di Fabio Battiston
Caro Aldo Maria,
molte volte nei nostri scambi epistolari (è bello poter usare ancora questo aggettivo quasi dimenticato) mi hai benevolmente consigliato di smetterla con la mia lettura quotidiana di avvenire.it. È un ammonimento certamente utile per mantenere in buona salute diversi organi del nostro corpo, ne convengo. Tuttavia, per la salute della chiesa temporale (o di quel poco che ne resta) credo che le nefandezze quotidianamente riportate sulla velina Cei debbano essere diffuse il più possibile. Dobbiamo far capire a una sempre più vasta platea di cattolici (per la gran parte disattenti al problema del rapporto tra fede e comunicazione) che razza di personaggi e anticattoliche posizioni albergano dalle parti di piazza Carbonari. Idee e istanze ispirate, incoraggiate e finanziate da una irriconoscibile chiesa cattolica anche con i denari di molte, ignare, brave persone.
Ti giro quindi, ultime solo per ordine di tempo, due altre perle propinate da questa Pravda clericale, sempre in mostra e ben visibile all’ingresso di tante parrocchie.
Il primo link [qui] si riferisce al discorso col quale il cardinale Zuppi ha aperto i lavori del cosiddetto Consiglio permanente. L’esimio porporato, invece che occuparsi dello stato comatoso (per non dire di peggio) in cui versa oggi una chiesa cattolica a brandelli, ha infarcito il suo intervento dei seguenti punti, che potrebbero essere all’ordine del giorno di un qualunque partito, organizzazione sindacale o Ong. Ecco qua: autonomia differenziata, sviluppo, cure palliative, welfare, elezioni europee, pace. In questo coacervo di argomenti – nei quali non compaiono mai parole come Gesù Cristo, Vangelo, Carità, Spirito Santo, Madonna, Trinità, Bibbia e dove Dio è citato una sola volta in cinque fitte pagine di testo – il buon Zuppi apre il suo intervento in questo modo:
Viviamo tempi in cui sono messe in dubbio «la fraternità» e «la possibilità di convivere senza dover competere o addirittura eliminare l’altro per poter vivere». In questo quadro è la pace la priorità per la Chiesa universale e quindi anche per la Chiesa in Italia.
Il presidente della Conferenza episcopale italiana, quindi, sdogana ufficialmente il concetto (sincretistico, neo-pagano, apostatico e massonico) di Chiesa universale, una istituzione che – qui da noi come nel resto del mondo – neanche il capo dei cardinali italiani (e forse futuro papa) definisce più come cattolica.
Il secondo link [qui] ci delizia con gli attacchi, i rimproveri e gli ammonimenti di Paolo Branca (orientalista, islamista e arabista, come recita il suo profilo su Wikipedia) che si straccia le vesti contro chi, tra i cattolici (ma non solo), si è giustamente indignato perché il preside di una scuola dell’hinterland milanese ha deciso di chiudere l’istituto in occasione dell’ultimo giorno del Ramadan. Un guardiano iraniano della rivoluzione non avrebbe potuto scrivere di meglio.
Io penso che, così come la libertà di stampa è un valore da difendere sempre e comunque, non si debba mai venir meno al dovere di dichiarare forte e chiara la nostra opposizione e il nostro totale dissenso rispetto a una strategia di comunicazione/informazione finalizzata a distruggere quel poco che è rimasto della nostra realtà di credenti.
Chi scrive è il primo dei peccatori, spero non per sempre irredimibile, ma ciò non significa che debba starmene in silenzio di fronte a tutto questo.