Come restare cattolici alla fine del pontificato di Francesco. Una proposta
È ormai evidente a molti cattolici di tutto il mondo che il pontificato di Francesco è stato non solo una delusione ma un disastro. Cattolici più colti di me hanno catalogato meticolosamente la miriade di modi in cui papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato nel 2013, ha fatto dichiarazioni e promosso pratiche pastorali che si discostano dalle Scritture, dalla sacra Tradizione e dai precedenti insegnamenti consolidati del magistero.
“Voglio il disordine”, disse il papa pochi mesi dopo l’elezione riguardo ai suoi piani per scuotere la Chiesa. Ebbene, ha ottenuto ciò che voleva.
A titolo esemplificativo, ecco alcuni dei pasticci più grandi combinati da Francesco.
Firmare un documento che afferma che “il pluralismo e la diversità delle religioni… sono voluti da Dio”, anche se Dio ci dice che è Uno (Deuteronomio 6:4) e che dobbiamo servire Lui solo (Luca 4:8);
Affermare che la contraccezione può essere usata dalle coppie sposate “in alcuni casi”, chiarendo attraverso il suo portavoce che queste situazioni includono “casi di emergenza o situazioni speciali”, anche se il Catechismo della Chiesa cattolica segue l’Humanae vitae nell’insegnare che l’uso della contraccezione è “intrinsecamente malvagio”, ovvero è sempre e in ogni caso moralmente sbagliato usare la contraccezione nel matrimonio, indipendentemente dalla circostanza o dallo scopo.
Creare le premesse e poi approvare esplicitamente una pratica pastorale che permette a coloro che commettono il grave peccato di adulterio di ricevere la santa Comunione, nonostante questa pratica neghi il sesto comandamento e l’insegnamento cattolico dei papi precedenti.
Approvare una pratica pastorale che consente la benedizione delle coppie omosessuali, anche se tale pratica contraddice il precedente insegnamento cattolico (qui, qui e qui) e l’esplicita condanna dell’omosessualità da parte della Bibbia (qui e qui).
Approvare le unioni civili per le persone attratte dallo stesso sesso, nonostante il precedente insegnamento cattolico affermi espressamente che “il rispetto per le persone omosessuali non può portare in alcun modo all’approvazione del comportamento omosessuale o al riconoscimento legale delle unioni omosessuali”.
Promuovere l’idea che l’inferno sia vuoto e che “non è nella logica del Vangelo” che qualcuno debba essere “condannato per sempre”, nonostante Cristo abbia affermato il contrario nei Vangeli (qui, qui e qui).
Permettere che un idolo venisse adorato nei giardini vaticani e portato in processione nella basilica di San Pietro durante le cerimonie da lui presiedute, nonostante Dio abbia dichiarato che Lui solo è Dio e che non dobbiamo trasformare in idoli nulla di ciò che è nei cieli e sulla terra (Esodo 20:2-5).
Caratteristica comune di alcuni di questi pasticci è la mancanza di misericordia nei confronti di coloro che, si presume, con queste dichiarazioni e con questi atti si vorrebbe aiutare. In realtà in questo modo i peccatori sono mantenuti nel loro peccato, e ci si rifiuta di chiamarli al pentimento e alla redenzione. Queste pratiche, lungi dall’amare il peccatore, gli impediscono di ricevere la grazia salvifica e gli chiudono la porta del paradiso, lasciandolo nelle tenebre spirituali mentre inciampa sull’orlo dell’abisso per esserne inghiottito. Tutto ciò è il contrario di una vera pastorale. È il contrario della vera misericordia.
Di fronte a tutti questi pasticci, caratterizzati da un allontanamento dall’insegnamento e dalla morale cattolica, una tendenza allarmante che ho notato tra i cattolici scandalizzati è quella di cadere preda dell’idea spiritualmente cancerogena che Francesco non sia in qualche modo il papa, che sia un usurpatore nel migliore dei casi e un impostore nel peggiore.
Alcuni hanno addirittura invitato i cattolici a “separarsi” da Francesco per rimanere “in comunione” con la Chiesa. Queste fonti pretendono di difendere accuratamente il cattolicesimo, mentre propongono idee che sono, in sostanza, anticattoliche perché attaccano l’ufficio pastorale di Pietro – la roccia – che è stato istituito da Cristo come fondamento stesso della Chiesa cattolica. Ho visto in prima persona il grave danno spirituale causato in coloro che aderiscono a queste idee, con il risultato che alcuni di loro si sono separati dalla Chiesa cattolica e hanno perso la fede.
