Reggio Emilia, 25 aprile: “A che punto è la notte?”. Piergiorgio Seveso: “Così proseguiamo la battaglia”
“Non si farà semplicemente un punto della situazione riferito al presente, ma si parlerà di futuro, con interventi dall’Italia e dall’estero”. Così i promotori presentano l’incontro Cattolici romani 2024. Stati generali. A che punto è la notte? che si terrà a Reggio Emilia il prossimo 25 aprile. “Un pomeriggio di conferenze e di formazione, ma anche un tentativo di osservare cosa ci attende e un momento di confronto per valutare come attrezzarci”.
Il via alle ore 14, presso l’hotel Mercure Astoria, nel centro di Reggio Emilia (ben servito da parcheggi). L’ingresso è libero, con un contributo consigliato e non vincolante di circa dieci euro, applicando il principio di buon senso “chi può di più, dia di più, chi può di meno, dia di meno, chi non può nulla, non dia niente”.
Sono previsti gli interventi di Corrado Gnerre, Martino Mora, Luca Fumagalli, Piergiorgio Seveso (presidente della Fondazione Pascendi), don Marco Laghi (sacerdote della FSSPX e preside della scuola San Pancrazio), Massimo Micaletti, Alain Escada di Civitas International (Francia), Elena Bianchini Braglia, Monica Gibertoni di Monnicraft, Corrado Ruini, Andrea Giacobazzi, Cristiano Lugli del Comitato di riparazione Beata Giovanna Scopelli, Lorenzo Roselli di Militia Christi, Aldo Maria Valli.
Sull’evento – che non avrà dirette social. Per info: Whatsapp (+393662949035), Telegram (@edizioniRS) o email (edizioniradiospada@gmail.com) – abbiamo sentito Piergiorgio Seveso.
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Cattolici romani 2024. Stati generali. A che punto è la notte? Questo il titolo scelto per l’incontro del 25 aprile a Reggio Emilia. Penso non ci sia bisogno di dilungarsi sulla notte in cui stiamo vivendo. La domanda che tutti si pongono è: che cosa ci attende?
Grazie per l’interesse, la condivisione e la passione, anzitutto. È assolutamente incerto dire che cosa ci attenda perché Iddio governa la Storia in maniera spesso incomprensibile, ma sempre provvidenziale. Questa prova suprema che la Chiesa cattolica sta vivendo non è certo iniziata con il “regno” bergogliano ma semmai con il sorridente golpe roncalliano dei primi anni Sessanta. Ci troviamo quindi di fronte a sei decadi di tradimento, erosione, sgretolamento e inesorabile apostasia di singoli e istituzioni. Cosa ci attende? Certamente non facili restaurazioni, cautelosi aggiustamenti, ripareggiamenti inefficaci, ma forse nemmeno cataclismi eclatanti. Temo molto di più il rischio di un cattolicesimo romano che rischi di “morire” (se mai fosse possibile) per inedia e soffocamento quotidiano. Sono però certo chi vi sarà sempre chi terrà alta la bandiera dei due colori con la tiara e le chiavi petrine: questo incontro serve anche per dichiarare a viso aperto e senza alcun rispetto umano che non vi sarà mai alcuna resa al neo-modernismo ereticale trionfante e strabordante.
A proposito di notte, c’è il rischio della stanchezza e dello sconforto. Sappiamo che il Signore non ci abbandona, ma umanamente è difficile restare in battaglia da controrivoluzionari…
I rischi sono moltissimi per chi veglia e combatte. Anzitutto quello di addormentarsi e non vedere più quello che quotidianamente avviene: l’eresia, la devianza dottrinale quotidiana. Ci si accontenta di vivere, sopravvivere nel proprio strapuntino devozionale, nella propria cappellina di periferia, nel proprio anfratto pietistico che somiglia sempre più a una riserva indiana, senza volere avere più uno sguardo d’insieme sulla crisi della Chiesa e una decisa volontà di Restaurazione. Oppure l’altro rischio è l’abbandono, la via di fuga verso la Scilla di cristianesimi eterodossi (penso allo scisma di Fozio) oppure alla Cariddi di soluzioni cervellotiche e abborracciate (penso ad alcune forme parossistiche di ratzingerismo postumo che tutti ben conosciamo).
L’ultimo rischio più sottile è quello di trasformarci in maschere deformate, in mostri “tradizionalistici”, odiatori esasperati e iper-reattivi che perdano vita di Grazia, serenità e buon umore, pur in tempi tanto nefasti.
La grande passione per la Chiesa cattolica e il Papato romano che ci “divora” deve essere sempre vissuta con l’esercizio continuo delle virtù teologali e cardinali.
Nella presentazione dell’iniziativa si precisa che l’incontro sarà un’occasione per valutare come attrezzarci. Giro a lei direttamente la domanda, che è poi quella che tutti gli innamorati della Tradizione si pongono di continuo in questo tempo di persecuzione.
La conditio sine qua non è essere cattolici, non cedere a compromessi con le dottrine conciliari (Dignitatis humanae, Lumen gentium, Gaudium et spes, Nostra aetate in primis), conservare la Messa romana di san Pio V (forma unica e non straordinaria del Rito romano), e poi porre in atto iniziative culturali, sociali e quando possibile “politiche” che vadano tutte in quella direzione. Altra operazione: incalzare con forza le “gerarchie moderniste” perché ritrovino lo zelo e il coraggio leonino perduto e l’integra professione di Fede. Può essere doloroso, faticoso e “divisivo” ma è parte integrante dell’esercizio quotidiano della Fede cattolica.
Ultima cosa: fare “rete” senza primadonnismi, settarismi, esclusivismi e tentativi di monopolizzazione. Non abbiamo capi (se non in Cielo) e quindi dobbiamo essere capi responsabili di noi stessi e dei nostri gruppi.
Le edizioni Radio Spada hanno pubblicato di recente due libri che hanno fatto discutere: Parole chiare sulla Chiesa e Golpe nella Chiesa. Fra le tante reazioni, quali l’hanno colpita di più?
In positivo mi ha colpito l’apprezzamento e la grata commozione di molti per questi due libri, la rabbia scomposta e sconclusionata di nemici vecchi e nuovi, in negativo il sussiegoso silenzio di alcuni capibastione del mondo tradizionalista, evidentemente facili spregiatori di tutto quello che non esca dalle loro officine.
Perché nel titolo dell’iniziativa c’è quella sottolineatura riguardante i cattolici romani?
Perché la Romanità è la nota distintiva somma del Cattolicesimo: anche oggi in cui Roma sembra essere sfigurata dall’indifferentismo, dall’ecumenismo, dall’antropolatria.
Sotto quella maschera carnascialesca si cela il volto radioso della Roma papale e regale, faro dei popoli, architrave della storia umana, sola custode della Verità. Compito di un cattolico oggi è far rifulgere quella Roma e, se possibile, distruggere quella che sta diventando una nuova Maschera di ferro.