Il Leviatano e la folle gara (sulla nostra pelle) a chi legifera di più
di Vincenzo Rizza
Caro Valli,
Mark Hamill, attore diventato famoso per aver interpretato il ruolo di Luke Sky Walker nella saga di Star Wars, è stato recentemente ospite alla Casa Bianca e ha elogiato Biden (affettuosamente ribattezzato Joe-B Wan Kenobi) raccontando di essere onorato per aver potuto incontrare il presidente “che è riuscito a far approvare il maggior numero di leggi di tutta la mia vita” [qui].
L’endorsement dell’attore è sintomatico della trasformazione della democrazia, diventata una gara a chi legifera di più.
Tralasciando la democrazia americana, che attraversa un declino mai visto in passato se è vero che il meglio che la rappresentatività può offrire sarà verosimilmente una competizione elettorale tra due ultraottantenni, uno che sembra matto e l’altro che sembra rimbambito (scelga l’elettore chi è il matto e chi il rimbambito: la differenza è sottilissima, quasi impercettibile, come nel noto gioco della Settimana enigmistica), in Europa e in Italia non ce la passiamo certo meglio.
Assistiamo inermi, infatti, a un costante aumento spropositato della legislazione a discapito di principi un tempo fondamentali e oggi dimenticati: la certezza del diritto e la conoscibilità delle leggi. Senza considerare le limitazioni alle libertà personali che la legislazione di emergenza (ieri il Covid, oggi il riscaldamento globale, domani chissà) quotidianamente ci propone.
Ogni anno le istituzioni parlamentari organizzano conferenze stampa in cui sono snocciolati con orgoglio i dati sulle numerose leggi approvate; e la circostanza che si superi costantemente la produzione dell’anno precedente è motivo di innegabile compiacimento. Che poi sia praticamente impossibile conoscere la valanga di provvedimenti sfornati da uno Stato che legifera su tutto e tutti (e pensare che il buon don Luigi Sturzo si lamentava del panteismo di Stato quando la produzione normativa non era neppure paragonabile a quella odierna) e che la sciatteria legislativa abbia raggiunto livelli insostenibili sono meri dettagli: l’importante, parafrasando Mina, è legiferare.
Quanto sono lontani i tempi della democrazia ateniese, quando i promotori di una nuova legge, se approvata, ne erano ritenuti responsabili e potevano essere processati e condannati (nei casi più gravi anche alla pena di morte) se fosse stato provato che quella legge era sbagliata o era in contraddizione con leggi più antiche ancora in vigore. Se questa regola di civiltà fosse applicata anche oggi, il Parlamento europeo e quello italiano sarebbero seduta state decimati.
Ricordo ancora il mio professore di economia (per lunghi anni parlamentare italiano) che, sorpreso dalle Iene fuori dal Parlamento mentre erano in corso alcune votazioni, all’intervistatore che con fare inquisitorio gli chiedeva spiegazioni rispondeva sornione: “Non dovete preoccuparvi quando siamo fuori dal Parlamento, ma quando siamo dentro a legiferare”. Aveva ragione: il Leviatano è sempre più incontrollabile e se un tempo il ruolo del Parlamento era quello di porre un limite ai poteri del sovrano di turno, oggi l’obiettivo deve essere, come aveva già compreso Herbert Spencer nel lontano 1884, quello di limitare i poteri dei Parlamenti riducendo la discrezionalità del legislatore di turno. Compito diventato sempre più arduo.