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Il tacchino induttivista e le verità della scienza sul clima

“Solo gli idioti non hanno dubbi”.

“Ne sei sicuro?”.

“Non ho alcun dubbio”.

Luciano De Crescenzo

di Vincenzo Rizza

Qualche mese fa (nel settembre 2023) è stato pubblicato uno studio scientifico che, disallineato dalla vulgata mainstream, ribalta la tesi secondo cui l’incremento della temperatura media globale sarebbe legata alla produzione di CO2.

Il paper si intitola On Hens, Eggs, Temperatures and CO2: Causal Links in Earth’s Atmosphere (Su galline, uova, temperature e CO2: legami causali nell’atmosfera terrestre) ed è pubblicato sulla rivista internazionale SCI.

Lo studio è stato condotto da alcuni professori dell’Università Tecnica di Atene, coadiuvati da colleghi dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Poznań.

Gli autori sostengono che non sarebbe l’incremento di concentrazione di CO2 a determinare l’aumento della temperatura media globale: sarebbe invece l’incremento della temperatura media globale a provocare l’incremento della concentrazione di CO2 in atmosfera.

In sostanza, al dilemma se è nato prima l’uovo (l’incremento della temperatura media globale) o la gallina (l’incremento di CO2 nell’atmosfera), gli autori rispondono che è nato prima l’uovo.

Se la teoria fosse vera (e, in verità, anche se fosse falsa), staremmo dilapidando invano migliaia di euro/dollari per una transizione ecologica inutile e perfino dannosa anziché utilizzare quelle risorse in settori più produttivi o più vicini alle vere emergenze umanitarie (l’inquinamento, quello vero, o la sanità e l’assistenza ai più bisognosi, per fare un esempio). Senza considerare la follia di una sentenza recentemente emessa dalla Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) che sulla base di dati scientifici giudicati “sufficientemente attendibili” ha ritenuto che la Svizzera (non è una barzelletta, proprio la Svizzera, mica la Corea del Nord o la Cina) abbia violato nientepopodimeno che i diritti umani (che un tempo erano una cosa seria) di un’associazione di anziane non avendo posto in essere azioni adeguate per combattere i cambiamenti climatici e le emissioni nazionali di CO2.

La Svizzera è stata condannata al pagamento delle spese processuali liquidate in € 80.000,00, e meno male che il gruppo di anziane che lamenta “difficoltà ad affrontare le ondate di caldo” vive in Svizzera; se le vegliarde vivessero in Sicilia sarebbero già morte stecchite per lo scirocco e la Cedu avrebbe verosimilmente organizzato un nuovo processo di Norimberga. Il giorno, comunque, in cui dovesse toccare all’Italia, il nostro Stato potrà definitivamente dichiarare bancarotta.

Non entro nel merito dello studio elleno-anglo-polacco che tuttavia, rispetto agli approcci ideologici dell’Ipcc (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) basati su modelli matematici approssimativi, con variabili difficilmente calcolabili, prevedibili e verificabili, ha il merito di avere un approccio più pragmatico, verificando i dati di più di sessant’anni relativi alle temperature e alle concentrazioni di CO2 raccolti dalla climatologia ufficiale nelle Hawaii.

Quello che mi preme rilevare è che la scienza non è mai definitiva, ha fasi di evoluzione ma anche di involuzione, e ritenere definitivi (o quasi) i dati ad oggi raccolti e accettati anche dalla maggior parte degli scienziati (o sedicenti tali) non appartiene al metodo scientifico.

Si rischia altrimenti di fare la fine del tacchino induttivista (descritto da Bertrand Russell) che in un allevamento statunitense decise di formarsi una visione del mondo fondata sulla scienza:

Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell’allevamento in cui era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un’inferenza induttiva come questa: “Mi danno sempre il cibo alle 9 del mattino”. Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.

L’errore del metodo induttivo consiste nel fatto che l’osservazione di innumerevoli fenomeni naturali ripetuti nel tempo non può garantire che il prossimo caso sia conforme a quelli precedenti.

Sarà poi Karl Popper a ulteriormente criticare il metodo induttivo introducendo il principio di falsificazione: una teoria è scientifica solo se si espone alla possibilità di essere smentita da esperimenti od osservazioni che potrebbero dimostrarla falsa.

La vera scienza, in effetti, richiede non solo un’indagine finalizzata a formulare ipotesi che siano verificabili e riproducibili, ma anche una continua ricerca in cui si dovrebbe essere sempre pronti al confronto e a mettere in dubbio e in discussione le proprie convinzioni, anche le più radicate, per evolvere verso la Verità.

Guai, quindi, a considerare definitive tesi scientifiche che possono domani essere smentite e guai nel considerare l’uomo capace di uno sviluppo scientifico infinito che ha trovato il culmine nelle conoscenze attuali. Si rischia, tra l’altro, di sfociare nel transumanesimo, cioè in quella teoria per cui gli esseri umani potrebbero e dovrebbero controllare tutto, perfino l’evoluzione: le mutazioni casuali (anch’esse discutibili) della teoria darwiniana sono sostituite da cambiamenti guidati dall’intelligenza umana. Nella sua estremizzazione, si tratta di una teoria che vuole l’uomo creatore, sostituto di Dio.

In ogni caso speriamo di non imitare il tacchino induttivista, che si limitava a osservare eventi naturali (ricevere il cibo alle 9 del mattino) senza chiedersi il perché (ingrassare per finire cucinato al forno con le patate). Un po’ come il racconto del maiale che prendeva in giro l’asino che ogni giorno veniva caricato di pesi dal padrone e bastonato per andare fino in paese.

Disse il maiale all’asino: “Che brutta vita che fai. Guarda come sono fortunato e ben voluto io. Il padrone non mi fa lavorare e mi dà cibo abbondante tutto il giorno, mi pesa e mi visita continuamente: vuole assicurarsi che cresca forte e sano”. Rispose sornione l’asino: “Hai ragione, ma ora che ti guardo meglio… tu non sei il maiale dell’anno scorso!”.

 

 

Aldo Maria Valli:
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