Oggi sono molte le persone guidate da coloro che dando voce a questa idea conducono allo scisma: abbandonano la loro Madre ferita, la Chiesa, che è stata oltraggiata ed è sanguinante e spezzata, e cercano una Chiesa alternativa creata a loro piacimento, una falsa chiesa di origine umana. L’ingegno diabolico di Satana consiste nell’essere riuscito ad allontanare le anime dall’attuale Chiesa fondata da Cristo, tentandole con visioni distorte della Chiesa di centinaia di anni fa, quando, secondo questa visione, tutto era “migliore” e non c’erano “problemi”.
Solo il Serpente poteva essere così sottile da trasformare la tradizione in un’ideologia – il tradizionalismo che ha la meglio su tutto il resto – e usarla per condurre tanti cattolici ben intenzionati, ma inconsapevoli, fuori dal seno della Chiesa. Satana aveva già fatto qualcosa di simile con le Scritture, trasformandole in un’ideologia – sola scriptura– mediante la quale innumerevoli cattolici sono stati trascinati nelle tenebre quando hanno lasciato il seno della Santa Madre Chiesa.
Le voci di cui parlavamo mettono in dubbio la validità dell’elezione di Francesco, sostenendo che è stata truccata da una mafia di cardinali. Oppure sottolineano gli errori nei suoi documenti e nelle sue dichiarazioni per arrivare a dire che, commettendoli, il papa si è in qualche modo spogliato della sua autorità di stare sulla cattedra di Pietro.
Ora, sebbene papa Francesco possa essere un cattivo papa, non è certo un usurpatore o un impostore. Un usurpatore è definito come qualcuno che prende una posizione di potere o di importanza illegalmente o con la forza. Un impostore è qualcuno che finge di essere qualcun altro per ingannare.
Il fatto è che papa Francesco è stato validamente eletto il 13 marzo 2013, dopo le dimissioni di papa Benedetto. Come lo sappiamo? Perché nessun cardinale che ha eletto Jorge Bergoglio, che avrebbe poi preso il nome di Francesco, ha mai contestato i risultati dell’elezione. Neanche uno. Tutti gli argomenti a favore di un’elezione non valida si scontrano con questo solido muro di mattoni: non c’è un solo cardinale che sostenga questa tesi.
Sono soltanto i cardinali, i principi della Chiesa, gli unici ad avere il potere e la possibilità di contestare i risultati di un’elezione papale. Anche Benedetto, quando era ancora in vita, ha certamente riconosciuto in alcune occasioni che Francesco è, di fatto, il papa valido. Tra tutti, sarebbe stato il primo a gridare allo scandalo se l’elezione non fosse stata valida.
Il fatto è che se Francesco non fosse in qualche modo il papa, questa circostanza da sola creerebbe molti più problemi di quanti ne risolverebbe, poiché significherebbe che il papato è fallito, che non c’è un vicario di Cristo sulla terra e che la promessa di Cristo di far prevalere la Chiesa, la sua guida e la sua dottrina fino alla fine dei tempi è stata infranta. Nessuno che si definisca cattolico può avere questa idea. La Chiesa è indefettibile per grazia di Dio; Satana non potrà mai prevalere contro di lei (Matteo 16:18).
Inoltre, sebbene da alcuni cattolici di spicco all’inizio del pontificato di Francesco sia stata ventilata l’idea che egli abbia cessato di essere papa dal momento in cui ha pronunciato questo o quell’altro falso insegnamento, resta il problema che non c’è nessuno al di sopra del papa che possa procedere ufficialmente con questa dichiarazione rendendola vincolante. Nessuno su questa terra è al di sopra del papa e nessuno può rimuoverlo dal suo ufficio. Solo Dio ha il potere di farlo, di solito attraverso la morte. Il papa, naturalmente, potrebbe dimettersi di sua iniziativa, cosa che Francesco però non sembra intenzionato a fare.
