di Fabio Battiston
Caro Valli,
vorrei dare ai fratelli di Duc in altum un piccolo suggerimento “non liturgico” per la prossima Settimana Santa. Ieri sera ho visto uno splendido film: Golgotha. Una vecchia pellicola francese in bianco e nero del 1935, diretta da quel Julien Duvivier che, poco meno di vent’anni dopo, sarà il mirabile regista dei primi Don Camillo.
Segnalo quest’opera poiché costituisce un raro e positivo esempio nella panoplia delle produzioni cinematografiche e televisive che, specie in questi ultimi decenni, hanno narrato la storia di Gesù Cristo e la sua passione con stilemi ora hollywoodiani ora smaccatamente spettacolari. Esse ci hanno sovente regalato, tra l’altro, improbabili interpreti dei personaggi che hanno dato vita al più grande dramma/evento nella storia dell’umanità. Anche il Gesù zeffirelliano, per taluni versi, credo rientri in queste categorie.
Golgotha, in una dimensione iconica alla quale quasi nessuno di noi è abituato, ci offre – in semplicità e umiltà – uno spaccato autentico dei momenti che vanno dal trionfale ingresso a Gerusalemme al commiato finale di Gesù dai discepoli dopo la Risurrezione. Attori a noi sconosciuti (se si eccettua un giovanissimo Jean Gabin nel ruolo di Ponzio Pilato) coi loro volti “veri e duri” e una recitazione così distante dai moderni canoni estetico-stilistici, cui purtroppo abbiamo fatto l’abitudine, danno corpo a quegli eventi in un contesto sia realisticamente umano che profondamente spirituale. Un’opera nella quale, a mio avviso, emerge anche il rispetto, l’umiltà, direi quasi il “timore e tremore” con cui Duvivier ha trattato la figura del Cristo nelle diverse situazioni e inquadrature.
Il film in DVD (che ho acquistato in una libreria delle Edizioni Paoline a Roma) non è restaurato e credo che questa caratteristica lo renda prezioso e, per certi versi, unico. Infatti le immagini che potrebbero apparire “sporche”, la cui già ridotta nitidezza è talvolta velata ai bordi dello schermo dai naturali effetti del tempo sulla pellicola, rendono ancor più vivo e drammatico l’evolversi della narrazione e il rapporto tra i vari protagonisti della vicenda. In tale contesto, anche la colonna sonora contribuisce perfettamente alla costruzione di un ambiente in cui lo spettatore attento diviene pienamente parte degli accadimenti trattati.
Questo film, girato quasi novant’anni fa ma ancora straordinariamente vivo, è stato per me una splendida e toccante esperienza. Spero sia lo stesso per chi vorrà vederlo.