Riprendiamoci l’arcobaleno (e il mese di giugno)

Il mese di giugno è ormai noto in tutto il mondo come quello dell’orgoglio LGBT (il Pride Month). L’idea di farne il mese dell’orgoglio omosessuale nacque in seguito a una rivolta avvenuta nel giugno del 1969 a New York, in un locale chiamato Stonewall Inn, al Greenwich Village, e sfociata in una serie di scontri fra gruppi di omosessuali e polizia. Simbolo dei moti di Stonewall divenne una donna transessuale che diede il via alla protesta gettando una bottiglia contro un poliziotto.

La bandiera arcobaleno nacque più tardi, sul finire degli anni Settanta, a opera di un artista e attivista gay californiano, Gilbert Baker, che ricette l’incarico di creare un simbolo dell’orgoglio omosessuale da Harvey Milk, primo uomo apertamente gay a essere eletto a una carica pubblica in California.

L’arcobaleno gay si è imposto universalmente e rapidamente come simbolo significativo ed efficace, fino a far dimenticare del tutto le sue origini bibliche.

Il brano biblico più celebre in cui compare l’arcobaleno è il capitolo 9 del libro della Genesi, a conclusione della narrazione del diluvio, quando Dio stipula la sua alleanza con Noè e i suoi discendenti: «Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra» (Gen 9,11). E il segno dell’alleanza è appunto l’«arco sulle nubi», ovvero l’arcobaleno.

Gli studiosi ritengono che l’arcobaleno inteso come segno dell’alleanza riprenda tradizioni e racconti precedenti. L’immagine dell’arco (in ebraico qešet) potrebbe derivare da quella dell’arma divina, deposta da Dio per non essere più impugnata. Oppure l’arcobaleno potrebbe essere stato scelto semplicemente perché anticamente era considerato il segno dell’intervento divino dopo la pioggia e il maltempo.

Quando guardiamo l’arcobaleno, noi credenti dovremmo sempre pensare al bellissimo passo biblico: «Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L’arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra».

Dio sa che l’uomo, la sua creatura, ha bisogno di segni, e sceglie l’arcobaleno per la sua bellezza e la meraviglia che è sempre in grado di suscitare. Così Dio ci ricorda che il patto di alleanza è sempre vivo e anche che la vita sulla terra non può essere pensata senza fare riferimento alla volontà divina. Dio padre da un lato ci rassicura e dall’altro ci mette in guardia dal rompere il patto e dal crearci idoli. Solo lui è il signore e il custode della vita. Se l’uomo pretende di fare da solo la tempesta non si placa e le sue conseguenze diventano disastrose.

Molti altri sarebbero i passi da citare a proposito dell’arcobaleno, anche in relazione al libro dell’Apocalisse: «E vidi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube; l’arcobaleno era sul suo capo e il suo volto era come il sole e le sue gambe come colonne di fuoco» (Ap 10,1). La sostanza è che l’arco multicolore che appare nel cielo ci rimanda a Dio padre, questo Dio che dona la vita e si prende cura delle sue creature senza mai abbandonarle.

Il che ci porta a considerare l’intimo legale tra l’arcobaleno biblico e il mese di giugno tradizionalmente dedicato al Sacro Cuore di Gesù.

Insomma, l’avete capito: sta a noi fedeli riprenderci l’arcobaleno. E il mese di giugno.

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