Ciò significa che i cattolici, volenti o nolenti, sono bloccati in questa situazione, con Francesco come papa valido. Rimane però la domanda: come rimanere fedeli alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica guidata da papa Francesco mentre si avvicina la fine di questo pontificato disastroso? Come rimanere fedeli quando il nostro leader spirituale potrebbe esercitare la sua leadership in modo analogo a san Pietro, il primo papa, che tradì Cristo nel momento più importante quando disse: “Non conosco quell’uomo”, e non una, ma ben tre volte? Sì, la nostra Chiesa ha avuto una lunga storia di papi che hanno tradito Cristo, a partire dal primo e senza sosta.
Prima di tutto, i cattolici devono stare con il papa per rimanere nel seno della Chiesa. I cattolici non possono mai separarsi dal papa e rimanere in qualche modo fedeli a Cristo e uniti alla sua Chiesa. Sant’Ambrogio di Milano, dottore della Chiesa del IV secolo, che fu determinante per la conversione di sant’Agostino, enunciò questo principio spirituale quando disse: “Dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa”. Uno dei modi più sicuri per sapere che si rimane uniti alla Chiesa è perché si è uniti al capo visibile della Chiesa, il papa.
Qualcuno vuole sapere dove si trova la Chiesa fondata da Cristo? Trovate Pietro e troverete la Chiesa. Viceversa, se si lascia Pietro, si lascia la Chiesa. E lasciare la Chiesa mette certamente a rischio la propria salvezza. Così come nessuno si è salvato al di fuori dell’arca al tempo di Noè, chi lascia la barca di Pietro, la Chiesa, si mette in grave pericolo.
La Chiesa è di Cristo. L’ha fatta nascere dal suo costato con sangue e acqua quando, sulla croce, è stato trafitto da una lancia. La Chiesa è la sua sposa, ed egli salverà la sua sposa. I cattolici ben intenzionati devono rendersi conto che non è compito loro salvare la Chiesa. Gesù è il Salvatore! Gesù è certamente colui che sosterrà la sua Chiesa, perché è già morto per lei e così l’ha purificata. Spetta a Gesù, a suo tempo, salvare la sua Chiesa – la barca di Pietro – dall’essere sommersa dalle ondate di eresia, abusi, insabbiamenti e ipocrisia che minacciano di affondarla. I discepoli andarono a svegliarlo dicendo: “Signore, salvaci! Stiamo per affogare!” (Matteo 8:25). Anche noi dobbiamo continuare a supplicare Gesù: “Signore, salva la tua Chiesa!”.
Ora, come possono i cattolici che amano la Chiesa, e la vedono seguire il suo Signore nella crocifissione, tenere nel cuore un papa come Francesco?
Credo che, nel loro rapporto con papa Francesco, i cattolici che desiderano rimanere in comunione con la Chiesa debbano assumere la posizione di Davide nei confronti del cattivo re Saul.
Davide, da giovane, fu unto dal profeta Samuele perché fosse il prossimo re di Israele (Samuele 1:16) dopo che lo spirito di Dio si era ritirato da Saul a causa del male commesso dal re. Saul era diventato un re piuttosto disastroso e stava combinando un sacco di guai. Era persino tormentato da uno spirito maligno che nella sua vita aveva sostituito lo spirito di Dio.
Quando Saul si rese conto che Davide aveva ottenuto il plauso del popolo e sarebbe stato acclamato come prossimo re al posto di uno dei suoi figli, tentò di uccidere Davide in numerose occasioni. Per salvarsi, Davide dovette fuggire. I compagni di Davide cercarono di convincere il giovane guerriero a uccidere Saul e a liberarsi di questo cattivo re per entrare, per mano sua, nella regalità per la quale Davide era stato unto dal profeta di Dio. Ma anche quando aveva il re in suo potere nella grotta, o quando lo trovò mal sorvegliato mentre dormiva in un accampamento, Davide rifiutò sempre dicendo che non avrebbe alzato la mano contro l’unto del Signore, perché nessuno poteva compiere un’azione simile e pretendere di essere senza colpa.
Davide stava operando in base al principio che Saul, mentre era ancora in vita, era l’unto del Signore, anche se Saul era un cattivo re che stava combinando un disastro. Davide capì che nessun uomo aveva l’autorità di rimuovere l’unto del Signore dall’ufficio a cui Dio lo aveva nominato. Davide confidava nel fatto che Dio avrebbe trattato con Saul a modo suo e nei tempi di Dio.
