Francia / Tutti insieme, nel segno della croce. Così “Sos calvaires” salva un patrimonio di fede e cultura
È ormai chiaro che in Francia, il Paese un tempo conosciuto come “la figlia prediletta della Chiesa”, si sta muovendo qualcosa di interessante e significativo.
Nella veglia pasquale di quest’anno si è registrato un aumento del 30% dei battesimi di adulti [Duc in altum ne ha parlato qui], con più di settemila persone che hanno ricevuto il sacramento, ovvero il numero più alto da quando la Conferenza episcopale francese ha iniziato a registrare i dati più di vent’ anni fa.
Questa settimana gli organizzatori dell’annuale pellegrinaggio di Pentecoste a Chartres hanno dovuto chiudere le iscrizioni degli adulti più di un mese prima dell’evento, che si prevede stabilirà un nuovo record di presenze.
E in attesa del prossimo dicembre, quando gli occhi del mondo si volgeranno a Parigi per la riapertura al culto della cattedrale di Notre-Dame, cinque anni dopo l’incendio che la distrusse, ecco altri segni di rinascita.
Tra questi, la crescita di Sos Calvaires, un’organizzazione che riunisce volontari in tutta la Francia per restaurare i crocifissi lungo le strade (i calvaires, appunto).
Il direttore generale dell’associazione è un giovane, Alexandre Caillé, che in questa intervista spiega perché lui e tanti suoi coetanei sono attratti da Sos Calvaires, che cosa significa restaurare le croci lungo le strade e quali sono i progetti del gruppo al di fuori della Francia.
Per chi vive nei Paesi a maggioranza cattolica, le croci lungo le strade fanno parte della vita quotidiana. Ma puoi spiegare cosa sono per chi non conosce questa tradizione?
Un calvario è una croce che si trova sul ciglio di una strada, a un incrocio o vicino a un campo. Ogni croce ha un significato. Una croce può essere stata posta per pregare, per ringraziare per una guarigione, per un soldato tornato vivo dalla guerra, per chiedere protezione su un villaggio o un buon raccolto nei campi. C’è sempre un motivo per la presenza di una croce (o di una statua o di un oratorio) nelle nostre campagne.
Per la maggior parte i calvari che vediamo in Francia risalgono al XIX secolo. Ma alcuni sono molto più antichi, anche se molti sono stati distrutti durante la Rivoluzione francese.
Qual è stata l’ispirazione per la creazione di Sos Calvaires e come viene finanziata l’attività?
L’associazione è stata fondata nel 1987 da un signore che assieme ad alcuni amici volle restaurare una piccola cappella abbandonata. Una volta completata la ristrutturazione, non hanno voluto fermarsi. Vedendo un grande patrimonio cristiano andare in rovina, hanno fondato l’associazione per restaurare le croci, le statue e gli oratori. I lavori di restauro sono resi possibili dalle donazioni di privati.
Come avete fatto a crescere così tanto mentre molte organizzazioni sono in difficoltà? E perché il gruppo attrae così tanti giovani?
Credo che l’associazione attragga molti giovani perché, prima di tutto, la gestione è affidata a una squadra giovane, dinamica e impegnata. Lo sviluppo è dovuto anche alle persone che hanno assunto il ruolo dirigente in ambito locale e fanno da vero e proprio anello di congiunzione per tutti noi. Infine, penso che nella società di oggi i giovani cerchino un senso, un significato profondo, e anche qualcosa che li faccia sentire radicati nei propri territori. Ecco perché abbiamo ottantacinque sedi in tutta la Francia e quasi quattromila volontari che lavorano per recuperare questo patrimonio unico.
Che cosa si prova a far parte di una squadra che restaura una croce di strada? È un’esperienza spirituale o è solo un lavoro fisico?
Nonostante tutto ciò che si può pensare, molti giovani oggi chiedono proprio questo tipo di impegno. È ciò che vogliono. Hanno bisogno di un ideale, di valori forti, di sfide. E restaurare un calvario è un’avventura. Bisogna uscire di casa, lavorare al freddo e sotto la pioggia, pulire le pietre, togliere i rovi, aggiustare le strutture rovinate. Si tratta di riportare in vita una parte della propria storia. Questo lavoro può essere difficile e fisicamente impegnativo, ma per molti può anche essere un’esperienza veramente spirituale, una scoperta o riscoperta della storia della Croce e della religione associata a questo potente simbolo. Per altri, è una forma di preghiera, un atto di carità, un dono di sé per il bene comune, ma soprattutto per Dio.
Sos Calvaires ha attirato l’attenzione dei media francesi. Ha ricevuto anche il sostegno di persone forse inaspettate, come lo youtuber Baptiste Marchais. Secondo te, perché ha fatto breccia?
Il restauro del nostro patrimonio è sempre più popolare. È qualcosa di insolito, fuori dal comune, che richiede uno sforzo, e proprio per questo è attraente. In effetti, siamo stati contattati da questo youtuber qualche anno fa. Eravamo felici di condividere questa esperienza unica. Sapevamo che Marchais avrebbe generato pubblicità per noi e mostrato a molte persone il lavoro dell’associazione. Il video che ha realizzato ha avuto un ruolo importante nella crescita improvvisa della nostra realtà, con richieste di apertura di nuove filiali e così via.
Nel corso del 2023 le squadre di Sos Calvaires hanno eretto cinque croci in cinque importanti siti cristiani irlandesi. Ci saranno altre iniziative al di fuori della Francia?
L’installazione di cinque croci celtiche in Irlanda è stato un evento eccezionale. Un anno prima avevamo anche eretto una khatchkar [croce di pietra] in Armenia. Queste missioni all’estero sono state occasioni speciali. In futuro vorremmo aprire sedi internazionali, ad esempio in Lussemburgo o in Spagna. Per il momento ci concentriamo sulla Francia, ma ci saranno sicuramente altri progetti speciali all’estero.
Perché è importante che Sos Calvaires sia un’associazione apolitica e non legata a nessun movimento cattolico in particolare?
La missione della nostra associazione è quella di riunire il maggior numero possibile di persone intorno alla croce, indipendentemente dall’età, dal livello sociale, dal credo religioso o dalle idee politiche. Le croci e le cappelle sono un patrimonio che appartiene a tutti e fa parte della nostra vita quotidiana. È un’eredità dei nostri antenati che dobbiamo preservare, onorare e trasmettere alle generazioni future. È importante che la nostra associazione non sia legata a nessun movimento cattolico in particolare, perché il nostro obiettivo è quello di ripristinare e salvaguardare questo patrimonio cristiano unico coinvolgendo il maggior numero possibile di persone.
Fonte: pillarcatholic.com