Il papa, il chiacchiericcio, la corruzione
Sappiamo che papa Bergoglio è fissato con l’idea del chiacchiericcio. Ogni volta che incontra preti e suore tira fuori questo concetto. Lo ha fatto un’infinità di volte e, puntualmente, lo ha rifatto nella casa delle suore Pie Discepole del Divin Maestro [qui], dove mercoledì ha incontrato settantadue sacerdoti della diocesi di Roma (ne erano stati invitati più di centocinquanta) ordinati negli ultimi dieci anni. Non è difficile immaginare i molteplici problemi di questi sacerdoti in una metropoli come Roma. Eppure il papa, loro padre e pastore, non ha trovato niente di meglio che metterli in guardia contro il chiacchiericcio, avvertimento che nasce da una sua ossessione.
In questo caso ha aggiunto che “il chiacchiericcio è una cosa da donne”, concetto che non meriterebbe nemmeno di essere preso in considerazione se non fosse stato espresso, appunto, dal papa di fronte a una platea di sacerdoti.
Dopo la “frociaggine”, ecco un’altra intemerata. Destinatari della prima sono stati i vescovi italiani, della seconda i preti di Roma. Non è un caso. E non si tratta solo di tristi manifestazioni di una senilità galoppante. Bergoglio sa sempre quel che dice, perché lo dice e a chi lo dice. E in queste due occasioni, utilizzando quel linguaggio, ha voluto manifestare tutto il disprezzo che ha per l’episcopato italiano e per il clero di Roma (il quale, sapendolo, ha quasi disertato l’appuntamento).
Ma poi Bergoglio ha detto un’altra cosa: “Quelli che ci sono nella diocesi sono problemi di corruzione, parlo chiaro. Problemi di corruzione. Io cerco con i vescovi ausiliari di mettere soluzioni a questo, risolvere. Settimana scorsa ho ricevuto una informazione: questo è problematico, questo è problematico”.
L’accusa è grave. E a questo punto il papa, vescovo della diocesi di Roma, dovrebbe precisare. A che cosa si riferisce? Di quale corruzione sta parlando? Da parte di chi? In quali circostanze? Immaginiamo l’effetto di queste parole sui preti ai quali si stava rivolgendo. Già la vita dei sacerdoti non è facile, ed ecco che il papa lancia insinuazioni sulla “corruzione” in diocesi. Con quale spirito quei preti saranno tornai alle loro parrocchie e alla loro missione? E quando il papa parla così, in modo indeterminato, che cosa fa se non chiacchiericcio?
Una volta occuparsi del papa e del Vaticano voleva dire, pur nella diversità di idee e posizioni, innalzarsi dal punto di vista intellettuale e spirituale. Ora vuol dire abbassarsi a livelli infimi, in un mare di trivialità, meschinità e squallore.