Quando Saul fu sconfitto in battaglia e vide i suoi figli uccisi davanti ai suoi occhi, si disperò e chiese a un giovane dell’accampamento di ucciderlo, cosa che il giovane fece. Quando il giovane lo raccontò a Davide, Davide si stracciò le vesti e pianse prima di giustiziare l’uomo per aver ucciso il re. Prima dell’esecuzione, Davide chiese al giovane: “Come mai non hai avuto paura di stendere la tua mano per distruggere l’unto del Signore?”.
Quando si tratta di papa Francesco, il nostro sentimento dovrebbe essere lo stesso di Davide. Coloro che promuovono l’idea che Francesco non sia il papa, che sia un usurpatore o un impostore, credo stiano alzando la mano contro “l’unto del Signore”. Un percorso migliore è quello di seguire l’esempio di quei principi della Chiesa che sono impegnati in campagne di preghiera per la purificazione della Chiesa.
La Scrittura indica comunque un percorso per opporsi “in faccia” a un papa che sbaglia, pur rispettando il suo ufficio (Galati 2:11). Davide ha certamente resistito a Saul rispettando il suo ufficio. In ultima analisi, i cattolici devono rispettare il fatto che Francesco sia papa e lasciare che il Signore lo sostituisca quando il buon Dio lo riterrà opportuno.
Per ragioni che al momento possono essere imperscrutabili, Dio ha permesso a Francesco di diventare capo della sua Chiesa per i disegni e gli scopi di Dio stesso. Ciò che è chiaro è che sotto il pontificato di Francesco la palude che esiste nella Chiesa e tutti i mostri che la abitano si sono manifestati sfacciatamente. Sono stati incoraggiati da Francesco a rivelarsi, senza più nascondersi nelle acque torbide per trascinare le anime ignare. Ciò significa che un futuro papa, chiamato da Dio a ripulire la situazione, saprà esattamente chi sono i nemici all’interno della Chiesa, il che renderà più facile il suo compito nell’affrontarli. In altre parole, Dio potrebbe aver permesso a Francesco di fare disastri per aiutare la futura purificazione della Chiesa.
Un altro aspetto positivo del pontificato di Francesco è che il suo disordine ha costretto i cattolici che vogliono essere fedeli a Cristo e alla Chiesa a scoprire da soli cosa insegna effettivamente la Chiesa praticamente su ogni argomento. Il disastro di Francesco ha avuto l’effetto di risvegliare i cattolici comuni dal loro torpore come nessun altro papa è stato in grado di fare. Questo può solo portare a una Chiesa più forte e più fedele nel tempo.
Nel 2021, ho avuto uno scambio di e-mail con il vescovo Athanasius Schneider su questa tendenza angosciante dei cattolici ad abbandonare il papa. Egli mi disse che i cattolici “non devono lasciarsi fuorviare da sofistici argomenti canonici sulla presunta invalidità del pontificato di papa Francesco”.
“Lo scismatico – aggiunse – è colui che rifiuta il papa in quanto papa, cioè il papato, o che rifiuta la validità del papa attuale, o che stabilisce una propria chiesa parallela senza alcuna unione canonica con il papa”. Schneider mi ricordò che i cattolici “devono essere sobri e avere una visione soprannaturale e una grande fiducia nella Provvidenza di Dio e nel suo potente intervento anche in questo disastroso pontificato”.
Sì, aumentare la nostra fiducia in Dio è il modo per rimanere fedeli in questi tempi confusi. “Confidate nel Signore con tutto il cuore e non affidatevi al vostro intuito. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli raddrizzerà i tuoi sentieri” (Proverbi 3, 5-6). O, come scrisse santa Faustina Kowalska nel suo diario, “quanto più grande è l’oscurità, tanto più completa deve essere la nostra fiducia” (par. 357). Nel frattempo, mentre aspettiamo che il Signore Gesù salvi la sua Chiesa e si occupi del disordine a modo suo, al momento opportuno, è utile anche un santo consiglio tratto dal libro delle Lamentazioni: “È bene che si attenda in silenzio la salvezza del Signore” (3,26).
Fonte: crisismagazine.com