revisione o abrogazione della legge 194.

Sul fronte della comunicazione giornalistica, lasciamo perdere. La triade Il Tempo, Il Giornale e Liberoquotidiano sta presentando l’evento in un modo totalmente freddo e notarile; non un afflato di indignazione, di critica, di attacco; solo un totale, nauseante protocollo nella peggiore tradizione delle più lugubri e asservite agenzie di stampa dei vecchi poteri dittatoriali.

Eccole le nuove tre scimmie del “non parlo, non vedo, non sento”: chiesa cattolica, politica e informazione. Tutte inginocchiate (a Roma diremmo appecoronate) davanti al benedicente Macron mentre afferma solennemente: Orgoglio francese, messaggio universale. Celebriamo insieme l’ingresso di una nuova libertà garantita nella Costituzione (con la Torre Eiffel illuminata a festa)!
Non posso far altro che ripetermi. Ora più che mai, Aldo, sul piano umano siamo soli, disperatamente soli. Abbandonati da una chiesa cattolica temporale in totale liquefazione neopagana. Senza una rappresentanza politica minimamente degna di questo nome. Con un apparato mediatico che nella sua stragrande maggioranza ci umilia, ci offende e – nel migliore dei casi – ignora volutamente la nostra esistenza.

A questo punto non credo sia più possibile scegliere tra diverse opzioni. Anzi, penso che abbiamo di fronte una sola scelta. Dobbiamo essere noi a lottare in prima persona. Unirci, per quanto è possibile, affrontando a viso aperto un mondo che ci vuole distruggere. Attaccando senza equivoci, con i modi e gli strumenti che ciascuno riterrà più opportuni, i nostri nemici, diversi tra loro ma alleati per conseguire un unico obiettivo: il trionfo dell’uomo (e della donna) senza Dio!

Una vera e incondizionata contro-rivoluzione è l’unico strumento, io credo, di cui oggi possiamo disporre. Senza stare troppo a sofisticare sulla scelta dei metodi. Siamo con le spalle al muro. Ognuno combatta e si difenda come potrà e saprà fare. Se riusciremo a farlo in unità, tanto meglio, ma facciamolo!

 

 

Aldo Maria Valli:
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