di Pasquale Colucci
Caro Valli,
vorrei condividere con lei e i lettori del suo blog quanto accaduto al coetus fidelium di Napoli nei giorni passati.
Innanzitutto una premessa: nella città metropolitana di Napoli, con circa un milione di abitanti, i centri di messa tradizionale sono molto pochi: la chiesa di Santa Maria del Rosario alle Pigne (detta “del Rosariello”) a cura dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote; la chiesa di San Paolo maggiore -santuario di San Gaetano a cura dei padri teatini, dove è operativo il coetus fidelium San Gaetano e Sant’Andrea Avellino di Napoli. È inoltre presente la Fraternità San Pio X che purtroppo non ha una chiesa dove celebrare e utilizza un edificio adattato a cappella.
Il 10 di maggio 2024 viene notificato al coetus, da parte del padre Carmine Mazza, superiore della Casa religiosa dei Padri Teatini di Napoli, un decreto dell’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia (datato 18 aprile 2024 ma reso noto quasi un mese dopo), con il quale si sopprime de facto la messa domenicale nella basilica di San Paolo Maggiore – santuario di San Gaetano, stabilendo che gli unici luoghi deputati ad accogliere le celebrazioni con il Messale antico siano la chiesa del Rosariello alle Pigne, affidata all’ICRSS, e quella di San Giacomo degli Spagnoli (dove però non risulta che al momento si celebri la messa tradizionale).
Tengo a render noto che l’attività del coetus di Napoli (di cui la santa messa cantata domenicale è il fulcro ma ci sono all’attivo numerose iniziative come presentazioni di libri e conferenze a tema religioso) ufficialmente inizia nel 2013, ma ufficiosamente da prima ancora, mentre l’ICRSS, l’altra realtà tradizionale, mette piede in città solo dal 2016.
Ciò che rattrista molto è vedere tanta solerzia e puntiglio per rendere la vita difficile ai poveri fedeli della tradizione e, cosa ancora più amareggiante, che sia la gerarchia stessa a farsi promotrice di tale persecuzione.
Come semplici fedeli abbiamo pochi strumenti per farci valere: la preghiera, innanzitutto, per chiedere le grazie necessarie e per ricordarci che la nostra azione è per la maggior gloria di Dio e per essere preparati ad accettare la Sua volontà, qualunque essa sia; poi la richiesta all’arcivescovo di ritornare sui suoi passi e revocare questo decreto, vergognoso sia nella sostanza sia nei modi in cui è stato reso pubblico.
A tal fine, desidero chiedere, a chiunque lo desideri, di scrivere formale lettera di protesta all’arcivescovo di Napoli a mezzo e-mail al seguente indirizzo:
segreteriaarcivescovo@chiesadinapoli.it.
Siamo tanti noi fedeli legati alla tradizione, e questa semplice azione darà voce e corpo a coloro che la gerarchia rifiuta di vedere e considerare. Anche se l’arcivescovo si mostrerà sordo e cieco, almeno noi non saremo stati con le mani in mano.
Grazie caro Valli per lo spazio che sono sicuro ci concederà. Ne approfitto per ringraziarla per il lavoro che svolge col suo blog.
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Nell’immagine il decreto dell’arcivescovo di Napoli